La Patria non esiste – Andrea Tarabbia

SINTESI DEL LIBRO:
Perché la parola «patria» mi
ha sempre fatto paura
Faccio tuttora fatica a pronunciare la
parola «patria».
La rivista Nuovi Argomenti, nel
numero uscito nel marzo 2011 –
proprio a ridosso dei festeggiamenti
per i 150 anni dell’Unità d’Italia –
ha chiesto a novantotto scrittori
italiani di rispondere a dieci
domande sull’identità italiana e sul
loro sentirsi o meno membri della
nazione: la terza domanda verteva
proprio sul significato della parola
«patria». Ho risposto, con una certa
difficoltà, che «è una parola che
odio fin da piccolo. Mi evoca la
retorica fascista e fascistoide, e mi
ha sempre dato l’idea di qualcosa di
chiuso, piccolo, gretto e
fondamentalmente stupido».
1 Forse
ciò è dovuto al fatto che, a memoria,
ho sentito pronunciare questa parola
per la prima volta alle elementari, e
il nostro maestro la usò, con
un’accezione negativa, mentre ci
spiegava il Ventennio. Nel 1988,
poi, con i miei zii partimmo in
roulotte alla volta di Roma – che io
non avevo mai visto e che stava in
cima ai miei desideri infantili: una
delle cose che più mi colpì di quel
viaggio, durato quasi una settimana,
fu il bianco dell’Altare della Patria,
che io per alcuni giorni considerai la
cosa più sorprendente e bella tra
quelle che avevo visto. Sono del
resto sempre stato rapito dalla
maestosità di certe architetture.
Ricordo però una frase di mia zia
che, mentre le decantavo la bellezza
del Vittoriano, lo liquidò come
«paccottiglia fascista». Oggi,
quando torno a Roma e passo per
piazza Venezia, non posso fare a
meno di ricordare il giudizio
tranchant di mia zia e, anche se
conosco la storia del monumento e i
suoi significati, non riesco a
liberarmi dalla sensazione di
trovarmi davanti a qualcosa di
sporco e di sbagliato. Il Vittoriano
mi è sempre sembrato un
monumento alle intenzioni: tenta di
unire ciò che non è unito, tenta di
definire «patria» una nazione che
non sempre è riconosciuta come tale
dai suoi cittadini. È un simbolo
privo di correlativo oggettivo, per
così dire.
In un articolo che Ernesto Galli della
Loggia ha pubblicato sul Corriere
della sera del 25 marzo, e che ha
intitolato «Un nuovo patriottismo»,
mi pare ci sia il riassunto del
rapporto tra gli italiani e l’idea di
patria: il centocinquantenario, dice
Galli della Loggia, ha reso evidente
un fenomeno inedito nella mentalità
degli italiani: il patriottismo, oggi
come oggi, sembra essere diventato
un patrimonio della sinistra; la cosa
non è sorprendente se si pensa che la
destra, per la quale la patria è
tradizionalmente stata un concetto
fondativo (vedremo che in realtà non
è stato sempre così), sta perdendo
questo primato a causa della
presenza nelle sue fila di una forza
dichiaratamente «antitaliana», la
Lega, e dell’incapacità dei membri
di altri movimenti di farsi
autenticamente baluardo del
patriottismo.
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