Le lettere d’amore del profeta – P. Coelho

SINTESI DEL LIBRO:
Ho appena perduto mio padre, mia amata Mary. È morto nella stessa
vecchia casa dove nacque, sessantacinque anni fa. I suoi amici mi hanno
scrio dicendo che, prima di chiudere gli occhi per sempre, mi ha dato la
sua benedizione.
Sono sicuro che mio padre riposa nel grembo di Dio. Ma non riesco
comunque a evitare la tristezza e il dolore per la sua mancanza. Sulla mia
fronte sento la mano della Morte, e penso a mia madre, alla mia giovane
sorella, e a mio fratello: non c’è più nessuno di loro qui per sorridere alla
luce del sole. Dove sono? Si saranno forse ritrovati in quell’ignoto dove
sono andati? Saranno in grado, come lo siamo noi, di ricordare il passato?
Sono domande sciocche. Io so benissimo che sono vivi in qualche luogo
del cielo, più vicini a Dio di quanto lo siamo noi. I see veli che separano
l’uomo dalla Saggezza non coprono più i loro occhi, e i miei cari non
giocano più a nascondino con la Verità e la Luce. Io, comunque, soffro
ancora e sento tanta nostalgia.
E tu sei la mia unica consolazione, anche se ti trovi all’altro capo di
questo mondo, in vacanza alle Hawaii. I tuoi giorni corrispondono alle
noi di Parigi. Eppure, quando cammino, tu sei vicina, quando lavoro mi
parli, e quando, mentre mangio, mi sento solo, ecco rivelarsi la tua
presenza. Ci sono momenti in cui so che tra coloro che si amano non c’è
alcuna distanza.
31 oobre 1911
Mary, mia amata Mary, ho lavorato tuo il giorno, ma non potevo andare
a leo senza dirti: “Buonanoe”. La tua ultima leera è un vero fuoco, un
cocchio alato che mi conduce in un’isola dove riesco a udire soltanto
musiche strane, che un giorno comprenderò.
I giorni sono stati popolati da queste immagini, da queste voci e ombre,
e anche nel mio cuore, nelle mie mani c’è fuoco. Devo trasformare questa
energia in qualcosa che faccia bene a te, a me, a tui coloro che ci sono
cari. Ma tu lo sai che cosa significa bruciare, ardere in un immenso
braciere, sapendo che questo incendio sta trasformando in cenere tuo
quello che c’è di caivo, e lasciando nell’anima solo ciò che è verità?
Oh, niente è più benedeo di questo Fuoco!
10 novembre 1911
C’è un’antica canzone araba che comincia così: “Soltanto il Signore e io
possiamo sapere cosa c’è nel mio cuore”. Oggi, dopo aver leo tuo quello
che mi hai scrio, potrei aggiungere: “Soltanto il Signore, Mary e io
possiamo sapere cosa c’è nel mio cuore”.
Vorrei aprirmi il peo, cavarne il cuore e tenerlo fra le mani, affinché
tui potessero vederlo. Perché in un uomo non c’è desiderio più grande
che rivelarsi a se stesso, essere compreso dal prossimo. Tui vorremmo
che la luce che meiamo dietro la porta si trovi proprio al centro della
sala, di fronte all’ospite.
Il primo poeta di questo mondo deve aver sofferto molto, quando ripose
l’arco e le frecce, e cercò di spiegare agli amici ciò che aveva provato
davanti al tramonto. Può anche darsi che questi amici abbiano ironizzato
su ciò che diceva, ma lui continuò, perché la vera Arte esige che l’Artista
tenti di mostrarsi. Nessuno può convivere da solo con la bellezza che è
capace di percepire.
E quanto a noi due, che ricerchiamo l’Assoluto e che abbiamo costruito
un giardino servendoci della nostra stessa solitudine, la Vita ci ha lasciato
l’immensa passione per godere di ogni istante, con tua l’intensità.
26 novembre 1911
Mia amata Mary, sarà un autentico Giorno di Grazia, perché stai venendo
qui! Pensavo di invitarti personalmente, ma ho avuto paura di sentirmi
rispondere con un “No”, e ho pregato Charloe di farlo per me. Mi ha
deo che hai acceato.
Allora, durante tui questi giorni non ho fao altro che meere in
ordine la casa. Sto riordinando i mobili, ma, insieme, sto ripulendo le cose
antiche del mio cuore e dei miei pensieri, liberandoli da vecchie ombre che
non devono esserci più.
Forse l’allontanamento che siamo stati costrei ad acceare durante
questi giorni è stato benefico: le cose molto grandi si possono vedere solo
a distanza.
7 febbraio 1912
Oggi il mio cuore è sereno, e le angosce di sempre sono state sostituite
dalla calma e dalla gioia: ho visto Gesù in sogno, durante la noe. Lo
stesso viso generoso, i grandi occhi che sembravano voler bruciare
chiunque lo guardasse, i piedi impolverati, i sandali consumati. E la forte
presenza del Suo spirito che dominava tuo con la pace di coloro che
sanno affrontare la Vita a testa alta.
Oh, cara Mary, perché non posso sognare Gesù tue le noi? Perché
non riesco a guardare alla mia vita con metà della calma che Lui era
capace di trasmeermi nel sogno? Perché non riesco a trovare nessuno su
questa Terra che possa essere tanto semplice e affeuoso come Lui?
10 marzo 1912
Mary, mia adorata Mary, in nome di Dio, come puoi pensare che mi stai
dando più sofferenza che gioie? Cosa mai ti ha portato a pensarla così?
Nessuno sa bene quale sia la frontiera tra il dolore e il piacere. Tante
volte penso che sia impossibile separarli.
Mary, mi dai talmente tanta gioia che a volte riesce a far male. E mi
provochi talmente tanto dolore che arrivo a sorridere.
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