Preziose Promesse – Cathy Maxwell

SINTESI DEL LIBRO:
Banchieri e ladri di cadaveri erano la stessa cosa, pensò cupa
Phadra Abbott.
In piedi accanto alla finestra dell’ufficio, si girò a guardare furiosa
Sir Cecil Evans, membro del Consiglio direttivo della Banca
d’Inghilterra.
Sir Cecil reagì come se il suo sguardo lo avesse scottato e lasciò
cadere sulla scrivania il tagliacarte con cui stava giocherellando
nervosamente da dieci minuti. Corrugò le sopracciglia cespugliose.
«Non è stata tutta colpa mia» borbottò. «C’entra anche vostro
padre.»
Phadra sbuffò senza fare commenti. Non si fidava della propria
voce. Ignorò lo sguardo preoccupato di Henny, la sua dama di
compagnia, voltò le spalle a tutti e guardò fuori della finestra senza
vedere nulla.
Due ore. Erano passate da due ore da quando Sir Cecil le aveva
annunciato la sua rovina finanziaria e il suo mondo costruito con
cura era crollato. Trasse un respiro profondo, cercando di
riprendersi. Non intendeva arrendersi. Non ancora.
Alla fine della sua confessione il banchiere aveva detto di sperare
che vi fosse una via di uscita dalla situazione difficile e intricata che
lui e suo padre avevano creato, come se non rischiasse anche lui di
finire in prigione per debiti.
Probabilmente non ci sarebbe andato, si disse Phadra. Sir Cecil
era ricco, mentre lei era finita in bancarotta e veniva ritenuta
responsabile dei debiti del padre e dei propri.
Maledizione, non aveva alcuna voglia di vedere com’era fatta una
prigione!
In quel momento qualcuno bussò con decisione alla porta,
rompendo il silenzio calato nella stanza.
«Avanti» rispose Sir Cecil con voce stridula. Si schiarì la gola e
ripeté l’invito in tono più fermo.
È più nervoso di me, pensò Phadra. Si rese conto di aver
conservato la speranza che fosse tutto un elaborato inganno e che
tornando a casa avrebbe trovato la sua vita intatta. Devo essere
forte. Devo essere coraggiosa, si ripeté. Poi si voltò per affrontare
l’uomo che secondo Sir Cecil poteva trovare una soluzione a quel
disastro. Era arrivato perfino a definire Grant Morgan la mente più
acuta d’Inghilterra.
Phadra si chiese perché mai quell’uomo lavorasse per Sir Cecil,
se era tanto intelligente, ma tenne a freno la lingua.
La porta si aprì. «Mr. Morgan, signore» annunciò un segretario
giovane e rispettoso.
«Bene!» esclamò Sir Cecil sollevato. Poi si alzò, fece il giro della
scrivania e andò incontro al visitatore. «Morgan, grazie di essere
venuto.»
Grant Morgan era senza alcun dubbio uno degli uomini più belli
che Phadra avesse mai visto. Aveva un profilo e un corpo degni di
una statua scolpita da Michelangelo. Incontrò Sir Cecil a metà strada
e gli strinse la mano. «Mi dispiace non essere potuto venire prima,
signore, ma ho dovuto finire una relazione sulla questione scozzese
che mi aveva chiesto Deveril.»
La sua voce bassa e profonda era piacevole, considerò Phadra
tra sé. Una voce perfetta per un attore.
Non erano solo l’aspetto e la voce a catturare l’attenzione di
Phadra, ma tutta la sua personalità. Cosa ci faceva un uomo così
giovane – non doveva avere più di trent’anni – e così bello, in una
noiosa banca?
Ignorando il sussurro ammirato di Henny, Phadra esaminò il
nuovo arrivato con il suo occhio da artista. Era attraente, certo, ma
aveva anche degli occhi da funzionario di banca, grigi e diretti,
capaci di vedere attraverso una persona. Inoltre non le piacevano il
taglio corto e tradizionale dei folti capelli scuri, e lo stile compassato
della giacca blu di ottimo taglio e dei pantaloni marrone chiaro.
Portava quei vestiti come se fossero un’uniforme.
Sir Cecil si girò verso di lei. «Lasciate che vi presenti Miss
Phadra Abbott, la figlia di Sir Julius Abbott.»
«L’esploratore?» chiese Mr. Morgan.
Phadra lo fissò, impressionata. «Avete sentito parlare di mio
padre?»
«Ho letto il suo libro. Certo, sono passati diversi anni.»
«Almeno dodici. È stato pubblicato l’ultima volta che ha vissuto in
Inghilterra... almeno a quanto ne so.» Phadra si sforzò di eliminare
l’amarezza dalla voce.
«Sir Julius ha un conto in questa banca» spiegò Sir Cecil.
«Ah, sì?» Morgan pareva sorpreso da quella notizia.
Sir Cecil distolse lo sguardo con aria imbarazzata. «È un conto di
cui mi occupo personalmente.»
Gli occhi grigi di Morgan si assottigliarono, come se avesse
percepito il senso nascosto di tale affermazione. Guardò Phadra e
poi Sir Cecil. «Capisco.»
Capiva davvero, il che fece infuriare ancora di più Phadra. Se
sapeva quanto era maldestro, sciocco e incompetente Sir Cecil –
come lei aveva appena scoperto – perché non si era mosso prima,
evitandole la rovina?
Interpretando correttamente lo sguardo rabbioso di Phadra, Sir
Cecil si affrettò a presentare Henny. «E questa è Mrs. Henrietta
Shaunessy, la dama di compagnia di Miss Abbott.»
Morgan prese la mano che lei gli offriva e si inchinò compito,
mentre Henny tubava con la sua voce di gola. «Vi prego, chiamatemi
Henny.»
Phadra le lanciò uno sguardo irritato. A volte il suo passato di
ballerina era un po’ troppo evidente, ma era la prima volta che la
cosa la metteva in imbarazzo. L’altra rispose con un sorriso
impertinente e sistemò sotto il cappellino un ricciolo tinto di rosso.
I suoi modi civettuoli non fecero colpo su Morgan. Lui le lasciò
andare la mano con un sorriso tirato e riportò l’attenzione su Sir
Cecil. «Avete bisogno della mia assistenza» affermò, confermando il
sospetto di Phadra: non era la prima volta che Sir Cecil Evans si
rivolgeva a lui in cerca di aiuto, era chiaro. Guardò fuori della
finestra, trattenendo a fatica un’aspra accusa.
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