L’ultima lezione. La vita spiegata da un uomo che muore – Randy Pausch

SINTESI DEL LIBRO:

 Capitolo 1
Un leone ferito può ancora ruggire
Molti professori intitolano le loro conferenze L'ultima lezione.
Probabilmente avrete partecipato anche voi a una o più di esse.
È ormai una pratica comune nei college. Ai professori si chiede di
immaginare la propria scomparsa e di ripensare alle cose che
ritengono più importanti. Così, mentre parlano la platea non può fare
a meno di domandarsi:
«Quale saggezza vorremmo tramandare se sapessimo che è la
nostra ultima opportunità? Se dovessimo scomparire domani, cosa
vorremmo lasciare dietro di noi?».
Per anni la Carnegie Mellon ha organizzato un ciclo di «Ultime
lezioni». Ma quando hanno chiesto a me di partecipare, avevano
cambiato titolo e argomento nell'assai meno affascinante e vitale:
«Viaggi» in cui bisognava «offrire riflessioni sui propri viaggi
personali e professionali».
Ho accettato comunque e mi hanno fissato la data in settembre.
A quell'epoca mi avevano già diagnosticato un cancro al pancreas,
ma restavo ottimista. Potevo essere tra quei pochi fortunati che
riescono a sopravvivere.
Durante la terapia, gli organizzatori del ciclo di conferenze
continuavano a spedirmi mail. Mi chiedevano: «Di cosa parlerà? La
preghiamo di mandarci uno stralcio del suo discorso». Ci sono
formalità da rispettare nel mondo accademico, anche se un uomo è
alle prese con altri problemi, per esempio provare a non morire. A
metà agosto mi hanno detto che bisognava mandare in stampa la
locandina della conferenza; dovevo decidere l'argomento.
Quella stessa settimana mi hanno dato la notizia: la cura cui mi
stavo sottoponendo non funzionava. Mi restavano pochi mesi di vita.
Sapevo che avrei potuto disdire la lezione. Avrebbero capito.
All'improvviso mi ritrovavo ad avere tante altre cose da fare. Dovevo
affrontare la mia sofferenza e la tristezza di quelli che mi amavano.
Dovevo buttarmi a capofitto negli affari di famiglia e sistemarli.
Eppure non riuscivo a togliermi dalla testa l'idea di preparare quel
seminario.
Il pensiero di tenere un'ultima lezione che sarebbe stata davvero
l'ultima mi rinvigoriva. Di cosa potevo parlare? Come l'avrebbero
accolta? E poi sarei riuscito a sostenerla?
«Si aspetteranno che rinunci» ho detto a mia moglie Jai. «E io
invece voglio farla davvero.»
Jai mi ha sempre incoraggiato, ha sempre saputo condividere ogni
mio entusiasmo, ma su quest'ultima lezione nutriva qualche dubbio. Ci
eravamo appena trasferiti da Pittsburgh nel sudest della Virginia, in
modo che alla mia morte Jai e i bambini potessero avere accanto i miei
cognati.
Jai riteneva che fosse mio dovere passare il poco tempo che mi
rimaneva con i nostri figli, a sistemare la nostra nuova casa, anziché
dedicare ore e ore a scrivere il discorso per poi tornare a Pittsburgh a
tenere la lezione.
«Dì pure che sono egoista» mi ha detto Jai, «ma ti voglio tutto per
me. Il tempo che passerai a preparare questa lezione è tempo sprecato,
perché sarai lontano dai bambini e da me.»
Capivo le sue ragioni. Da quando mi avevano diagnosticato la
malattia, mi ero ripromesso di dedicarmi solo a Jai e realizzare ogni
suo desiderio. La mia missione sarebbe stata alleviare tutte le fatiche e
le tristezze che le avrebbe causato, e allo stesso modo trascorrevo la
maggior parte delle mie notti insonni a programmare il futuro della
mia famiglia senza di me. Tuttavia, sentivo sempre il bisogno di tenere
quest'ultima lezione.
Durante la mia carriera accademica ho tenuto corsi e seminari
davvero interessanti, che hanno riscosso un discreto successo. Certo,
essere considerato il miglior oratore del dipartimento di informatica è
come essere il più alto dei sette nani. Ma a quel punto, avevo la
sensazione che in me ci fosse qualcosa; se ce l'avessi messa tutta sarei
stato capace davvero di fare qualcosa di unico. «Saggezza» forse è una
parola forte, ma proprio di questo si trattava.
Jai non ne era affatto contenta. Ne abbiamo discusso con Michele
Reiss, la psicoterapeuta che avevamo iniziato a vedere alcuni mesi
prima. E specializzata in terapie d'aiuto a famiglie nelle quali c'è un
malato terminale.

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