Pagine che profumano di te – Alessandra Cigalino

SINTESI DEL LIBRO:
Qui sulla mia scrivania ho il suo ultimo libro. Lui è il più ricercato del
panorama editoriale attuale. Ma snobbato dalla casa editrice in cui lavoro.
Il motivo? Occorre chiederlo al mio capo che, nel suo catalogo, non ha
ancora inserito, alle soglie del 2020, i romanzi rosa. Per lui questi non sono
libri, solo ed esclusivamente fogli scritti che potrebbero essere risparmiati,
righe che non dicono nulla, in quanto seguono tutti gli stessi cliché,
troppo simili ormai a quelli del romanzo erotico.
Dovreste vederlo quando ci inoltriamo in questi discorsi (non spesso,
altrimenti dovremmo chiamare il 118, vista la vena del collo che si gonfia
all’inverosimile)!
Sebbene debba dargli ragione quando sostiene che i cliché dei
romanzi rosa si siano completamente disintegrati nell’ultimo decennio,
dato l’indirizzo prettamente erotico che hanno imboccato, non condivido
quando fa di tutta l’erba un fascio, soprattutto dal momento che non si
sforza di leggerne nemmeno uno.
Più volte ho cercato di mettergli sulla scrivania la copertina di almeno
uno dei libri di questo grande autore, ma lui non ne vuole sapere. Sfoglia
soltanto le prime due pagine per controllare la stampa, la rilegatura (e
chissà quale altro segreto), nulla di più.
Eppure, stiamo parlando di un ragazzo che, dopo aver passato diversi
mesi su un letto d’ospedale, ha sentito l’esigenza di mettere su carta la sua
anima. E che anima!
Ecco… già sento i brividi sulla schiena.
Sono sicura che, semmai un giorno dovessi avere l’onore di
incontrarlo, farei scena muta. Proprio io che sono addetta alle Pubbliche
Relazioni, oltre che alla correzione bozze e editing, non sarei in grado di
profferire la benché minima parola. Perché? Lo scoprirete solo leggendo i
suoi libri, credetemi. Vi entrano sotto pelle e non accennano ad
abbandonarvi più.
E io posso dire di avere una certa esperienza perché i romanzi sono
sempre stati miei fedeli compagni sin da bambina, quando mi sentivo
molto sola. Crescendo, ho spaziato tra i vari generi letterari, ma negli
ultimi tempi sto divorando i libri di questo scrittore in particolare, che
tratta storie d’amore con un garbo e una delicatezza tali da far
accapponare la pelle a ogni riga.
Il capo sta entrando in ufficio e devo mettermi al lavoro, perché il
tempo stringe per presentare le nuove pubblicazioni previste per San
Valentino. Gli avevo detto di programmare le uscite per la fine del mese,
dato che i generi da noi trattati sono saggistica, thriller e narrativa
contemporanea, quindi far uscire per la Festa degli Innamorati volumi
come Il saggio sulla vita e la morte e La vita è una visione cosmica… non è
a mio avviso una grande idea.
Ultimamente, a causa dei problemi con la moglie, sta dando troppo
retta a suo fratello, il socio più giovane, che ancora oggi non conosce la
differenza tra un libro e una scatola di sardine. E credo proprio che faccia
fatica pure a leggere gli ingredienti di una scatoletta di sardine! Purtroppo
sono loro a decidere.
La Astelli Editore è una casa editrice storica di medie dimensioni. Non
ha mai fatto scelte di mercato tali da poter incrementare la distribuzione e
migliorare la varietà del catalogo, ma, negli ultimi anni, Astelli Senior ha
azzeccato le mosse, anche seguendo alcuni consigli miei e del capo
redattore. Da quando però suo fratello è entrato operativo nell’attività (ed
è presente nell’ufficio a fianco), la situazione sta degenerando, e infatti il
capo redattore è stato licenziato…
Ora, però, mi devo sbrigare, altrimenti se non trovano le bozze pronte
sulle loro scrivanie entro i prossimi cinque minuti, gli Astelli Bros mi
mandano a fare volantinaggio in corso Buenos Aires. Non posso
permettermi di sgarrare. Ho realizzato il mio sogno di lavorare per una
casa editrice e poi, sinceramente, non posso saltare nemmeno una rata
dell’affitto del nuovo appartamento. Devo tener duro.
Ah, perdonatemi! Sono stata davvero maleducata. Non mi sono
ancora presentata. Se lo venisse a sapere mia madre… Be’, non so cosa
direbbe, dato che non ho mai avuto un vero rapporto con lei, che mi ha
lasciato quando avevo pochi anni. L’affetto e l’amore li ho conosciuti
soltanto grazie a mio padre e a mia nonna, volati in cielo ormai.
Comunque le ultime news danno Elena Rossi a Santo Domingo con il
suo nuovo fidanzato, ma ha comunque trovato il tempo di farsi sentire per
chiedere di riappropriarsi di ciò che le spetta del patrimonio di famiglia.
Già, lei ha delle pretese! Amore materno, eh? Presto dovrò rivelarle la
verità, ma ora non ho né voglia, né tempo per mettermi in guerra con lei.
Ah, l’ho fatto di nuovo. Io sono Candida Carlotta Romanoni. Per gli
amici – e per tutti – Candy (sì, esatto, come la protagonista del famoso
cartone animato, e come lei sono un po’ sbadatella). Vorrei far notare
quanto l’amore di mia madre si sia riversato su di me sin dal mio
concepimento. Si può chiamare la propria figlia con il nome di un
problema vaginale? Per fortuna, mio padre ha rimediato dandomi anche il
nome della bisnonna.
Dov’ero rimasta? Ah, sì, ho ventisette anni, vivo da sola in un
appartamento vicino alla stazione metro di Famagosta, a Milano, e non mi
manca nulla. Nemmeno il fidanzato o marito che non ho. Anche se non si
ha al proprio fianco un uomo, a ventisette anni, non significa che ci si
senta soli a tal punto da desiderare di incontrare la propria anima gemella
il prima possibile. Quindi, non mi manca nulla. Solo il lavoro, tra poco. Sì,
quello rischia di saltare se non mi sbrigo.
Dobbiamo anche prepararci per il convegno di sabato, nel quale
verranno premiati scrittori di vari generi e di diverse case editrici. Un
nostro autore si è aggiudicato il premio per il miglior saggio dell’anno. E
nella nota inviata dalla giuria la settimana scorsa era anche scritto: Inoltre,
viene lodata la procedura di editing che dona al romanzo eleganza stilistica,
sottolineando così ancor di più l’importanza del testo.
Leggendolo ho gongolato un poco, anche se sono la persona più umile
di questo mondo e di certo non mi permetto di bacchettare gli autori con i
quali sono molto disponibile e dei quali cerco di mantenere sempre lo
stile. Sono anche una lettrice, e so quanto le capacità di scrittura si
ritrovino nel minimo dettaglio di una frase. Un po’ come riesce a fare
Marcél Delani.
Ah, lo so, sono monotematica in questo periodo. Ma che ci posso fare
se lo adoro? E solo il pensiero che ci possa essere anche lui sabato alla
premiazione mi fa salire la febbre!
2
Marcél
«Pronto, Cate, come stai?» Sorrido, immaginando la sua espressione
preoccupata dall’altra parte della cornetta.
«Ehi! Non mi hai più richiamata ieri sera! Dovevi dirmi come
strutturavi la parte iniziale del romanzo…»
Ah, è letteralmente terrorizzata. Sento la sua agitazione anche solo da
una minima consonante.
«Perdonami, ma mi sono addormentato» mento spudoratamente, dato
che so quanto non le garberebbe sapere che ho scritto una buona metà del
romanzo e non vedo l’ora di continuare. Mi piace tenerla sulle spine per
poi darle il lavoro finito, in questo modo evito anche che lei dica qualcosa
cercando di stravolgere del tutto il mio testo. Io sono istintivo e ascolto
ciò che il mio cuore detta, ma se mi azzardo a dare alcune idee in
anteprima a lei, ecco che iniziano a nascere dubbi tali da non riuscire più
ad aprire il pc.
Rispetto e stimo tantissimo Caterina Siani, l’editor numero uno
dell’importante casa editrice per cui lavoro, ma, essendo un essere umano,
anche lei ha dei difetti. Uno di questi è proprio l’ansia del controllo su
tutto e tutti. Se ci sono scadenze in programma, inizia ad assillarmi.
All’inizio litigavamo per questo. Ma ormai ho capito come comportarmi:
non l’ascolto proprio e addirittura la prendo in giro. Come in questo
momento in cui lei continua a elencare tempistiche e programmazioni,
mentre io sorrido, versando un po’ di latte caldo nella tazza.
«Cateee. Quando posso parlare riprendo in mano il telefono,
d’accordo?» urlo sghignazzando, versando i cornflakes e mettendo il
vivavoce al cellulare.
«Come puoi essere sempre così calmo? D’accordo, non voglio
assillarti. So che ce la farai e non voglio metterti fretta. Fai tutto ciò che
ritieni opportuno, perché conosco le tue capacità. Ma ricordati che prima
inizi, meglio è.»
«Sì, mamma.»
«Sì, sì, scherza pure. Senti, cambiamo discorso. Sabato ricordati che ci
sarà la premiazione al Palazzo Prometeo a Milano. Dopo ti ricordo
l’indirizzo tramite messaggio, così puoi organizzarti. Ci vediamo nella
nostra sede il giorno prima, per prepararci un discorso breve, giusto per
intrattenere gli ospiti una decina di minuti, nei quali ringrazierai del
premio ricevuto e parlerai del fatto che quello ti spronerà ad andare avanti
ancor di più…»
«Cate. Respira, ti prego!» la interrompo, facendo un lungo respiro a
mia volta. «Ci vediamo venerdì mattina, in sede. Prepara il caffè. Io vi
porto i biscotti della mamma. Buona giornata.» Chiudo la comunicazione,
ancor prima di sentire la sua risposta.
Non mi molla un attimo. Mi chiamerà dieci volte in una giornata per
sapere a che punto sono. Sa quanto non ami essere assillato, dato che, nel
momento in cui inizio a inoltrarmi nella mia scrittura, non mi fermo più.
Non sopporto la pressione, che può portare a scrivere per forza e non per
desiderio.
Prendo un respiro profondo, cercando di ritornare alla pace interiore
che avevo fino a qualche minuto fa.
La mattina per me è sempre un momento da gustare. Alzarsi presto
per andare a correre sul lungomare mi dà quella gioia profonda che ogni
essere umano dovrebbe provare. Poter sentire l’aria entrare nelle narici e
invadere i polmoni, il profumo della salsedine inebriare i sensi, il fruscio
delle onde leggere, il risveglio dei gabbiani che cantano in coro. Tutto
questo spettacolo riesce sempre a innescare positività di prima mattina.
Non potrebbe andare meglio di così. Mi sento già soddisfatto, a sole
poche ore dall’alba. Ma ciò che maggiormente avverto è il desiderio di
mettermi a scrivere, subito dopo una bella doccia.
Ho fatto della scrittura la mia vita. È stata quell’ancora che mi ha
aiutato quando in ospedale non avevo altro appiglio. Nonostante ci
fossero sempre i miei genitori accanto, mi pareva di aver perso tutto. Non
potevo più camminare e questo mi aveva costretto a dover stare rinchiuso
in una stanza. La vita di un ospedale è colma di tristezza, poi, quando non
si può neanche fare una passeggiata, è ancora peggio.
Se ci ripenso, mi sembra tutto un grande incubo dal quale per fortuna
mi sono risvegliato. È come se avessi vissuto due vite fino a ora. La prima
era incentrata su eventi di cui non conoscevo il reale significato, mentre
nella seconda ogni minimo istante viene da me vissuto con un’intensità
tale da sentirne la mancanza nell’attimo successivo. Accade così quando ti
ritrovi a combattere con la morte. Quella morte che vuole portarti via, e
che invece riesci a sconfiggere, senza nemmeno rendertene conto, senza
far nulla di così eclatante, cercando solo ed esclusivamente il coraggio
dentro di te. Il coraggio è la maggior arma che un uomo possa avere.
Senza non ci si può alzare al mattino con il sorriso sul volto. E io quel
sorriso voglio mantenerlo in ogni minimo istante. Perché per quel sorriso
ho stravolto letteralmente la mia esistenza.
Dopo l’incidente stradale, dopo i mesi passati sulla sedia a rotelle,
dopo l’abbandono da parte di colei che credevo la mia fidanzata e che
invece si è gettata tra le braccia del mio migliore amico di allora, be’… da
quei giorni bui sono tornato, portando con me una nuova consapevolezza,
un equilibrio. Da solo, grazie alla scrittura, sono riuscito a tirare fuori
tutto ciò che serbavo dentro. E non solo. Grazie ai miei romanzi, sono
stato capace di trovare una parte nascosta di cui ero all’oscuro prima
dell’incidente.
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