#IORESTOACASA… e come faccio?: Guida rapida alla sopravvivenza in epoca COVID-19 – Serena Valorzi

SINTESI DEL LIBRO:
Inizio così. La nostra casa non è una gabbia. Stiamo decidendo
di stare a casa. E’ una scelta consapevole, responsabile, tanto che
anche le Istituzioni la stanno incoraggiando.
Non siamo carcerati, siamo eroi che fanno un sacrificio per fermare
tutto questo.
E siamo fortunati perché non siamo in corsia, né all’ospedale, né al
supermercato, né al banco della farmacia (o almeno in questo
momento non siete lì, visto che ci state leggendo e lì non avete
neppure il tempo di respirare o andare a fare la pipì…).
E un tetto, noi, ce l’abbiamo. Perché ora la Casa può essere anche
protezione e calore.
Ma possiamo comunque essere ansiosi, irrequieti, annoiati,
soffocati. Allora, che si fa?
Intanto la paura è nostra amica. Ci sta facendo stare a distanza da
un pericolo reale.
E poi, è soltanto un’emozione, che possiamo accettare e modulare
con pensieri sani, propositivi e benauguranti.
Tutti, almeno a volte, cerchiamo di sopprimere le emozioni
negative, di distrarci, di fuggire in attività, a volte compulsive, che ci
distolgano dal sentire quell’emozione che non ci piace. E’ normale,
comprensibile, profondamente umano, ma non è detto sia la miglior
soluzione, a lungo termine.
Se critichiamo un’emozione (“non dovrei sentirmi così o colà) e
cerchiamo di sopprimerla con violenza, l’emozione si “sente”
sbattuta fuori dalla porta e sarà più aggressiva e prepotente al suo
rientro.
Allora accettiamo semplicemente che c’è, così diventerà più
morbida, e poi permettiamoci di lasciarne entrare anche di altre.
La nostalgia che segnala l’amore, la tristezza che racchiude la
nostra capacità di compassione per gli altri in questo momento di
difficoltà collettiva, la rabbia perché ciò che è bello ci è precluso,
l’ansia che è timore di perdere qualcosa o qualcuno che è
importante.
Lasciamo che ci siano queste emozioni così profondamente
significative, ora offuscate dalle altre, altrettanto umane ma più cupe,
e scegliamo di dare attenzione anche all’amore, al desiderio di
vivere e avere ciò che è importante per noi, alla grinta di immaginare
come poter fare per vivere domani ciò che oggi non si può.
Forse abbiamo un gattino o un cane furbacchione da coccolare la
cui pelliccia asciuga le lacrime, o un pesce, che è carino anche lui ,
anche se non chiacchiera molto. E se comincia a chiacchierare, è
meglio che chiamiamo qualcuno. Un amico, un’amica, un cugino, un
operatore volontario che dà la sua disponibilità, il ragazzo carino che
fa le consegne a domicilio per il supermercato, l’operatore del
gestore telefonico, il nostro psicoterapeuta.
Perché se siamo soli per molto tempo, il nostro cervello comincia ad
allucinare la presenza. E’ un trucchetto del nostro cervello sociale
che immagina presenza anche quando non c’è. Ma per la nostra
salute mentale, meglio parlare anche con qualcuno oltre a parlare
con noi stessi per ore, anche se cambiamo voce e ce la
raccontiamo!
In particolare, attenzione se iniziamo a parlare con il frigo, che è
piuttosto freddino, meglio il forno, più caldo, o la lavatrice, magari le
gira meglio!
Forse abbiamo anche un balconcino o almeno il davanzale di
una finestra, no?
Spero che le vendite di piantine e sementi siano, almeno loro, in
buona salute!
E certo, sintonizzarsi su un tempo e una velocità diversa ci fa bene.
Anche le piante si muovono, comunicano e crescono, solo, con più
pazienza, con velocità diverse dalle nostre… ce lo racconta con uno
stile ineguagliabile Stefano Mancuso, i cui libri possono tenerci
compagnia.
Il contatto con la Natura ci scalda, ci quieta, ci fa sentire connessi
con il mondo e qualcosa di più grande di noi… I Giapponesi fanno
Shinrin yoku2 ovvero il bagno nella foresta… ora nessuno di noi può
farlo davvero, nemmeno nel parco o sulle ciclabili, ma nessuno ci
impedisce di immaginare quanto sarebbe bello stare in un bosco, o
al parco, sentirne il profumo, i suoni saggi e calmanti. Oppure
guardare il nostro piccolo acero rosso, comprato lo scorso anno al
supermercato e che ora, nel suo vasetto, ci lascia immaginare che
diventerà albero… E poi ci sono un sacco di documentari
naturalistici e i pinguini, gli elefanti, le sule dai piedi blu e i bombati
sono carinissimi!
E se non ce l’abbiamo il balconcino su cui tenere in un vasetto
una promessa di albero, coltiviamo il desiderio di averne uno in
futuro, un balconcino intendo, perché magari non a tutti piace l’acero
rosso giapponese, così magari facciamo ripartire anche il settore
immobiliare, quando sarà tutto finito.
Si, il balconcino… ma i soldi? Certo che possono essere un
problema, tanto più ora, ma forse in questo momento stiamo anche
un pochino risparmiando e chissà che delle nuove abitudini non
possano farci ottenere qualcosa di più impegnativo poi: ciò che
avremo desiderato ora.
Oppure possiamo coltivare delle idee, una nuova versione,
declinazione, una nuova spinta per il nostro lavoro.
Proiettiamoci in quello che potremo fare quando questo tempo
sospeso sarà concluso!
Magari anche decidere di lavorare meno.
O utilizzare questo tempo per riflettere (no, non intendo rimuginare di
continuo sugli errori fatti o sui torti che pensiamo di aver subito) su
quale tipo di partner vorremmo al nostro fianco domani, su come
vorremo riaprire e con chi, la nostra vita di relazione dal vivo.
Possiamo pensare ai vecchi amici che non sentiamo da tanto,
scrivere una cosa carina, gioiosa, benaugurante, o sintonizzarci con
il dolore di chi è lontano e preoccupato, o forse, malato… E regalare
conforto.
Guardiamo i video che gli amici con figli ci inviano, se ci fanno
piacere o sentiamoci liberi anche di dire che preferiamo che non ce li
inviino, perché nel nostro animo si scatena il fatto che non abbiamo
figli, o non abbiamo potuti averne.
Abbiamo il diritto di sentire ciò che sentiamo e di esprimerlo, e i
nostri Amici avranno così la possibilità di risponderci che capiscono il
nostro dolore ma che i loro figli ci vogliono bene come fossimo i loro
zii e che loro stessi ci vogliono tanto bene!
Ecco, invece, i video di bambini sconosciuti, li possiamo anche
saltare, perché non pensano a noi, men che meno ci pensano come
zii, visto che non li conosciamo neppure. E poi, non vi sembra che
molti sembrano imbeccati da genitori che stanno crescendo narcisisti
in erba, coltivando la loro necessità di apparire genitori meravigliosi
illuminati dal numero di visualizzazioni?
Stesso vale per i video con le coppie che non conosciamo e che si
amano tanto (o almeno questo vogliono dimostrare al mondo
virtuale) e ci ricordano che siamo stati piantati, traditi, o abbiamo
perso l’amore per strada. Se sono coppie di Amici cari e
sinceramente interessati a noi, va bene: guardiamoli e rispondiamo!
Se i video invece vengono dai nostri figli affidati alle cure
dell’altro genitore, rispondiamo loro subito e scriviamo o diciamo
pure tante cose carine che rimangono nel cuore e che facciano loro
compagnia, o facciamo una bella videochiamata, magari
inquadrando anche le pagine di quel libretto che ci piace tanto
leggere insieme, dal vivo.
Rassicuriamoli che ci mancano tanto ma che saremo tutti coraggiosi
e stiamo facendo come le piante che quando a primavera c’è un
colpo di freddo fermano temporaneamente le gemme, per ripartire
quando il caldo torna.
E poi ricordiamo anche di ringraziare l’ex partner che ci consentendo
di rimanere in contatto con loro. Potremmo aver avuto anche dei
gravi conflitti ma ora è tempo di collaborare e di essere tutti più
gentili.
E poi, non rimaniamo incollati ai bollettini e cerchiamo di non
mantenere l’attenzione fissa a verificare i nostri stati interni, se
stiamo bene, alla ricerca di sintomi da controllare ossessivamente in
internet… (anche la Cyber-condria3
, ipocondria aggravata dal web, è
in agguato!)
Angosciarsi di fronte a continui scenari apocalittici non servirà a far
diminuire i contagi, rimanere a casa sì. E allora cerchiamo di
rimanerci il meglio possibile!
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