Gibson’s Legacy- K.L. Shandwick

SINTESI DEL LIBRO:
Mentre scuotevo la testa per le buffonate di Ruby, mi diressi lentamente
nel corridoio sul retro del bar, per andare verso la sala del personale. Era
stata una nottata lunga e intensa e non vedevo l’ora di respirare un po’
d’aria fresca, lontana dall’odore di birra stantia, dalla musica alta e dagli
studenti ubriachi.
Aprii la porta, entrai nella saletta e presi le mie cose, pronta ad andare
a casa. Mi sentivo a pezzi. Il sabato sera era sempre frenetico, soprattutto
quando c’era la musica dal vivo, ma lavare bicchieri e riempire bottiglie di
birra era un modo facile per arrivare a fine mese.
Mentre mi sciacquavo le mani, sentii un gemito, seguito da un rumore
di schiaffi, provenire dall’area comune che avevo appena attraversato.
Tornai sui miei passi, ma mi pentii di quella decisione non appena aprii la
porta.
Il mio cuore si bloccò quando vidi una scena che mi sarebbe rimasta
impressa nella mente per sempre. A volte accadono cose che vanno oltre
la nostra comprensione, e per me quello era uno di quei momenti.
Mi fermai all’improvviso e restai in piedi, immobile come una statua,
con la bocca spalancata. Non riuscivo a elaborare ciò che stavo vedendo,
in quel momento il mio cervello era privo di pensieri.
Gibson Barclay era sdraiato sul divano di pelle. Aveva i jeans abbassati
fino alle ginocchia e ci stava dando dentro con una ragazza bionda.
C’era qualcosa di grezzo e degradante in ciò che stavano facendo: fare
sesso occasionale era una cosa che non avrei mai capito.
Che schifo! Mi domandai se quel ragazzo pensasse mai a qualcos’altro.
Quella non era la prima volta a cui assistevo ad una performance privata di
Gibson. Il ricordo di un’altra scena simile mi attraversò la mente: una
notte, nel parcheggio del bar, lo avevo visto con una ragazza piegata sul
cofano della sua macchina.
Per fortuna, quella volta non avevo visto pezzi di pelle nuda, Gibson
aveva i pantaloni alzati. Avevo capito cosa stessero facendo solo dai
movimenti del suo corpo e dalle forti urla della ragazza.
In tutto, avevo assistito a una dozzina di incidenti.
In quel momento, la biondina era a cavalcioni su di lui ed era ovvio che
avessero saltato i preliminari, dal fatto che lei aveva ancora addosso gli
slip, che erano solo spostati di lato. In più, erano passati a malapena
cinque minuti da quando lo avevo visto chiacchierare al bar, dopo la sua
esibizione.
Cercai di arretrare in silenzio, ma la porta scricchiolò e Gibson spinse
in basso la testa della ragazza, appoggiandola sull’incavo del suo collo, in
modo da vedere chi ci fosse nella stanza. Guardò dritto verso di me, ma
non si fermò, anzi aumentò il ritmo delle sue spinte.
Ero paralizzata, avevo le guance in fiamme e il battito del mio cuore
accelerò.
Con un sorrisetto malizioso, Gibson continuò ad affondare dentro di
lei, ma i suoi occhi erano fissi nei miei. Era sconcertante come il fatto di
essere stato scoperto non lo turbasse. Sentire i gemiti della donna che era
ormai al culmine del piacere mi diede una scossa e ritrovai il mio
autocontrollo.
Uscii dalla stanza e richiusi la porta, ma non riuscii ad allontanarmi, mi
appoggiai su di essa e deglutii con forza.
Provavo sensazioni che non avrei dovuto provare nei confronti di quel
ragazzo. Gibson Barclay era in tutto e per tutto il sesso fatto persona. Se
Dio avesse voluto creare una creatura da sesso, sarebbe stato lui. Alto,
capelli castani, lineamenti perfetti, occhi grigi, corpo sodo, anzi,
muscoloso, e una pelle morbida e dorata, perfetta per essere leccata…
Il modo in cui si muoveva era decisamente ipnotico. Io provavo a non
essere attratta da ragazzi come lui, ma c’era qualcosa in Gibson, qualcosa
di così allettante…
Gibson poteva essere definito un vero uomo. Tutti volevano stargli
vicino e, nonostante la sua reputazione, ogni donna lo adorava e voleva
toccarlo, cosa che a Gibson andava più che bene.
Andai a sedermi su un gabinetto nei bagni. Lookin’ For a Good Time,
di Lady Antebellum, risuonava dalle casse. Cercai di distrarmi, scossi la
testa e scrissi un messaggio a Kace.
Sono bloccata in bagno… Gibson Barclay è in una “posizione
compromettente” nella saletta del personale.
Kace rispose immediatamente.
Non ti credo, voglio le foto!
Il messaggio di Kace fu come ricevere un pugno in pieno petto.
Esasperata e disgustata, mi chiesi se tutti gli uomini fossero dei maiali
quando si trattava di sesso.
L’unico uomo con cui fossi andata a letto era Kace, e solo dopo due
anni di relazione. Nonostante la sua insistenza, non avevo ceduto, volevo
sentirmi sicura di ciò che avrei fatto. Spettava a me decidere quando avrei
fatto sesso, e l’avevo fatto solo un paio di settimane prima.
Quello che Gibson stava facendo con quella ragazza era una cosa
umiliante, secondo me. Dal mio punto di vista, né lui né la ragazza
avevano alcun rispetto per sé stessi o per i loro corpi.
Circa dieci minuti dopo, sentii un piccolo tonfo e uno scricchiolio,
come se la porta fosse stata aperta. Fera, una delle ragazze del bar, entrò e
disse: «Gibson mi ha chiesto di dirti che hai il via libera».
Non riuscivo a credere alla sfacciataggine di quel ragazzo, che mi aveva
lasciata seduta lì per poi andarsene tranquillamente. Lurido bastardo
egoista. Ciò che peggiorava la situazione era l’espressione sul viso di Fera,
che lasciava trasparire il fatto che mi ritenesse la “fortunata conquista” di
Gibson, quella sera.
Arrossii all’idea che qualcuno pensasse che avessi fatto sesso con lui.
Stavo per ribattere, ma decisi che era meglio non farlo, non volevo attirare
l’attenzione sull’accaduto.
Passando per il bar, diretta verso l’uscita, mi sembrò proprio di
percorrere la “camminata della vergogna”. La prima cosa che vidi fu
Gibson; i suoi occhi erano incollati ai miei, ma io abbassai velocemente lo
sguardo sul pavimento e lo sorpassai.
Kace mi prese per un braccio. «Ehi, perché tanta fretta? Dove stai
andando?»
Borbottai che mi lasciasse andare, poi mi ritrassi dalla sua presa e gli
dissi che lo avrei aspettato in macchina. Volevo solo andarmene da lì, così
attraversai la porta che dava sul parcheggio.
Kace mi corse dietro. «Cristo, Chloe, aspettami. Cos’è tutta questa
fretta?»
«Seriamente? Ti ho scritto dicendoti che ero bloccata in bagno mentre
Gibson Barclay se la spassava di fronte a me, e la tua risposta è stata di
mandarti delle foto!» Marciai arrabbiata verso il suo pick-up, afferrai la
maniglia e la tirai, ma non successe niente. L’indifferenza che Kace aveva
avuto nei miei confronti mi aveva fatta arrabbiare così tanto che non
avevo realizzato che ancora non aveva aperto la macchina.
Kace mi raggiunse, preoccupato. Prendendomi il volto tra le mani,
piegò appena la testa per potermi guardare negli occhi. «Piccola, non eri
seria a proposito della cosa di Gibson, no?»
Vedendo il suo volto cinereo, capii che il suo messaggio era stata una
battuta.
«Pensi che scherzerei su una cosa del genere, Kace?» Scrutai il suo viso
e mi sentii ancora più furiosa per il fatto che avesse preso la questione così
alla leggera. Mentre Kace realizzava che ero arrabbiata, gonfiò le guance,
allontanò le mani dal mio viso e le infilò nelle tasche anteriori dei jeans.
«Tutti scherzano su quanto sia promiscuo, Chloe. Fare battute sul
comportamento da donnaiolo di Gibson è un classico, qui al campus.»
Lo sapevo bene, ma la cosa non cambiava niente. «Kace, io non sono la
maggior parte delle persone. E se questo è il tuo modo di scusarti,
risparmiatelo e portami a casa, per favore. Sono già stata delusa
abbastanza dagli uomini per stasera.»
Alzai di nuovo lo sguardo su di lui e vidi che aveva finalmente capito
quanto mi avesse scossa assistere a quella scena. Mi guardò pieno di
rammarico, mi strinse al petto e mi baciò la fronte.
«Cavolo, mi dispiace, piccola.»
Nei due anni in cui eravamo stati insieme, quella era la prima volta in
cui Kace non aveva capito l’importanza di una situazione.
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