Turno di notte – Lo strano caso del Fatebenesorelle – Giovanna Zucca

SINTESI DEL LIBRO:
Ancora nessuna traccia dell’infermiera scomparsa dal policlinico della
città. La donna risulta essere irreperibile dalle ore 21 di mercoledì 13
gennaio quando, finito il turno presso il blocco operatorio del Policlinico
Fatebenesorelle, ha fatto perdere tracce di sé.
Erminia Mangiagalli, ostinata a leggere senza gli occhiali, passò
direttamente alla firma del pezzo e constatò con fastidio che era del marito,
Felice Fugazzotto, il quale, dopo anni di cattedra al liceo classico, non aveva
ancora imparato a scrivere con una prosa accettabile. “Era meglio se
continuava a fare il professore di Lettere va...“, pensò. Erminia non aveva
avallato l’idea del marito di consacrare il suo tempo al giornalismo lasciando
il liceo, e soprattutto non sopportava lo stile di Felice, che ingenuamente
cercava di stimolare la curiosità dei suoi lettori lasciando in sospeso o
troncando di netto i suoi articoli. Con grande sforzo si alzò dal divano per
cercare gli occhiali, quando il suono del campanello la fece sobbalzare. Si
chiese per un istante se aprire o meno, ma poi decise che a quell’ora non
poteva essere che Anna Laura, e si avviò di malagrazia ad aprire la porta.
«Uè, ma non ti sei nemmeno pettinata oggi?», fu il saluto dell’amica.
«Buongiorno cara, grazie della visita», rispose Erminia conscia
dell’aspetto che doveva avere con la tuta di acetato, i capelli arruffati e i piedi
nudi.
«Cosa leggi?», chiese Anna Laura dando un’occhiata alla pagina di
cronaca del «Mattino di Padova», che l’altra teneva in mano.
«Niente, un articolo di Felice».
«Ah, e che dice?», fece Anna Laura sedendosi sul divano non senza prima
aver scostato con una smorfia di ribrezzo la coperta di pile che vi giaceva
abbandonata. «Ma questo straccio gira ancora per casa?», chiese prendendo
l’oggetto con due dita e lanciandolo sul tappeto.
«Sì, gira ancora per casa», rispose Erminia.
«Oggi non avevi lezione?», chiese Anna Laura accavallando le gambe e
mettendo in mostra le scarpe bicolore a mezzo tacco che la definivano
signora elegante e curata.
«No, oggi no, ancora non hai capito che il venerdì non ho lezione? E
invece tu dove stai andando tutta allisciata di prima mattina?».
«Di prima mattina? Sono le undici, carina. Io ho già fatto un salto in
studio, sono tornata e ora vado a pranzo dal generale».
«Mio Dio, ma perché non lo chiami marito, quel martire? Che problema
hai a dire m-i-o m-a-r-i-t-o?».
«Nessun problema carina, è solo che non voglio dirlo. Lui sta a casa sua,
io sto a casa mia e così ci ameremo per sempre. Mica voglio diventare come
te...».
E con un eloquente gesto portò l’attenzione di entrambe sull’aspetto di
Erminia che, alzatasi dal letto, non si era data la pena neppure di pettinarsi.
«Guarda qua», disse Erminia per fermare l’amica che sicuramente
avrebbe somministrato l’ennesimo pistolotto sulla cura di sé, come la
necessità di truccarsi e vestirsi di tutto punto anche per restare in casa.
«Embè, è scomparsa una dal policlinico... sai quante ne scompaiono di
donne...».
«Ma non sei curiosa?».
«No. Ho troppi pensieri per chiedermi perché la gente scompare. Sei tu la
paranoica che guarda Chi l’ha visto?, Quarto grado, Delitti e misteri. Sai,
dovresti indagare su questa morbosa mania che stai sviluppando per i casi di
cronaca. Non eri mica così una volta».
«Stai zitta va... io ho sempre avuto la passione per la cronaca, sei tu la
menefreghista. Tu pensi solo a te stessa».
«No carina, tu da quando hai scritto quel libro hai preso una china che mi
preoccupa. Ma ti pare normale che il venerdì non si possa fare nulla perché
c’è il pelato di Quarto grado e non te lo puoi perdere?».
«Senti, ma secondo te dov’è finita questa donna?».
«Chi? L’infermiera? E che ne so. Magari era stufa del marito ed è fuggita
ai tropici con l’amante. C’è sempre un amante in questi casi. Dai, vestiti che
usciamo».
«Ma non devi andare a pranzo da Achille?».
«Ho cambiato idea. Ho deciso che andremo a spasso io e te. Mi pare
evidente che tu abbia bisogno di distrarti».
«
E
d
o
v
e
a
n
d
i
a
m
o
?
». «A spasso, in giro,
a
v
e
d
e
r
e
c
h
i
h
a
l
a
t
e
s
t
a
p
i
ù
g
r
o
s
s
a... d
a
i
,
v
e
s
t
i
t
i
c
h
e
p
r
a
n
z
i
a
m
o
f
u
o
r
i
».
Il paradosso di Skolem o del bibliotecario
Questura di Padova
Venerdì 15 gennaio
«No, io non ce la posso fare. Espositooo?».
«Eh, son qua! Che c’è?».
L’ispettore Scornamiglio era di umore nero. Per ben due volte era stato
interrotto nell’attività che più lo faceva stare bene: il riordino dei raccoglitori
di rapporti.
«Io non ne posso più... c’è di nuovo il marito della scomparsa. È passato
già tre volte oggi e chiede di me! Di me, capito? Sempre di me».
«Ma chi? Il marito dell’infermiera del Fatebenesorelle?», chiese Luana
che aveva notato il collega Severini parlarne alle macchinette del caffè.
«Scornamiglio sta ’nguaiato», l’aveva sentito raccontare, ridendo. «Pozzo,
che stava alle denunce, ha mandato il marito della scomparsa da Scorna, e
adesso quello lo perseguita».
«Sì, proprio lui», le confermò Scornamiglio.
«Vabbè, dai, ci penso io», rispose l’ispettore Luana Esposito di
Capodichino, Napoli, in servizio a Padova.
Il giovedì mattina, l’infermiera non era rincasata dal lavoro, dopo il turno
pomeridiano terminato alle ventuno nel blocco operatorio del nosocomio. Da
quel momento non se n’era saputo più nulla. L’allarme era scattato solo nella
tarda mattinata successiva. La donna, strumentista in sala operatoria, per
quella notte era reperibile. Il marito aveva pensato che fosse stata trattenuta in
servizio, come successo altre volte, e, senza preoccupazioni di sorta, se n’era
andato a letto. Si era allarmato invece quando, terminata la reperibilità alle
sette dell’indomani, la moglie non era rincasata. Aveva chiamato in sala
operatoria e gli avevano detto che la donna era andata via dal blocco alle
ventuno, come al solito. Il coordinatore infermieristico aveva controllato le
timbrature e in effetti risultava che l’infermiera era uscita alle ore 21,04.
Durante la notte non c’erano state emergenze e quindi nessuno l’aveva
contattata. La collega strumentista, subentrata nel turno della notte, aveva
risposto alla chiamata del coordinatore, confermando che la scomparsa era
uscita puntuale dopo un veloce scambio di battute su come era andato il
pomeriggio. Non aveva notato in lei nulla di strano. Ma la macchina non si
era mossa dal parcheggio.
Il marito attribuiva grande importanza a questo particolare. La macchina
era al suo posto, dove l’aveva lasciata il mercoledì mattina, all’inizio del
turno. Luana Esposito cercò di rassicurare l’uomo: «Vorrei visionare l’auto di
sua moglie. Lei ha una copia delle chiavi?
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo