La Balla dalle scarpe di ferro – Loriano Macchiavelli

SINTESI DEL LIBRO:
Un capopopolo
Camillo Trenti è uno che può
ancora parlare e farsi intendere dal
popolo se pure i giorni nei quali la
gente ascoltava tutto e credeva a
molto sono finiti. Ora nessuno è più
disposto a lasciarsi convincere
facilmente dalle chiacchiere: se ne
sono intese troppe. E pochi i fatti.
Allora, in quei giorni, Camillo
Trenti, assieme ad altri, aveva in
mano la città e nessuno si sarebbe
sognato di indicarlo alla questura
come delinquente. Oggi il questore
Pinna Felice lo vuole nel suo ufficio
e Trenti Camillo sa che i tempi sono
cambiati, che dietro non ha più una
plebe che lo sostenga e neppure lui
ha le idee chiare come credeva di
averle allora.
Il papa? Via! Gli austriaci? Via! E
dopo? Dopo non ci saranno
problemi.
E invece i problemi sono venuti e
hanno complicato le cose in modo
che Trenti ci ha perso il filo, la
logica e il resto.
Zuccadelli Cesare, ventisei anni,
vice brigadiere di Sicurezza
Pubblica ed ex guardiano delle
carceri, lo aspetta sul portone di
Palazzo e proprio lui, Zuccadelli,
portò, qualche giorno fa, l'invito a
Trenti perché si recasse da Pinna.
Ma Zuccadelli non sa, o non vuole
sapere, di che si tratta. Dice soltanto:
«Il signor questore ti aspetta».
Trenti annuisce: ha la testa piena
di pensieri e non sa quale sia il
pensiero giusto.
Non è la prima volta che parla
con un questore: anche in passato,
quando c'era il Buisson... Ma questo
Pinna, maledetto sardo!, questo
Pinna è uno che non vuoi sentire
scuse, uno che sarebbe stato bene, al
posto giusto, anche nella questura di
Pio IX. "E così si dimostra che
cambiano finimenti, ma la bestia è
sempre la stessa."
«Ti ha detto che vuole da me?»
Zuccadelli Cesare alza le spalle,
precede Trenti sotto il porticato di
Palazzo e borbotta qualcosa in
dialetto, qualcosa senza significato,
come si fa da queste parti quando
non si ha da dire o non si vuole dire.
«Zuccadelli, da quanto tempo sei
nella Sicurezza?»
«Sono entrato in Questura sotto il
regno».
«E prima?»
«Prima ero guardiano alle carceri.
Poi ho fatto domanda... Perché?»
Trenti scuote il capo: «Niente. Un
pensiero mio». Che sarebbe poi:
"Sotto il papa, guardiano alle
carceri; sotto il re, guardia di
Sicurezza Pubblica. Abbiamo fatto
dei progressi"
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