Gioco D’amore- Veronica Scalmazzi

SINTESI DEL LIBRO:
Sgattaiolo fuori dalla stanza, lanciando un'occhiata a Carrie che
dorme profondamente. È praticamente l'alba e l'intero campus è ancora
immerso nel silenzio più totale. Esco dal dormitorio con indosso la mia
amata felpa dei Tigers, la squadra di calcio della nostra università. Mi
alzo il cappuccio in testa e raggiungo il mio posto segreto. Che poi non
è tanto segreto, lo è solo a quest'ora del mattino perché non gira anima
viva all'infuori della sottoscritta.
Un leggero venticello primaverile mi accarezza il viso, mentre mi
siedo ai piedi di una delle querce che circondano il vecchio edificio di
mattoni.
Alzo il capo, ne inspiro il profumo, poi chiudo gli occhi e mi lascio
abbracciare dai primi raggi di sole che si rincorrono fra le fronde
maestose del grande albero.
Amo questi momenti, perdermi nella quiete dell'alba e godermi la sua
bellezza silenziosa. Solo profumi, colori... Vita che scorre fra i secondi
di un tempo prezioso e unico. Perché nessuno può restituirti
quell'attimo, una volta che lo hai respirato è tuo per sempre.
Incancellabile.
Mi chiamo Piper Morris e sono una matricola.
Una banale, insulsa, matricola.
O almeno è così che mi definiscono la maggior parte degli idioti che
frequentano questa università. Diciamo che sono il classico cliché della
povera secchiona sfigata che nessuno si fila, ma non è un problema. Ve
lo assicuro. Fare colpo sul palestrato di turno, o diventare amica di finte
barbie che mi squadrano con disgusto da capo a piedi ogni santissimo
giorno, sono le ultime cose che desidero. Specialmente se una di
queste barbie è Betty Altman, capo cheerleader e stronza numero uno
di Santa Monica.
La detesto! È più forte di me. Detesto come si atteggia in aula davanti
ai professori e il veleno che sputa addosso a chi non asseconda i suoi
capricci. Per non parlare dell'arroganza con cui tratta chi non ritiene alla
sua altezza.
Io sono una di queste.
Ma con me ha fatto male i suoi conti, perché non mi faccio mettere i
piedi in testa da nessuno.
Deve ancora nascere la persona in grado di sopraffarmi.
Non sarò sexy e popolare quanto sua maestà perfettina, ma ho
sicuramente più cervello e coraggio di lei e delle sue amichette messe
insieme.
In fondo, crescere con quattro fratelli maschi ha avuto i suoi vantaggi.
Ho imparato a portare i pantaloni e a difendermi dalle ingiustizie. Non
solo verbalmente, ma anche con le mani.
Recupero dalla tasca della felpa il libro che mi ha consigliato qualche
giorno fa la mia amica Carrie.
Jimmy, il protagonista tormentato e sexy di questa storia, mi ha
letteralmente conquistata.
Riprendo la lettura da pagina sessantanove, esattamente dal punto in
cui sta facendo sua Veronica, la ragazza che ha messo sottosopra il
suo mondo fatto di eccessi, fama e segreti.
«Direi che il tipo sa il fatto suo» commenta all'improvviso una voce
profonda alle mie spalle.
Sobbalzo presa alla sprovvista. Il libro mi sfugge di mano, cadendo a
terra. Mi volto di scatto e due iridi marroni striate da pagliuzze dorate mi
osservano divertite.
Si appoggia con la spalla al tronco, le braccia conserte e l'aria
rilassata. Lentamente, fa scorrere lo sguardo sul mio corpo.
Da cima a fondo.
Sfacciatamente.
Come se non fosse dannatamente assurdo e incomprensibile.
«Pensi di continuare ancora per molto?»
Mi rialzo in piedi, nervosa.
Mi sarei aspettata chiunque, ma non lui.
Non Kade Evans.
Il capitano dei Tigers.
L'idolo indiscusso dell'intero campus.
Lo sportivo più sexy della contea.
Il punto debole di metà universo femminile.
Eccetto il mio.
«Gli occhi sono fatti per guardare» ribatte, sfoggiando un sorrisetto
malizioso.
È a petto nudo, indossa solamente un paio di pantaloncini da corsa e
ha i capelli neri scompigliati, come se ci avesse ripetutamente passato
in mezzo le dita.
«Se ti guardi intorno, vedrai che c'è di meglio.»
«Dipende dai punti di vista.»
Non si muove di un millimetro.
«Anche quello è un punto di vista.» Gli indico un punto a caso davanti
a lui, ignorando la sua affermazione. «Perché non lo segui?»
«Ho la sensazione di non esserti molto simpatico.»
Per essere uno tutto muscoli e sguardi ammiccanti, è piuttosto
sveglio e perspicace.
«Vuoi la verità?»
«Sempre.» E lo dice con una strana luce negli occhi.
«So chi sei. Tutti ti conoscono, o almeno lo credono, o ambiscono a
farlo. Ma non è il mio caso. In questo momento, per me, sei solo un bel
faccino che ha disturbato il mio silenzio.»
Incrocio le braccia al petto, nella sua stessa posa.
Mi aspetto che replichi, ma non lo fa. Mi sorride e basta.
«Ci si vede, Piper.»
Sgrano gli occhi, incredula.
Kade.
Evans.
Sa.
Il.
Mio.
Nome.
Com'è possibile?
Per mesi ho cercato di nascondermi, vestendo la maschera della
nerd insignificante che si aggira per il campus come la sfigata di turno.
Essere invisibile, o provare a esserlo, è da sempre il mio hobby
preferito.
Non lo faccio per paura o vittimismo, ma... perché voglio che la gente
mi veda davvero.
Voglio uno sguardo che vada oltre l'apparenza.
Un "ciao" che non si fermi solo alla bocca, ma che scavalchi il tempo
e abbia il sapore di un "A domani".
Voglio un sorriso che arrivi agli occhi.
Un abbraccio che urli amore.
Voglio una verità che mi disarmi dalle mie insicurezze.
Semplicemente voglio essere me stessa.
Senza trucchi, né inganni.
Io, con il mio bello e cattivo tempo.
E voglio che gli altri mi vedano per quella che sono, non per chi
vorrebbero che io fossi.
Fisso la sua figura snella e asciutta allontanarsi. I muscoli della
schiena gli si flettono a ogni passo. Non riesco a staccargli gli occhi di
dosso.
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