Torino obiettivo finale – Un’indagine di Crema e Bernardini – Rocco Ballacchino

SINTESI DEL LIBRO:
Camminare almeno quaranta minuti al giorno.
Era l’obiettivo che si era imposto il commissario Sergio Crema dopo che,
qualche giorno prima, aveva trovato il coraggio necessario per salire su quella
maledetta bilancia che per troppo tempo aveva colpevolmente ignorato.
Lo aveva fatto dopo aver faticato ad abbottonare un paio di jeans taglia 54
che aveva da sempre indossato senza troppe difficoltà.
Lo aveva fatto dopo che i suoi figli avevano iniziato a dargli apertamente
del “cicciobomba”, nonostante i rimproveri della signora Crema ignorati dai
due marmocchi.
Lo aveva fatto dopo aver trascorso una notte intera senza chiudere occhio in
seguito a una cena tra amici che si era trasformata in un’abominevole
mattanza di cibo.
Lo aveva fatto dopo che, quella stessa sera, la moglie l’aveva sorpreso
sofferente passeggiare per casa nel tentativo di favorire quella digestione che
non ne voleva sapere di progredire.
E così aveva finalmente affrontato quella prova.
Si era pesato una prima volta rimanendo freddato dall’esito di quel
responso.
Poi, non contento, aveva effettuato una seconda pesatura, dopo essersi
liberato degli slip e dell’orologio da polso, alleggerendosi della bellezza di un
paio di etti.
C’era un solo dato incontrovertibile che emergeva: aveva sfondato il muro
dei 100 chili e non gli era mai capitato in passato.
Troppo, davvero troppo, per non prendere provvedimenti.
Una dieta drastica e un incremento dell’attività fisica, erano quelli i due
pilastri su cui si sarebbe basata la sua rinascita.
Per quanto riguardava l’abbattimento del regime calorico che praticava
ormai da anni si era affidato a una giovane e inflessibile dietologa che aveva
trovato il pieno appoggio di sua moglie. Passare dal consumare almeno 2.500
calorie al giorno a poco più della metà non era proprio un gioco da ragazzi e
l’umore del commissario ne aveva risentito, nonostante i primi incoraggianti
risultati.
Essendo poi lui uno dei massimi esponenti mondiali dello sport visto dal
divano, sarebbe stato troppo chiedergli di sporcare la sua fedina atletica con
un’iscrizione in palestra o menate del genere.
In passato aveva provato a darci dentro con la cyclette mentre osservava il
Tour de France, ma alla prima salita era rimasto staccato di brutto e si era
ritirato... In cucina.
Decise perciò che una camminata mattutina, a passo spedito, dal quartiere
di Santa Rita, dove risiedeva, sino alla Questura in corso Vinzaglio sarebbe
stato il suo unico sacrificio possibile da quel punto di vista. Inutile promettere
mari e monti a sua moglie e alla dietologa. D’altronde camminando quaranta
minuti al giorno per una settimana si potevano bruciare sino a 1.300 calorie.
Su base annua sarebbero state 67.600 calorie che tradotto in soldoni fanno
233 hamburger o 254 pizze margherita.
L’aveva letto da qualche parte e gli era bastato...
Aveva perciò rinunciato ad accompagnare i bimbi a scuola, appioppando il
compito alla moglie che non si era tirata indietro per il bene di quel marito da
rimettere in sesto.
Il commissario stava riflettendo, anche quella mattina, su quanto tempo gli
sarebbe occorso per ritornare a uno stato di forma dignitoso quando una
figura nota entrò d’improvviso nel suo campo visivo.
Era, infatti, giunto quasi all’incrocio tra corso Vinzaglio e corso Matteotti
quando lo vide.
Mario Bernardini, il critico cinematografico con l’hobby
dell’investigazione, se ne stava lì, accanto a un’edicola e poco distante da una
delle panchine verdi che si trovavano su quel viale alberato.
Durante l’attraversamento del corso il commissario accelerò il passo e cercò
di non farsi notare da quel settantenne brizzolato che pareva assorto nella
lettura del quotidiano.
Speranza vana. Quando le distanze tra i due si accorciarono il critico
sollevò lo sguardo da quel mare di notizie poco rassicuranti e, spostandosi
lateralmente, chiuse ogni possibile via di fuga al poliziotto.
Non c’era più nulla da fare se non sparare e fuggire...
“Buongiorno commissario, tutto bene?”.
“Sì, stavo andando al lavoro e sono quasi in ritardo”.
Il commissario cercò in tal modo di mettere un ostacolo alla discussione
nascente. Non aveva tempo da perdere, ma soprattutto non voleva
confrontarsi con la pungente ironia dell’uomo con cui aveva condiviso
forzatamente alcune indagini in passato. Glielo suggeriva l’istinto e per lui
era una garanzia di affidabilità.
“Ma è venuto a piedi da casa?”, domandò il critico assumendo
un’espressione oscillante tra lo stupore e il divertimento.
“Cosa glielo fa supporre?”, controbatté Sergio anziché confessare
immediatamente.
“Non è facile sudare con questa temperatura novembrina. Mi sbaglio?”.
Era inutile fuggire, meglio arrendersi.
“Sì, diciamo che sto cercando di buttare giù qualche chiletto di troppo”.
“Avevo notato anche quello”.
“Sempre simpatico lei, Bernardini”, replicò il poliziotto mantenendo un
basso profilo anche se i suoi pensieri erano assai meno diplomatici.
D’altronde Sergio invidiava da sempre la forma fisica di quel settantenne
atletico e longilineo che da qualche mese aveva iniziato una relazione con
Sandra Viani, una splendida attrice che, dal punto di vista anagrafico, avrebbe
potuto tranquillamente essere non solo sua figlia, ma, in linea teorica, anche
sua nipote, la sua nipotina sexy.
“Comunque è da apprezzare il suo impegno nel farsela a piedi da casa. È
un’ottima idea”, il critico cercò di rimediare all’uscita precedente.
“Questo incontro è casuale, signor Bernardini?”.
Il commissario ruppe gli indugi. Tanto sapeva già come sarebbe andata a
finire. Meglio arrivare subito all’eventuale nocciolo della questione.
“No, non proprio”.
“Ecco...”.
“Ero passato a trovarla in ufficio, ma mi hanno detto che doveva ancora
arrivare. Allora ho deciso di fare un giro nelle vicinanze in attesa di tornare
all’assalto e il destino ha voluto che ci incontrassimo”.
“Di cosa voleva parlarmi?”.
“Preferisce accomodarsi?”, domandò il critico indicando la panchina.
“No, no, tanto ho pochissimo tempo”.
“Va bene, allora vado subito al dunque”.
“Bravo, l’ascolto”.
“Le vorrei parlare del caso Mercadante, ha presente?”.
“La stoppo subito. Non mi occupo io dell’omicidio di Carmen Mercadante
e poi mi sembra che sia tutto già piuttosto chiaro”, il commissario tirò un
sospiro di sollievo perché aveva trovato subito la scusa buona per non farsi
coinvolgere in quella conversazione.
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