Scarlett – Barbara Baraldi

SINTESI DEL LIBRO:
L'estate è volata via come Tina bellissima farfalla dalle ali variopinte.
Il tempo di posarsi sul fiore dei miei ricordi ed eccola volteggiare
lontana. Così è arrivato il fatidico primo giorno nella nuova scuola. Il
batticuore è costante, le motivazioni differenti. L'anno scorso si
trattava di frenesia; avrei ritrovato i miei compagni di classe, tra cui
Manuela, che aveva passato l'estate nella casa al mare, pronta a
sommergermi con i suoi racconti avvincenti e a tratti piccanti, e
Matteo, il mio migliore amico. O forse molto di più. Quest'anno,
invece, sono terrorizzata. Davanti a me c'è un foglio bianco, un nuovo
inizio tutto da scrivere. Mi lavo la faccia con il sapone liquido al
mirtillo e ritrovo allo specchio il mio volto stravolto da una notte
insonne. Stringo gli occhi e ricerco, nel repertorio di espressioni, una
faccia che esprima determinazione. Mi esce una smorfia buffa, così
afferro la spazzola e comincio a passarla energicamente sui capelli.
Affronterò a testa alta questo primo giorno cercando di tenere a bada
le paure e la malinconia che ogni tanto mi assalgono. Lontana da
Cremona, lontana dai miei vecchi professori che avevo imparato a
conoscere e non facevano più tanta paura, lontana dai consigli di
Manuela e dagli sguardi di Matteo, lontana da tutto quello che fino a
oggi ho considerato "casa".
Il trasloco è stato faticoso e improvviso. Un istante prima
fantasticavo sulle vacanze estive e gli sconvolgimenti degli ultimi
giorni di scuola. Un attimo dopo scoprivo che avrei dovuto affrontare
un trasferimento e tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate.
— Perché non me l'avete detto prima? Non potrò neppure
salutare i miei compagni di classe ... Faccio parte anch'io di questa
famiglia, se non ve ne siete accorti.
— Tesoro, cerca di essere comprensiva. Non te ne abbiamo
parlato per non turbarti. So quanto sei coscienziosa e non volevo che
questa notizia potesse interferire con il tuo rendimento, soprattutto
alla fine dell'anno scolastico. — Questa la risposta di Arrigo, mio
padre. Quando i miei mi fanno arrabbiare, comincio a chiamarli per
nome.
Ho cercato di spiegargli perché non potevo lasciare Cremona,
soprattutto in quel momento della mia vita. Pensavo a Matteo e a
quel bacio sussurrato nell'aula di Fisica poche ore prima. Ma la
decisione era già stata presa e dovevo farmene una ragione.
— I tuoi ex compagni di classe li potrai sentire ogni giorno, se
vorrai. Per telefono o via internet.
Ma che ne sa mio padre di internet?
— Scarlett, so che per te sarà dura ambientarti in una nuova città,
ma avrai occasione di conoscere nuovi amici — ha detto
guardandomi fisso con i suoi grandi occhi azzurri. Ho provato una
stretta allo stomaco che non saprei descrivere. Avrei voluto dire
quanto mi sentivo frustrata ma le parole non mi uscivano di bocca.
Parlare del mio stato d'animo mi risulta difficile quanto
esprimere i miei sentimenti. La collera, o l'emozione, prendono il
sopravvento e allora mi salgono i goccioloni agli occhi e basta
aggiungere una parola, una soltanto, e comincerò irrimediabilmente
a piangere. E piuttosto che scoppiare in lacrime, preferisco troncare
il discorso per chiudermi in un silenzio cocciuto.
— Scarlett, sbrigati o farai tardi! — Mamma dal piano di sotto mi
ridesta dal fiume dei ricordi. Sbuffo e lancio l'ennesima occhiata di
disapprovazione alla mia immagine nello specchio. Cosa c'è che non
va? Bionda, capelli lisci che scendono sotto le spalle. È vero, le punte
sono un po' spezzate. A volte sono fragili, i miei capelli. Mi sfioro il
neo sopra il labbro superiore. Un dono della mia nonna inglese.
Normale, sono troppo normale, è questo il problema. Forse
dovrei tingere i capelli che, quando sono di malumore, mi sembrano
più grigio topo che biondo cenere. Un bel rosso infuocato come la
tinta che ha sfoggiato Manuela l'anno scorso al rientro dalle vacanze.
Tutti l'ammiravano. Oppure potrei accorciarli in un taglio scalato e
tingerli di nero. Sicuramente i miei occhi azzurri risalterebbero di
più: sono grandi come quelli di mio padre, ma hanno sfumature
grigie e...
La porta della toilette si spalanca e Marco, il mio fratellino, entra
come una furia: — Ti muovi? Tanto resti sempre brutta! — cantilena.
Fa un passo verso di me, mi strappa dalla mano la spazzola e fa una
boccaccia prima di voltarsi e scappare via.
Vieni qui che ti sistemo! — grido e lo inseguo per le scale. Lui ride
e si infila in cucina. Prima di entrare rallento l'andatura e incrocio le
dita; spero che almeno oggi mia madre sia di buon umore. Sarebbe
un miracolo.
— Buongiorno — dico sforzandomi di sorridere. Ritrovo Marco al
suo posto, quello di fianco alla tv, ma della spazzola non c'è traccia.
La tiene senz'altro nascosta sotto il tavolo. Gli rivolgo un'occhiata di
sufficienza, che ricambia con una delle sue solite boccacce. La mia
sedia è quella di fronte alla finestra. Da lì posso vedere il mondo
fuori, osservare gli impercettibili movimenti di un grande albero
solitario, dalle fronde come braccia alzate al cielo in segno di resa.
Penso che mi assomigli.
— Come ti sei conciata? Credevo volessi fare colpo sui compagni
di classe ed essere presentabile almeno il primo giorno di scuola.
Non vedi che quella maglietta è scolorita? — Mamma è sbrigativa
come al solito. Non mi lascia neppure il tempo di controbattere e
aggiunge: — Devo decidermi a mettere le mani nel tuo guardaroba.
Non butteresti mai via niente, proprio come tua nonna. — Inutile
sottolineare che lei e nonna Evelyn, la madre di papà, non sono mai
andate d'accordo. Mia nonna vive di ricordi e ogni oggetto per lei ne
porta appresso uno.
— Questa maglietta la indossavo l'anno scorso il primo giorno di
scuola. Spero mi porti fortuna, tutto qui — farfuglio. Riempio la tazza
di latte e cereali e comincio a mangiare con appetito. — Comunque
sei tu che hai sbagliato lavaggio, con la tua mania di mettere tutto a
sessanta gradi.
— Non parlare con la bocca piena!
— E poi l'effetto vintage è di gran moda quest'anno. — Ora si
innervosisce...
— Fai un po' quello che ti pare, Scarle-tt. — Bingo! Quando perde
la pazienza mamma scandisce la doppia "t" alla fine del mio nome
come una minaccia: Scarle-tt. Io non potrei fare lo stesso: lei si
chiama Simona.
Mi piace il mio nome, anche se c'è voluto un po' per abituarmi.
Scarlett era il nome della mia bisnonna. Non l'ho mai conosciuta, ma
nonna Evelyn dice che era molto simile a me e che avrebbe tanto
desiderato una nipotina a cui raccontare episodi della sua lunga vita,
come fiabe in bianco e nero. Sono venuta al mondo qualche mese
dopo che lei si è spenta, una candela consumata da un'esistenza di
emozioni e amori tormentati. La immagino un po' come una dark
lady in pensione, coi suoi immancabili vestiti total black e le originali
velette sul viso che sfoggia nelle foto.
Naturalmente Simona si era opposta con tutte le forze al fatto che
io, cento per cento italiana, ereditassi un nome così esotico. Ma papà
è bravo nell'arte della persuasione. Conoscendolo, sono certa che le
avrà fatto notare che avremmo avuto la stessa iniziale. Comunque sia
andata, alla fine mamma ha accettato che la sua primogenita si
chiamasse come una star del cinema hollywoodiano.
— E papà? — chiedo per riempire il silenzio.
— È uscito un'ora fa. — Da quando ci siamo trasferiti a Siena papà
fa gli straordinari quasi tutti i giorni e a casa rientra a malapena per
dormire. Penso sia una cosa normale quando si comincia con un
nuovo lavoro, soprattutto per cariche di responsabilità. Così porto
pazienza anche se avrei bisogno di tranquillità, e con Simona che si
scalda per un nonnulla non è cosa facile.
La caratteristica di mia madre è senza dubbio la determinazione.
Che a volte diventa aggressività. Un metro e sessanta incoronati da
un caschetto di capelli dalla tinta variabile; parrucchiera da sempre,
un paio d'anni fa era finalmente riuscita ad aprire un salone tutto
suo, dimostrazione di una capacità organizzativa fuori dal comune.
Ci credo che l'abbia lasciato con dispiacere! Per lei trasferirsi a Siena
ha comportato rinunciare a ciò che aveva costruito con anni di
dedizione. Ora i suoi capelli sono color cioccolato, ma sono pronta a
scommettere che tra un paio di settimane tornerà a casa con un
nuovo colore, sicuramente più sgargiante. Mia madre ama i colori
vivaci e, nonostante le labbra sottili, non rinuncia mai a un filo di
rossetto rosso acceso.
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