Meglio vedove che male accompagnate – Carla Signoris

SINTESI DEL LIBRO:
Mia madre favoleggia di essere entrata in menopausa a 56 anni, ma dato
che da quando la conosco mi sembra in quello stato nervosetto e troppo
reattivo tipico della mia fase premestruale, forse ha mentito: anche se oggi
di anni ne ha 90, sono certa che mia mamma ha ancora le mestruazioni.
È anzianotta, lo so, ma cosa ci sarebbe di tanto strano? Il suo passo è
sicuro, non un accenno di osteoporosi; la parlata decisa, non un accenno
di dentiera scollata; lo sguardo vivo, non un accenno di cataratta acquosa;
la mente lucida, mai che dimentichi di rinfacciarmi qualcosa. Dirò di più:
vista da dietro è ancora una gran bella donna. Se non fosse che è sorda
come un tamburo, nessuno le darebbe 90 anni. Al massimo 89.
La domanda mi sorge spontanea: chissà se le mestruazioni sono
contagiose? Voglio dire: chissà se è vero che geneticamente io assomiglio a
mia madre e quindi, a parte l’influenza dell’ambiente e del tipo di vita che
ho condotto, la durata e la qualità della mia stessa vita sono determinate
da fattori genetici già scritti nel mio Dna?
Più in generale: esiste davvero un’ereditarietà nella degenerazione di
corpo e mente?
Più in particolare: si vede tanto che ho compiuto 50 anni?
Certe volte mi piacerebbe avere la testa di adesso e la faccia di quando
avevo 20 anni. Anzi no, non è vero perché io sono più bella adesso di
allora. Ecco, vorrei sottolineare quest’ultima frase per fissarla. Vorrei che
questa fosse la premessa: io sono più bella adesso che ho 50 anni di
quando ne avevo 20. Bel concetto. Per il mio psicanalista questo sarebbe
un buon punto di partenza. Anzi, sono sicura che per lui questo sarebbe
un ottimo punto di arrivo. Ma se, oggi, io fossi in grado di affermare
serenamente che a 50 anni mi sento più bella che a 20, vivrei meglio, ma
di che cosa vivrebbe lui? Con che soldi pagherebbe la parcella del dentista
di suo figlio? Perché se io, e tante cinquantenni come me, fossimo così
serene del nostro progressivo e ineluttabile deterioramento, lui e tanti
psicanalisti come lui di cosa camperebbero? Lo so che invecchiare è un
problema che solo i più fortunati sono costretti ad affrontare, e quindi che
bisogno c’è dell’analista? Ma non è necessario avere solo motivazioni
drammatiche per ricorrere all’aiuto di un terapeuta.
Mica tutti quelli che vanno dall’analista collezionano chierichetti
imbalsamati!
Divago un attimo, ma in questo momento vorrei evidenziare il conflitto di
interessi che assilla gli psicanalisti in genere i quali, per non perdere il
paziente, scavano e scavano in cerca del trauma infantile. Questo è quello
che dicono ai pazienti, ma la verità è che scavano perché il tesoro è la
parcella estorta seduta dopo seduta, quando invece, già dopo la prima, il
trauma era trasmesso in chiaro.
Voglio dire, prendiamo il mio caso: io sono una pluriventicinquenne di
bella presenza, per mia fortuna non manifesto evidenti patologie, né
accuso traumi subiti o lutti recenti, o separazioni imminenti anche se è
sempre meglio non dare per scontata nessuna unione felice. Neppure ho
traslochi in corso, che dalle statistiche so essere ai primi posti nella
graduatoria degli stress psichici femminili. Nel mio caso come analista
basterebbe Lucy, l’amica di Charlie Brown, per dirmi: «Smettila di
raccontarti delle balle. 5 cents!».
A chi voglio darla a bere? Se mi sento tanto più bella adesso che ho 50
anni di quando ne avevo 20, perché ogni volta che salgo in ascensore, non
vista mi specchio e con i due indici mi tiro la pelle ad altezza tempie per
sperimentare l’effetto che avrebbe su di me la blefaro che nega di aver
fatto la mia amica Debbie?
Apro un inciso: Debbie dice che la sua nuova espressione da Joan
Crawford, mammina cara, con le sopracciglia talmente arcuate da arrivarle
all’attaccatura dei capelli, non è l’effetto di una blefaro-plastica chirurgica,
bensì di due punturine di botox sovradosate. Dice che nel giro di pochi
mesi l’effetto sparirà e che, anche se l’espressione del suo viso adesso è un
filino arcigna, sapere di somigliare alla strega di Biancaneve l’aiuta a essere
più agguerrita sul lavoro.
La vera verità è che sono io quella che sogna di farsi la blefaro, ma temo
l’effetto civetta: la tipica espressione con gli occhi perennemente sbarrati e
lo sguardo eccessivamente stupito. Quella che viene quando il chirurgo
esagera a tagliar via le tendine cascanti e se ti va bene rispetta la
simmetria, ma se ti va male toglie più palpebra da una parte che dall’altra
e tu vai in giro con gli occhi sbilenchi, spalancati e con il bulbo asciutto.
Chirurgia a parte, se è vero che mi sento più bella adesso, perché voglio
comprarmi quella pancera americana di cui ho letto su una rivista, quella
che toglie due taglie e che qui in Italia vendono sotto banco solo gli
spacciatori di crak? Oltretutto, per non dare nell’occhio mentre cerco
informazioni sull’unico pusher in città, sfoggio vaga ironia dicendo: «Sai
per caso chi vende la pancera che usa Madonna? Vorrei smettere di stare a
dieta!».
Cretina che non sei altro – sono sempre io che parlo, ma esco da me
stessa per un’autocritica più incisiva –, Madonna non è a dieta, cretina
d’una cretina, Madonna si fa un culo così tutto il giorno a sgambettare per
mantenersi tonica. Madonna su quelle pancere ci ha investito i soldi – di
più, le produce – e le allocche come te si dannano per comprarne una
mentre lei incassa. Se la mitica pancera fosse così miracolosa da togliere
due taglie e Madonna la usasse, come dice, durante i suoi show, davvero
pensi che quella cinquantenne bionica riuscirebbe a saltare come un
grillo, costretta in un cilicio da sommozzatore? Ma tu cosa fai per
mantenerti, se non proprio bionica, almeno coetanea della Ciccone?
Davvero speri negli effetti miracolosi della sua pancera?
A 20 anni, quando, come dici, non eri gnocca come sei adesso, andavi
forse a caccia di pancere?
Madooooonna! Non voglio neanche pensarci ai miei 20 anni!
Debbie e Lavinia
Non ci sono più le zanzare di una volta
Tra il bisogno di lobotomizzarsi al sole, gli osceni pasti consumati nel rito
della pensione completa e l’oblio del morbido fancazzismo, noi bagnanti
sotto l’ombrellone diamo fiato al libero pensiero intorpidito dal caldo.
Un gabbiano vola.
DEBBIE: Certo che per l’età che ha non se li porta mica male: guarda in
questa foto com’è ancora tonico.
LAVINIA: Chi? Giorgio Armani?
DEBBIE: Ha 70 e passa anni, ma è ancora un figo da paura.
LAVINIA: Se fosse sempre vestito Armani, anche mio marito sembrerebbe
figo… invece fa solo paura.
DEBBIE: Uelà, come sei sagace oggi. Se finalmente hai capito di aver
sposato un mostro, domani nevica.
LAVINIA: Enea non è un mostro e io sono sagace perché patisco il caldo.
Dicevo che l’Armani si mantiene bene, ma vorrei sapere: chi gli ha rifatto
il naso? È tanto all’insù che le narici sono verticali.
DEBBIE: Con tutte le conoscenze che ha l’Armani, sarà andato da un
amico.
… coccofrescoaranciataacquamineraleprofiteroool…
DEBBIE: Se mai dovessi rifarmi qualcosa, il seno per esempio, io non
sceglierei mai un amico. Vorrei un chirurgo plastico sconosciuto. Io voglio
che chi mi mette le mani sulle tette mi dia del lei.
LAVINIA: Be’, di solito quando uno ti tocca le tette non ti dà del lei.
DEBBIE: A meno che non sia Dustin Hoffman. Nel Laureato, lui e Anne
Bancroft trombavano, ma lui la chiamava Mrs. Robinson.
LAVINIA: Cosa c’entra Mrs. Robinson? Non stavamo parlando di uno con
cui trombi. Parlavamo del chirurgo estetico che deve rifarti le tette.
DEBBIE: Rifarmi le tette io? Ma sei scema? Guarda che ho ancora due tette
da paura, IO!
LAVINIA: Non ti seguo.
DEBBIE: Uffa. Si parlava di chirurgia estetica, no? Io non mi devo rifare
proprio niente perché sono perfetta così, ma se quando avrò la tua età per
caso dovessi, non vorrei andare a rifarmi da un amico, perché se mi
sbaglia voglio essere libera di incazzarmi. Se è un amico non posso
chiedergli i danni, oppure finisce che lui, proprio perché amico, chiede lo
sconto sui danni a me.
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