Sharon protegge -Il sesto episodio della saga più bella del giallo italiano – Ruco Magnoli

SINTESI DEL LIBRO:
Da una quindicina di giorni mi godo il rientro a casa!
Finite le feste a Merano il giorno dopo l’Epifania,
Carlotta e io abbiamo lasciato che tutta la banda tornasse
all’ovile, e ne abbiamo approfittato per un tour tra
prosciutti, vini e grappe, tra San Daniele e Sauris, per
rimettermi dalle mie esperienze di rapito, e per godermi
l’anima e il corpo di Carlotta! Mi ci voleva proprio!
Adesso sono in forze e con una voglia maledetta di
ricominciare a muovere le mani, di intraprendere, di
fare grandi cose!
Carlotta mi ha infine costretto al rientro, a causa dei
suoi impegni di lavoro: la Benemerita non si ferma mai;
ma abbiamo passato cinque giorni da soli, come due
fidanzatini di Peynet rivisti da Manara! E pure con bel
tempo, mentre la mamma e tutta la corte di cui l’ho
circondata continuava a lamentarsi del maltempo e della
pioggia.
Invece a me la pioggia piace. Il lago offre lo spettacolo
dell’acqua che scende come un velo sulla distesa
immobile che palpita lievemente. L’ideale, ascoltando
Pierre di Barbara. Non c’è niente di più rasserenante, se il
lago non tracima. È vero che se tracima incute un cupo
terrore. In questi giorni sta tracimando un poco.
È domenica ventisei gennaio. Dopo un buon sonno,
eccomi a mangiare i meravigliosi croissant procurati da
Takeshi (anche di domenica!), insieme a Stella, prima
dell’addestramento in palestra tra un’oretta, e la messa di
Murphy alle undici. Sì! Sto proprio bene, e mi sento
quasi felice!
Fuori, una sirena. Poi clacson e movimenti di mezzi
pesanti. Stella si alza, va verso la veranda e guarda fuori.
“C’è qualche problema sul lago” dice.
“Incidente?”
“Non so… forse, anche, ma sono passati mezzi della
protezione civile: forse è franato qualcosa…”
“Dove?” chiedo, mentre mi alzo per vedere di persona.
In effetti, un gran movimento di mezzi, lampeggianti
azzurri, tutti fermi a non più di duecento metri dalla
nostra darsena.
“Andiamo a vedere” dico “non vorrei che fosse
coinvolta qualche struttura che ci riguarda…”
Usciamo. A piedi arriviamo in un momento. In effetti,
il maltempo ha reso franoso il fondo della strada, e
sembra che un’auto parcheggiata a fianco del muricciolo
che delimita la carreggiata verso il lago abbia ricevuto il
colpo di grazia, scivolando insieme a larghi pezzi di
asfalto e notevoli porzioni del muro sulla spiaggetta
sottostante.
Mi avvicino a chi sembra coordinare i lavori e chiedo:
“Buongiorno, sono Lucrezio Fantasima, proprietario
della villa laggiù: che è successo?”.
Nonostante l’impegno, si ferma un istante, mi porge la
mano e dice: “Piacere, sono il capitano Ballini, Mario
Ballini, protezione civile. Niente di particolare: frana
della strada…”.
“L’auto?”
“Danni: era parcheggiata e non c’era dentro nessuno; il
problema è la stabilità della carreggiata. Lei è qui in
auto?”
“No, sono venuto dalla villa a piedi, per partecipare
alla protezione, se serve.”
Guarda la villa, come se dovesse valutare la distanza:
“Il volontariato è sempre ben accetto, ma questa volta
non serve. Piuttosto guardi, non per fare l’uccello del
malaugurio, ma qui temo che tutta la strada sia in
pessime condizioni: ha visto com’è venuto giù il
muretto!”.
“Quindi?”
“Per il momento transenniamo la zona, ma ci sono
danni anche nel muro di sostegno più vicino alla sua
villa: dobbiamo verificarne la stabilità.”
“E quindi?”
“Quindi, per il momento ci limitiamo a rilievi
fotografici, poi faremo verifiche statiche, ed
eventualmente demolizioni. Vede anche lei che ci sono
lesioni in vari punti… anche in quella parte che è stata
rinnovata di recente…”
“Rinnovata? Quando?”
“Se non lo sa lei che abita qui… ma credo pochi giorni
fa: il cemento non è ancora completamente idratato…”
Torno verso la villa per vedere, sporgendomi molto
dal parapetto: ha ragione. Ci sono screpolature in
corrispondenza delle armature arrugginite, ma ci sono
dei tratti riparati di fresco, visibilissimi per il colore più
chiaro.
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