Jan – Neve di Praga – Veronica Deanike

SINTESI DEL LIBRO:
Sofia entrò nella hall emozionata.
Era la sua prima vera esperienza lavorativa, oltretutto all’estero, in un
hotel cinque stelle e durante il periodo di Natale.
Il suo contatto era Olga, una delle receptionist che aveva conosciuto
tramite videochiamate. La cercò con lo sguardo e la trovò subito: alta,
bionda, con un viso severo che ne schermava il carattere ironico e gioviale.
Le erano bastate poche conversazioni per sentirsi conquistata dalle sue
maniere; sapere di averla vicina per tutta la durata dello stage le infondeva
enorme sicurezza. Lisciandosi il cappotto, le si avvicinò a passo svelto.
Teneva la testa bassa; di colpo, gli stivaletti in pelle con la suola di gomma
le parvero terribilmente dozzinali rispetto al sontuoso pavimento che
calpestavano.
Quindi, risalì con gli occhi le caviglie e rivolse uno sguardo scoraggiato
ai suoi jeans e al maglione mezzo infeltrito che offendevano l’eleganza
delle signore in abito e pelliccia.
Cercò di ignorare il senso di disagio e avanzò.
In lontananza, udì il tintinnare di stoviglie e una nuvola di profumi
speziati la avvolse tutta.
Di cosa si tratta? Magari gulash o… Uhm… che odore di cannella e
marzapane!
Ipnotizzata dalle fragranze che la circondavano, ne seguì la scia. Si
sentiva come Alice nel Paese delle Meraviglie: luci, colori, pezzi di
antiquariato, tappeti, lampadari e… alcuni inservienti stavano decorando il
maestoso albero che torreggiava al centro della stanza. Biscotti appena
sfornati dalla forma di renne, stelle di Natale, angioletti e folletti con
cappelli a punta si accompagnavano a decorazioni in cristallo finissimo.
“Magnifico!” pensò, trattenendo il respiro.
Tuttavia, non era lì per godersi una vacanza: abbandonò la sua aria
trasognata e si obbligò a un atteggiamento da professionista.
Raggiunse la reception, attirò l’attenzione di Olga chiamandola per nome
e le rivolse un saluto nel suo inglese perfetto.
«Ciao, Sofia, ti aspettavo. Dal vivo sei ancora più bella!» disse l’altra
ragazza con sincero calore.
«Ciao, Olga, sono così emozionata!»
Sofia l’abbracciò forte, come si fa con un’amica che non si vede da
tempo. Se quelle erano le premesse, si convinse che tra loro sarebbe nata
una splendida amicizia, o almeno lo sperò.
«Mio Dio, Olga… questo posto è incredibile, si respira a pieno la magia
del Natale!»
La collega la osservò con espressione prima indagatrice, poi incredula.
Scoppiò in una fragorosa risata che, seppur non offendendola, le procurò
un certo disagio.
Olga se ne accorse e strinse le sue mani in un contatto intimo e
spontaneo.
«Attenta a non farti ingannare dagli occhi: qui da noi, questo è il periodo
più duro.»
Lo disse con fare cospiratorio e vagamente malizioso.
Risero entrambe.
«Non mi spaventa il lavoro. Sono pronta a tutto» rilanciò Sofia,
determinata.
Olga sgranò gli occhi e scosse la testa.
«Ne riparleremo a fine mese. E… non pronunciare mai più questa frase.»
Sofia la guardò stranita.
«Non capisco. A cosa ti riferisci?»
«Non dire a nessuno che sei pronta a tutto, potrebbero interpretarlo alla
lettera e ti troveresti in situazioni…»
«Che genere di situazioni?» domandò Sofia, allarmata.
«Situazioni… diciamo così: ambigue.»
Sofia non comprese fino in fondo l’avvertimento della collega. Non era
di certo una donna di mondo, anzi, ma era dotata di una spiccata sensibilità;
pertanto, prese nota di quel flebile campanello d’allarme e decise di
concentrarsi esclusivamente sul lavoro.
Così facendo, sarebbe andata a colpo sicuro.
«Okay, messaggio ricevuto. Da dove comincio?»
«Brava, così mi piaci: sveglia e intraprendente. Stanotte starai alla
reception con me. A fine turno, ci sarà una festa e potrai conoscere i
colleghi, il direttore e tante altre persone.»
«Una festa? Non avevo idea che… Non ho niente da indossare!»
«Non preoccuparti, troverò qualcosa io; il vantaggio di lavorare in un
hotel di lusso è che si ha accesso alle boutique, alla gioielleria e a
un’infinità di altri servizi. Tutto a spese del gran capo, ovviamente.»
Sofia sorrise davanti a tanto entusiasmo e cercò di soffocare l’ansia che la
tormentava. Non era tipa da feste né, tanto meno, da abiti, trucchi e monili.
Il suo concetto di femminilità era una faccia ben pulita, una coda di cavallo
che le tenesse i capelli in ordine e abiti comodi. Cercò di scacciare il brutto
presentimento che serpeggiava nel suo ventre e si concentrò sulle
innumerevoli informazioni che Olga iniziò a farle appuntare.
Le fece fare un piccolo tour dell’hotel, indispensabile per orientarsi
adeguatamente. In pochi minuti, Sofia aveva memorizzato l’esatta
ubicazione dei tre ristoranti, delle boutique, del bar e delle palestre, dei
parrucchieri, del centro benessere, delle zone dedicate ai congressi e dei
saloni per i ricevimenti. E, ovviamente, i tre piani in cui erano sistemate
stanze e suite.
La mezzanotte arrivò in un soffio e con essa la fine del turno.
Olga si avvicinò con aria sorniona: «Sei pronta a farti bella? Hanno
tenuto il salone aperto per noi, possiamo acconciarci i capelli, truccarci e…
mi sono fatta portare dalla boutique due abiti che domani dovremo
restituire: costano più di quanto noi guadagniamo in un anno!»
«Ma sei matta? Io ho paura. E se lo rovinassi?»
«Non accadrà» la liquidò Olga. «Piuttosto, raccontami del lavoro. Com’è
andata stanotte?»
Sofia rispose con l’aria sognante e un largo sorriso, fin troppo sincero, le
illuminò il volto.
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