Gli occhi del tuo cuore – Alessandra Cigalino

SINTESI DEL LIBRO:
La casa era circondata. La pioggia scendeva a cascata,
inzuppando le divise scure dei venti uomini della S.P.Y. Le sentinelle
del capo mafia erano già state debellate, ora toccava solo al Boss.
Era arrivato il momento tanto atteso. I volti di Jack e dei suoi
compagni erano coperti da un cappuccio che permetteva a
malapena la vista delle pupille. Tra le mani stringevano fucili di alta
tecnologia che solo loro erano in grado di utilizzare.
Al cenno del loro capo, tutta la squadra si mosse, aprendo la porta
principale e quella sul retro. Alcuni rimasero di guardia, mentre Jack
corse sulle scale insieme ai fidati Mark e Peter. Dovevano
raggiungere il più velocemente possibile la stanza in cui il latitante
dormiva con la moglie.
Jack si accostò allo stipite della porta con la spalla destra e diede
il segnale ai due compagni. Fecero irruzione nella camera da letto e
le urla dei due coniugi rimbombarono tra quelle mura.
Jack e Peter presero le braccia robuste dell’uomo e gli legarono i
polsi, senza mai proferir la benché minima parola. Era prerogativa
assoluta: “mai una parola”. Nessuno avrebbe mai dovuto sentire le
loro voci. Sarebbe stato un errore fatale: “articolo 12 del codice: non
proferire mai parola durante l’azione. Pena: espulsione o morte.”
Seppur all’apparenza poteva sembrare una legge incomprensibile,
in realtà Jack sapeva bene quanto fosse estremamente importante
per la salvaguardia di ogni componente della S.P.Y. Una volta, uno
dei suoi uomini fu colto di sorpresa durante una lotta e si lasciò
scappare un’imprecazione. Fu espulso seduta stante dalla squadra,
ma, una volta tornato a casa, non appena girò la chiave della porta
d’ingresso, un colpo di pistola lo fece accasciare al suolo. Gli uomini
secondari del clan che la S.P.Y. aveva arrestato erano riusciti a
scovarlo, proprio grazie ad un “riconoscimento vocale”.
Mark ammutolì la donna con un sedativo ad effetto rapido.
Uscirono dalla stanza di corsa. Peter e Mark scesero le scale in
fretta, strattonando l’uomo, cercando di farlo camminare, anche se
lui, imprecando, urlando, chiamando i suoi uomini di fiducia, tentava
in ogni modo di ritardare l’uscita dalla sua abitazione.
Jack era dietro di loro. Attese di vederli raggiungere la fine della
scala per procedere alla discesa veloce. Ma proprio mentre stava
per incamminarsi, una porta alla sua sinistra si aprì di colpo. Jack
diresse subito l’arma verso quel rumore improvviso, stando in allerta
massima. A quel punto, iniziò a non capire più nulla.
Una fanciulla dagli occhi di ghiaccio, che brillavano in quel buio
assoluto, lo stava scrutando con il terrore nel volto. Era meravigliosa.
Jack non riusciva a proiettare lo sguardo lontano da quello
splendore. Ma chi era?
Avevano studiato alla perfezione tutti i componenti della famiglia,
ma non erano a conoscenza dell’esistenza di quella ragazza. Non
poteva nemmeno essere una parente lontana. Erano tutti schedati e
di quella meraviglia la S.P.Y. non sapeva nulla.
«Cosa sta succedendo?», chiese, a un tratto, la ragazza con una
voce così soave da inebriare i sensi di Jack a tal punto da non
permettergli neanche di muoversi.
«Helen entra in camera tua e chiudi la porta. Va tutto bene tesoro.
Non ti preoccupare. Sono amici di papà». Dall’ingresso, in fondo alle
scale, il Boss disse quelle parole con una dolcezza della quale Jack
rimase sbalordito.
“Papà? Ma… è impossibile! Lui non ha figli!”, pensò Jack, rimasto
immobile davanti a quell’incantevole fanciulla.
«No! Papà! Cosa…». Helen si proiettò contro Jack, quasi
inciampando nei suoi stessi piedi.
Il ragazzo se la ritrovò addosso e, pur avendo paura - per la prima
volta in vita sua - di farle del male, le prese i polsi, bloccandola.
La fanciulla si spaventò ancora di più, quasi come se non si fosse
accorta della presenza del giovane fino al momento in cui le prese le
mani.
«Chi sei? Cosa vuoi? Vai via! Lasciaci stare!».
Helen iniziò a dimenarsi e Jack non poté far altro che cingerle le
braccia intorno alla vita, facendola girare su se stessa, mettendo
così in pratica una delle mosse, imparate nella squadra, che per lui
erano diventate abitudine come bere un caffè.
La strinse forte a sé da dietro e cercò di farle raggiungere la
stanza, in modo tale da poterla rinchiudere all’interno. Ma, non
appena riuscì a oltrepassare la soglia, fu circondato dal profumo dei
lunghi capelli della ragazza. Li aveva così vicini al suo volto che, per
un attimo quel senso di smarrimento tornò a far capolino dentro di
lui.
Non doveva permettersi quell’errore. Non doveva distogliere
l’attenzione da tutto ciò che andava oltre la missione.
Helen riuscì a liberarsi con facilità dalla presa. Si girò di scatto e
mise la mano destra sul volto di Jack. Quando la ragazza sentì il
tessuto sotto le sue dita, sfilò al volo il cappuccio dalla testa di quello
sconosciuto.
Jack si fece scappare un’imprecazione. «No!»
La missione si stava compromettendo. La ragazza lo fissava con
uno sguardo di ghiaccio.
Il giovane agente le riprese dalle mani il cappuccio e se lo rimise
all’istante, ma ormai il danno era stato fatto. Anche nel buio la
fanciulla l’avrebbe riconosciuto. E poi si era fatto scappare un
gemito.
“Santo cielo! Ma cosa mi sta succedendo? Per quale motivo non
riesco ad andarmene? Perché mi guarda così profondamente?”.
Jack continuava a contemplare gli occhi della ragazza, mentre
Helen pareva stesse facendo altrettanto con il volto dello
sconosciuto.
Helen stava tremando, sia per la paura che per il freddo. Aveva
solo la camicia da notte e quella era una sera dove la tempesta
aveva fatto abbassare notevolmente la temperatura.
All’improvviso, Jack si sentì premere le spalle con il solito segnale.
Si voltò di scatto. Era Peter che lo fissava, mentre gli faceva i gesti
che solo la S.P.Y. conosceva. Ma quando, da un movimento della
mano del suo fedele compagno, Jack intuì una parola a suo avviso
impossibile, si girò verso Helen per scrutarla meglio. Si avvicinò
lentamente e le passò le dita davanti agli occhi. La ragazza stava
tremando, in piedi, senza muovere nemmeno una pupilla al
passaggio dell’indice davanti al suo viso. La ragazza era davvero
cieca. Quello che il Boss aveva detto a Peter era vero.
Il suo compagno cercò nuovamente l’attenzione del capitano,
intimandolo ad andarsene insieme a lui. Dovevano uscire prima
dell’arrivo di altri scagnozzi del Boss. Non dovevano fallire quella
missione e Jack la stava compromettendo per “occhi di ghiaccio” che
gli impedivano di respirare regolarmente.
Arretrò lentamente, continuando a rimirare lo splendore di quella
fanciulla. A un tratto, si fermò. Prese la coperta dal letto e,
lentamente, la posò sulle spalle di Helen che, a quel contatto, scattò
senza muoversi più del dovuto. La ragazza rimase lì, ai bordi del suo
letto, in piedi, con il terrore che le impediva di parlare.
Jack si decise a uscire dalla stanza. Due dei suoi uomini lo
attendevano alla porta d’ingresso. Quando si trovò fuori dalla villa,
prima di salire sulla jeep Dodge scura, si voltò verso quella che
doveva essere la finestra della camera di Helen. I loro sguardi si
incrociarono. Sembrava che quella ragazza lo stesse fissando. Ma
anche se non lo vedeva, lui vedeva lei e quello, per Jack, fu un tuffo
al cuore.
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