Morte di un medico legale – P.D. James

SINTESI DEL LIBRO:
La chiamata era giunta precisamente alle sei e dodici. Per lui era
ormai istintivo guardare l'ora sul quadrante fosforescente della
sveglia elettrica sul comodino prima di accendere la lampada, un
attimo dopo aver cercato a tastoni il telefono e averne zittito la
stridula insistenza. Era raro che dovesse suonare più di una volta,
ma lui temeva sempre che lo squillo avesse svegliato Nell.
L'interlocutore gli era noto, la convocazione scontata. Era l'ispettore
Doyle. La voce, dalla leggera e minacciosa erre moscia irlandese, gli
giunse forte e sicura come se la grossa mole di Doyle sovrastasse il
letto.
- Dottor Kerrison? - La domanda era senz'altro superflua. Chi altri, in
questa casa mezza vuota e piena di echi, avrebbe risposto alle sei e
dodici del mattino? Non disse nulla, e la voce continuò.
- Abbiamo trovato un cadavere. In una zona incolta, una distesa di
clunch, un miglio a nord-est di Muddington. Una ragazza.
Strangolata, a quanto sembra. Probabilmente non presenta problemi
particolari, ma siccome è vicino...
- Va bene. Vengo.
La voce non espresse né sollievo né gratitudine. Perché mai
avrebbe dovuto? Non andava sempre quando lo chiamavano? Era
pagato piuttosto bene per tenersi a disposizione, ma questa non era
l'unica ragione per cui era ligio in modo ossessivo. Aveva il sospetto
che Doyle l'avrebbe rispettato di più, se di quando in quando fosse
stato meno disponibile. E lui si sarebbe rispettato di più.
- È la prima svolta sulla A 142 dopo l'incrocio di Gibbet. La farò
piantonare.
Rimise a posto il ricevitore, buttò le gambe giù dal letto e, prendendo
la matita e il notes, trascrisse le informazioni finché le aveva ancora
fresche nella mente. In una distesa di "clunch." Probabilmente
voleva dire fango, specialmente dopo la pioggia di ieri. La finestra
era appena sollevata. La spinse verso l'alto, trasalendo allo stridio
del legno, e mise fuori la testa. L'odore intenso di terra grassa della
notte autunnale della palude gli spazzò il volto, forte eppure tonico.
La pioggia era cessata, e il cielo era un tumultuare di nuvole grigie
che la luna, ora quasi piena, attraversava correndo come un pallido
fantasma impazzito. La sua mente si spostò oltre i campi deserti e i
canali in disuso fino alle vaste spiagge sabbiose dello Wash e alle
lunghe onde spumose del mare del Nord. Riusciva a credere di
sentirne il forte odore di medicinale nell'aria lavata dalla pioggia.
Laggiù, nell'oscurità, circondato da tutto l'apparato che accompagna
la morte violenta, c'era un cadavere. La sua mente ricordò
l'atmosfera familiare del suo mestiere: gli uomini che si muovevano
come ombre nere dietro la luce abbagliante delle lampade ad arco,
le automobili della polizia parcheggiate con ordine, lo sbatacchiare
dei paraventi di schermo, l'interpellarsi di voci intermittenti in attesa
delle luci della sua auto che si avvicinava. Già stavano consultando
l'orologio, calcolando quanto tempo ci avrebbe impiegato.
Chiuse la finestra con mani attente, indossò i pantaloni sopra il
pigiama e si infilò un maglione da polo. Poi prese la torcia elettrica,
spense la lampada accanto al letto e si avviò di sotto, camminando
con circospezione e tenendosi vicino al muro per evitare i punti in cui
i gradini scricchiolavano. Ma dalla camera di Eleanor non giunse
alcun suono. Percorse con la mente il pianerottolo di venti metri e i
tre gradini fino alla stanza da letto sul retro dove dormiva la figlia
sedicenne. Aveva il sonno leggero e una misteriosa percezione dello
squillo del telefono persino nel sonno. Ma era impossibile che
avesse sentito. Non c'era da preoccuparsi per William, il figlio di tre
anni. Una volta addormentato, non si svegliava che al mattino dopo.
Le azioni, come pure i pensieri, seguivano uno schema. La sua
routine non variava mai. Prima andò nel bagnetto vicino alla porta
sul retro dove gli stivaloni, da cui spuntavano come un paio di piedi
amputati le spesse calze rosse, lo attendevano pronti accanto alla
porta. Si tirò su le maniche fin sopra il gomito, si sciacquò le mani e
gli avambracci, poi si piegò in avanti e mise la testa sotto l'acqua.
Compiva quest'atto di purificazione quasi cerimoniale prima e dopo
ogni caso. Da molto tempo aveva cessato di chiedersi il perché. Era
diventato un ristoro e una necessità come un rituale religioso, il
sommario bagno preliminare che equivaleva alla presa di un
impegno, l'abluzione finale che era insieme un'esigenza fisica e
un'assoluzione, come se, rimuovendo dal corpo l'odore del proprio
lavoro, potesse detergerne anche la mente. L'acqua schizzò con
violenza contro lo specchio e, raddrizzandosi e cercando a tastoni
un asciugamano, vide il proprio viso distorto, la bocca cascante, gli
occhi dalle palpebre pesanti mezzo nascosti da ciocche lucide di
capelli neri, come il volto di un affogato che torni a galla. Lo prese la
malinconia delle levatacce. Pensò: "Avrò quarantacinque anni la
settimana prossima; che cosa ho raggiunto nella vita? Questa casa,
due figli, un matrimonio fallito e un lavoro che ho paura di perdere
perché è l'unica cosa in cui sono veramente riuscito". Il Vecchio
presbiterio, ereditato dal padre, era libero da ipoteche e vincoli. Non
si poteva dire lo stesso, pensò, di nient'altro della sua vita tormentata
dall'ansia. L'amore, la mancanza di esso, il crescente bisogno di
affetto, l'improvvisa e terribile speranza di averlo, erano un fardello.
Persino il lavoro, il campo in cui si muoveva con maggior sicurezza,
era costellato dall'ansia.
Mentre si asciugava le mani con cura, dito per dito, lo assalì la
vecchia, familiare preoccupazione, opprimente come un tumore
maligno. Non era ancora stato nominato patologo del ministero degli
Interni per succedere al vecchio dottor Stoddard, e ci teneva molto.
La nomina ufficiale non gli avrebbe portato miglioramenti economici.
La polizia l'aveva assunto con un contratto di base e lo pagava
adeguatamente per ogni singolo caso. Questo, sommato alle
parcelle per le autopsie legali, gli forniva un reddito che costituiva
una delle ragioni per cui i suoi colleghi del reparto di medicina del
policlinico di zona lo invidiavano e insieme si irritavano per le
imprevedibili assenze a servizio della polizia, le lunghe giornate in
tribunale, l'inevitabile notorietà.
Sì, la nomina era importante per lui. Se il ministero degli Interni
avesse cercato altrove, sarebbe stato difficile giustificare all'unità
sanitaria locale il perdurare di un contratto privato con la polizia di
zona. Non era nemmeno sicuro che l'avrebbero voluto con loro.
Sapeva di essere un buon medico legale, degno di fiducia, più che
competente dal punto di vista professionale, quasi ossessivamente
preciso e coscienzioso, un testimone convincente e inattaccabile. La
polizia sapeva che i castelli di prove meticolosamente costruiti non
sarebbero caduti a pezzi nel corso del controinterrogatorio quando al
banco dei testimoni c'era lui, sebbene egli a volte avesse il sospetto
che lo considerassero troppo scrupoloso per essere davvero
comodo. Ma lui non aveva il facile cameratismo maschile, l'insieme
di cinismo e machismocon cui il vecchio dottor Stoddard si era
legato tanto alla polizia. Se avessero dovuto fare a meno di lui, non
ne avrebbero sentito molto la mancanza, e dubitava che si
sarebbero dati da fare per tenerlo con loro.
La luce del garage era accecante. La porta salì facilmente verso
l'alto quando lui la toccò, e la luce si distese sulla ghiaia del viale e
sui bordi di erba argentata delle aiuole incolte. Ma almeno la luce
non avrebbe svegliato Nell. La sua camera da letto era sul retro della
casa. Prima di accendere il motore, consultò le carte. Muddington.
Era una città al confine della sua zona, circa venticinque chilometri a
nord-ovest, meno di mezz'ora d'auto all'andata e al ritorno, se gli
andava bene. Se i tecnici del laboratorio erano già sul posto - e
Lorrimer, direttore del reparto di biologia, non si perdeva mai un
omicidio, se poteva - allora non ci sarebbe stato molto da fare per
lui. Considerando, diciamo, un'ora sul luogo del delitto, con un po' di
fortuna sarebbe rientrato a casa prima che Nell si svegliasse, e non
c'era bisogno che sapesse che lui era andato via. Spense la luce del
garage. Con cautela, come se la gentilezza del tocco potesse in
qualche modo ridurre al silenzio il motore, girò la chiave della messa
in moto. La Rover si mosse lentamente nella notte.
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