Tra Demoni e Angeli – Sara Coccimiglio

SINTESI DEL LIBRO:
La voce del banditore d'asta risuona con la stessa violenza di un
colpo di pistola esploso in una stanza vuota.
Due braccia mi tirano in piedi, costringendomi ad abbandonare la
posa rannicchiata assunta nel momento esatto in cui sono stato
gettato sul pavimento di cemento. Le ginocchia scorticate
protestano, mentre una gocciolina di sangue disegna un sottile
percorso lungo la pelle della mia gamba, arrivando alla caviglia
prima di fermarsi.
Non ho capito quello che è successo dopo essere stato
spintonato malamente, perché ho chiuso gli occhi per non vedere
niente, ma non sono riuscito a chiudere fuori gli odori che mi
circondavano – e mi circondano tutt'ora – e che hanno rischiato di
soffocarmi. Ci sono così tanti Alfa intorno a me da provocarmi la
nausea; sono costretto a deglutire con forza per rimandare indietro i
conati di vomito che mi squassano nel sentire la lussuria e la
violenza in mezzo a tutte le essenze che riempiono l'aria satura di
desiderio.
Ricordo di aver provato a riaprire gli occhi, in mezzo a quella
follia, ma un faro era puntato nella mia direzione e mi impediva di
vedere quello che mi accadeva intorno. Privato della vista, e ancora
rannicchiato sul pavimento alla stregua di un animale pronto per
essere macellato, sono state le grida e i ruggiti della folla a farmi
capire quello che stava accadendo: ero a un'asta e stavo per essere
venduto.
Di nuovo.
Così come di nuovo era la mia natura che stava decidendo al
posto della mia volontà in che direzione dovesse andare la mia vita.
Muovo qualche passo incerto nella direzione in cui mi stanno
spintonando, dopodiché una stretta mi afferra il mento, facendomi
sobbalzare. Sembra una mano, ma non sono dita calde a toccare il
mio viso bensì quello che pare un guanto, anche se non ne
riconosco il tessuto.
Una voce, profonda e decisa, mi raggiunge un secondo dopo:
«Non mi avevi detto che era così bello, Charles.»
Il mio volto viene sollevato lentamente e trovo il coraggio di
riaprire gli occhi, rendendomi conto che la luce accecante è sparita e
posso finalmente vedere quello che mi trovo davanti.
C'è un uomo in piedi di fronte a me. Ha i capelli castani venati
d'argento e lievi rughe d'espressione ai lati degli occhi, scuri e
penetranti, nonostante non dimostri neanche quarant'anni. Mi supera
di tutta la testa e il viso ha tratti forti e regolari che ben si
accompagnano al corpo muscoloso. Il suo odore deciso di Alfa mi
aggredisce all'istante le narici, facendomi piegare le gambe: in
ginocchio, dovrei stare in ginocchio.
L'Alfa mi trattiene in piedi appena provo a piegarmi. «Non così in
fretta, Omega. Fatti guardare bene.»
Il suo sguardo mi percorre il corpo intero, e la mia pelle nuda,
coperta solo dal collare che mi circonda la gola, freme come se mi
stesse accarezzando con le mani invece che con gli occhi. Non
sembra crudele, né eccitato, solo curioso di valutare ciò che ha
appena acquistato.
«Quanti anni hai?» chiede, dopo quella che mi pare un'eternità,
senza smettere di scrutarmi.
«Ve-ventitré.» Non riesco a non balbettare un po'.
Le sue dita mi piegano il viso prima a destra e poi a sinistra per
osservarmi da ogni angolo; col pollice sfiora la quasi invisibile
cicatrice che mi solca il mento, unico ricordo di una brutta caduta
avvenuta quando avevo solo cinque anni, ma per il resto si limita a
guardarmi.
«Sembri più giovane» commenta, alla fine dell'analisi.
Tre singole parole che non so come interpretare.
Una condanna a morte?
Una benedizione?
Mi lascia andare di colpo e fa un gesto brusco con la mano,
come per chiamare in avanti qualcuno che si trova alle sue spalle.
Capisco che ha fatto esattamente questo quando appare un uomo
addirittura più alto di lui. Indossa un completo scuro e i capelli chiari
sono tirati indietro per scoprire la fronte e il viso dai tratti affilati.
Avanza, ma rimane comunque un passo dietro l'Alfa che mi teneva il
viso poco fa, dicendomi chiaro e tondo quale sia la gerarchia tra i
due, nonostante sia anch'egli un Alfa.
«Cosa ne pensi di questo giovane Omega, Ryder?» gli chiede
l'uomo che a quanto pare mi ha comprato.
L'altro mi osserva per un secondo, stringendo lievemente gli
occhi chiarissimi come se il mio aspetto in qualche modo lo
sorprendesse. «Ha delle caratteristiche che vi soddisfano, o non lo
avreste comprato.»
Lo sguardo scuro del mio nuovo proprietario pare adombrarsi
ancora di più nell'udire la sua risposta. «Ti ho chiesto cosa ne pensi
di lui, non di me.»
Un sospiro quasi impercettibile anticipa la risposta dell'Alfa
biondo. «È molto bello.»
«Lo monteresti?»
Ryder si irrigidisce appena ma non distoglie gli occhi dai miei.
«Sì, Padrone.»
Qualcosa dentro di me si rivolta nel sentire la domanda.
Montare?
Mi vogliono montare qui, davanti a tutte queste persone?
Anche se so benissimo che non devo ribellarmi, non riesco ad
impedire al mio corpo di muoversi da solo, arretrando di un paio di
passi come se volessi fuggire. Una fuga che ha vita breve quanto un
battito di ciglia. Quasi subito, infatti, le mie membra tremanti e
sconnesse sbattono contro un corpo solido che distrugge ogni mio
disperato tentativo di allontanarmi. L'odore dell'Alfa che poco fa mi
ha sollevato bruscamente dal pavimento mi colpisce le narici; la
risata profonda che fa sobbalzare il petto massiccio a cui sono
poggiato mi fa tremare dalla testa ai piedi.
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