Futurabilità – Franco «Bifo» Berardi

SINTESI DEL LIBRO:
Intrappolati nella loro impotenza i popoli hanno perso la calma.
La cultura hipsterica del cool sta perdendo terreno, ma al
contempo prevale un’ondata di sragione. Dalle forze convergenti
del free speech libertario e della tecnologia connettiva è emersa
una mente post-alfabetica e al tempo stesso iperspressiva.
Un’intera cultura – quella online – ha devastato la ragione
politica, e il risultato è un flusso di linguaggio e di
neurostimolazione che travolge le facoltà di elaborazione
razionale e di esperienza emotiva.
La tempesta di merda – shitstorm, termine impiegato dal
filosofo Byung-Chul Han – è la forma generale della
comunicazione nell’infosfera ipersaturata. Innumerevoli
tempeste di merda, sommandosi, hanno trasformato l’infosfera
globale in uno tsunami di merda che ha disattivato
l’universalismo della ragione, ridotto la sensibilità e distrutto i
fondamenti del comportamento etico.
Il risentimento identitario ha sostituito la solidarietà sociale, e
la cultura dell’appartenenza ha sostituito la ragione universale.
Le eredità dell’umanesimo e dell’illuminismo sono state azzerate
insieme all’eredità del socialismo. Eppure proprio il socialismo
ritorna come rivendicazione sociale (salariale, di reddito, ecc.) in
una cornice aggressivamente nazionalista: per quanto
agghiacciante possa apparire, il nazionalsocialismo è il discorso e
il programma politico di Trump, di Putin, di Salvini, di Orbán, di
Erdogan, di Modi.
Questo nuovo nazionalsocialismo promette di restaurare la
sicurezza economica distrutta dal globalismo liberista, e di
rafforzare la nazione respingendo i migranti e moltiplicando i
fronti di competizione. Il non detto che sta sullo sfondo è
l’eredità del colonialismo, la fine del privilegio imperialista: un
serbatoio di conflitti identitari che non riescono a trovare alcuna
ricomposizione internazionalista.
PURITANESIMO E CULTURA ONLINE
Nel suo discusso Kill All Normies, Angela Nagle ipotizza come
l’alt-right – la «destra alternativa» nata online, che negli USA ha
avuto un ruolo cruciale nell’ascesa di Donald Trump – sia l’effetto
di una polarizzazione che è anche risultato delle politiche
identitarie della sinistra, della trasgressione come bandiera, del
femminismo puritano, del vittimismo gay, della politica delle
quote: «Le politiche online sono un prodotto dello strano periodo
di ultrapuritanesimo in cui viviamo».
È interessante che Nagle colleghi l’ascesa delle politiche
identitarie con l’ultrapuritanesimo. La rigidità puritana,
l’incapacità di cogliere le sfumature e di decifrare l’ambiguità, è
un tratto emergente della mente digitale. Nel suo romanzo
Purity, Jonathan Franzen suggerisce che la peculiarità essenziale
della generazione millennial stia proprio nel rifiuto
dell’ambiguità e nella binarizzazione della sensibilità. Il
semplicismo moralista, l’aggressività contro l’impuro,
l’irritazione contro l’incompatibile, sono le manifestazioni
politiche della binarizzazione puritana.
L’onda di risentimento aggressivo che ha travolto la
democrazia deriva anzitutto dalle condizioni di impotenza
politica e di impoverimento sociale, certo; ma non si spiega
pienamente se non come effetto di una mutazione che –
attraverso l’illimitata intensificazione dell’infostimolazione e
dell’infosimulazione – investe anche il linguaggio, l’inconscio,
l’autopercezione.
È ancora Nagle a ribadire come il successo di Trump vada
collegato all’emergenza della cultura online quale spazio
egemonico della formazione del sentimento pubblico
contemporaneo: «Il trionfo dei trumpisti è anche la vittoria nella
guerra contro i media mainstream, oggi disprezzati dalla
maggioranza dei votanti e dalle sottoculture internettiane sia di
destra che di sinistra. […] Forse ricorderemo l’anno 2016 come
quello in cui è morto il dominio dei media ufficiali sulla politica
formale. Mille meme con Trump/Pepe The Frog sono sbocciati, e
un grande Uomo Forte/troll di Twitter che esibiva la propria
ostilità verso i media mainstream e l’establishment di entrambi i
partiti è riuscito a prendere la Casa Bianca senza e contro di
loro». E quando c’è da descrivere l’atmosfera psicoetica
dell’epoca dei meme e di Trump, Nagle non può che ricorrere a
queste parole: «Uno spirito di profondo cinismo nichilista è
venuto a galla nella cultura dell’Internet mainstream, ed è
divenuta dominante una forma assurda di un umorismo
malvagio».
ILLUMINISMO OSCURO
L’espressione «Dark Enlightenment» è stata coniata dal filosofo
inglese Nick Land. Principale figura della CCRU (Cybernetic
Culture Research Unit) negli anni Novanta, Land nasce come
pensatore di estrazione marxista, ma è da tempo allineato su
posizioni alt-right definendo un filone neoreazionario che è
contemporaneamente suprematista, antifemminista e
antiegualitario.
Come ricordato da Yuk Hui su e-flux, «fondamentalmente il
movimento neoreazionario e l’alt-right sono espressione
dell’ansietà nata dal fatto che l’Occidente è incapace di affrontare
la globalizzazione mantenendo il privilegio di cui ha goduto negli
ultimi duecento anni». In assenza di ogni progetto di
internazionalismo postcoloniale, la dinamica del declino
occidentale ha provocato un contraccolpo reazionario: non un
tentativo di assimilare e gestire un declino inarrestabile, ma di
fermarlo e rovesciarlo, così da riaffermare il privilegio della
classe media occidentale. «Make America Great Again!» è lo
slogan che meglio sintetizza questo spirito risentito.
E però questa sollevazione cinica di massa non è il risultato di
una conversione ideologica, quanto l’effetto dell’alluvione
digitale. Il flusso ha sommerso la mente critica, e il panico
identitario ha preso il sopravvento. Il problema è che nessuna
azione linguistica avviata all’interno di questa tempesta
semiotica può rovesciare il suo effetto: rumore bianco del
significato.
Di nuovo Nagle collega l’influenza culturale dell’alt-right al
concetto gramsciano di egemonia: «Sembra che nelle guerre
culturali online, i più attenti ad applicare strategicamente
concetti di sinistra come la teoria gramsciana dell’egemonia e
della controegemonia, siano proprio quelli della destra».
L’egemonia dell’alt-right non si fonda in realtà sul consenso
ideologico, ma su una mise en abyme del senso, una
centrifugazione del significato. Eccolo, lo tsunami di merda
identitaria. La sinistra contribuisce a questo mulinello perché è
la sola maniera di esistere, seppur senza alcuna efficacia.
Il discorso politico moderno era essenzialmente finalizzato
alla persuasione e alla costruzione di consenso, mentre
l’infoflusso contemporaneo genera pervasione e saturazione del
tempo di attenzione disattivando la facoltà critica, la capacità di
distinguere tra vero e falso, tra bene e male.
La facoltà critica, la capacità di formulare giudizi su quel che è
buono o vero, non è un dato naturale, ma l’effetto di
un’organizzazione della sfera della comunicazione sociale.
Secondo Jack Goody (vedi The Domestication ofthe Savage Mind)
il pensiero logico può nascere solo quando sono disponibili testi
scritti. Quando la tecnologia di Gutenberg si diffuse in Europa,
all’inizio della modernità il pensiero logico divenne capacità di
giudizio critico socialmente diffuso. L’accesso popolare al
dibattito politico e la partecipazione alle decisioni collettive fu
una conseguenza della disponibilità estesa di testi, e della
creazione di una sfera pubblica discorsiva.
In seguito alla diffusione di Internet, la proliferazione di fonti
di informazione crea una nuova infosfera e intensifica la
circolazione di segni con l’effetto di un’accelerazione illimitata
del tempo mentale. L’esposizione della mente cosciente ai
contenuti portati dal mediascape diviene così rapida, così breve,
che l’elaborazione critica viene ad essere disattivata.
Marshall McLuhan ha anticipato questo processo in Capire i
media. Secondo lui, quando la sequenzialità della mente
alfabetica è sostituita dalla simultaneità elettronica, il pensiero
tende a passare dalla modalità dell’elaborazione critica alla
modalità della mitologia.
Il ritorno dell’identificazione mitologica ha modellato la
cultura politica dei decenni passati, in seguito alla
visualizzazione del discorso pubblico (Nicholas Mirzoeff,
Introduzione alla cultura visuale).
Poi internet ha assorbito ogni flusso semiotico nell’oceano
della navigazione online, ingoiando nel mulinello sia i segni
visuali che quelli verbali, cancellando la possibilità stessa di
discriminazione critica tra vero e falso, tra bene e male.
Illuminismo oscuro.
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