Cuori Infranti – Jean Joachim

SINTESI DEL LIBRO:
Quando il suo alter ego, Breaker Winslow, morì in un incendio, Rick
Winslow si sentì come rinato. Chiudendo gli occhi, riusciva ancora a
percepire quel calore e a sentire l’odore del fumo. La paura si
impossessava di lui ogni volta che sentiva ardere il fuoco in un camino o il
profumo di un barbecue. Quando la sua elegante villa a Manhattan fu
totalmente distrutta, Rick si rifugiò in campagna. Ritornando nella sua
città natale, trovò tutto ciò che aveva cercato: la solitudine, in una casa
con un terreno di quaranta ettari.
Parcheggiò nel vialetto della sua nuova casa. In piedi accanto alla sua
auto, esaminò l’edificio. Trasandato, fatiscente e inquietante furono le
parole che gli vennero in mente. Rick Winslow si avvicinò con cautela alla
fattoria pericolante. Fortunatamente, il terreno era abbastanza vasto da
garantirgli un po’ di privacy e da tenere lontani i vicini ficcanaso. La
struttura era così lontana dalle sue abitudini di vita da farlo rabbrividire.
C’era un comignolo di mattoni sulla sinistra. Una volta entrato in
quella vecchia topaia, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata
murare il camino.
Ritornare a Pine Grove non era stata una scelta. Quello era rimasto
l’unico posto in cui potesse nascondersi, evitando gli sguardi degli
estranei. Avrebbe vissuto in pace, avrebbe preso un cane e forse avrebbe
anche iniziato ad allevare galline, per avere le uova fresche. La sua vita
precedente era finita e il suo futuro era lì.
Sua cugina Mindy aveva trovato la proprietà. Lui era andato a vederla
lo stesso giorno e il giorno dopo aveva fatto un’offerta per comprarla. La
maggior parte del terreno era in aperta campagna. L’avrebbe lasciato
incolto per far ricrescere gli alberi, come un muro dietro il quale
nascondersi.
Tirò fuori un berretto dalla tasca posteriore e se lo calcò sulla fronte,
seguendo le istruzioni del dottore.
«Resti lontano dal sole. Il suo viso resterà sensibile per un po’, forse
per sempre. Metta ogni giorno la protezione solare e indossi un cappello.
Stia lontano dalla spiaggia e starà bene. Presto le cicatrici svaniranno e lei
avrà di nuovo un bell’aspetto.»
Un bell’aspetto? Secondo quali standard? Non avrebbe mai più avuto
un bell’aspetto e non sarebbe mai più stato Breaker Winslow, modello,
attore e idolo da copertina. Quando Breaker Winslow aveva ignorato i
vigili del fuoco e si era precipitato al secondo piano della sua villa per
cercare il suo golden retriever, non aveva idea di quanto l’incendio fosse
diventato feroce.
Era riuscito a sollevare Ralph ma, facendosi strada verso l’uscita, era
stato colpito da una trave. Aveva lasciato cadere il cane, che era rimasto
sepolto sotto un mucchio di macerie in fiamme, cadute dal soffitto. Aveva
perso conoscenza ed era stato salvato dai vigili del fuoco. Le cicatrici sul
suo viso non potevano guarire con qualche cerotto e Ralph era morto
comunque.
Adesso era soltanto Richard B. Winslow. Sì, «B» come Breaker. Rick
per la sua famiglia e i suoi amici d’infanzia. Non potendo più fare il
modello, Rick non aveva nessun altro lavoro. Quando la notizia si diffuse,
i paparazzi iniziarono a perseguitarlo. Ogni sforzo di nascondersi falliva e
non passò molto tempo prima che l’orribile immagine del suo volto
apparve sui giornali.
Abbandonato dal pubblico che l’adorava, dai suoi amici, dalle tre
donne con cui andava a letto e persino da sua madre, era diventato un
recluso. Per un anno, si era nascosto in casa di sua cugina, finché il suo
viso non aveva smesso di dominare le pagine dei giornali. L’intervento
aveva funzionato, ma non avrebbe mai più avuto lo stesso aspetto. Aveva
ancora i suoi folti capelli castani, i suoi occhi penetranti, dello stesso
colore del mare dei Caraibi, e un fisico scolpito dalle ore trascorse in
palestra, ma niente di tutto questo contava più.
Sarebbe stato meglio se fosse morto nell’incendio insieme a Ralph. La
sua vita si era sgretolata come un toast bruciacchiato. Non gli era rimasto
più niente, nemmeno il suo amato cane. Dopo aver preso in
considerazione il suicidio, aveva permesso alla sua cara cugina di
convincerlo a ritornare alle sue radici, dove sarebbe stato accanto a lei e
avrebbe ritrovato la pace.
Rimase lì, senza avere alcuna idea di quale sarebbe stata la sua
prossima mossa. Un suono proveniente dalla lunga strada che confinava
con la sua proprietà lo fece trasalire. Alcune persone si stavano
avvicinando. Lui si nascose dietro un mucchietto di alberi e rimase a
guardare.
Un’auto si avvicinò al confine della sua proprietà e si fermò. Un uomo
scese dal sedile anteriore. Rick sentì la voce di un bambino che urlava dal
sedile posteriore.
«Non farlo papà, non farlo!»
L’uomo si riavvicinò all’auto e uscì con un cagnolino in braccio.
«Mi dispiace, tesoro. Dobbiamo farlo. Ha bisogno di cure e noi non
abbiamo denaro.»
Rick osservò l’uomo mentre lasciava il cane sul prato e risaliva in
macchina. Il bambino disse di nuovo qualcosa dal sedile posteriore, ma
Rick non riuscì a distinguere le parole.
«Starà bene qui. Qualcuno si prenderà cura di lui. Accidenti, tesoro, è
un cane. Può catturare i topi e mangiarli. Starà bene.» L’uomo risalì in
auto e sbatté lo sportello, poi abbassò il finestrino. «Addio, Sparky.
Prenditi cura di te.»
Un bambino si sporse dal finestrino posteriore.
«Sparky!» esclamò, cercando di raggiungere il cane.
Il veicolo accelerò e decollò lungo la strada, passando in dieci secondi
da zero a cento chilometri orari. Il bambino continuò a piangere finché
l’auto scomparve in lontananza. Il cagnolino le corse dietro. Rick iniziò a
inseguirlo.
Dopo più di un isolato, il cagnolino crollò, ansimando. Man mano
che si avvicinava, Rick si accorse che il cagnolino era un carlino. Era
disteso su un fianco, respirava affannosamente e aveva la lingua penzoloni.
Mentre Rick si avvicinava, il cagnolino si voltò, si sollevò sulle zampette,
poi si acquattò ringhiando.
Rick fece un passo indietro. Il cagnolino rimase fermo, poi si voltò,
guardando nella direzione di un’indistinta nuvola di polvere, lasciata
dall’auto in lontananza. Voltò la testa per tenere lo sguardo fisso sull’auto,
o almeno così sembrava.
«Mi dispiace, piccolo. Non c’è più niente da fare. Sono andati via,»
disse Rick.
Il cagnolino lo guardò, poi si accucciò, distendendo le zampette
posteriori e appoggiando il muso sulla strada.
«Faresti meglio ad alzarti prima che ne arrivi un’altra.» Ma Rick
sapeva che non sarebbe passato più nessuno per parecchio tempo da
quella strada solitaria.
«Vieni con me, ho un po’ di pollo,» gli disse, avvicinandosi. La
creaturina si sollevò, fece qualche passo, girò in tondo alcune volte e fece
un po’ di pipì sull’erba. Poi ritornò al suo posto, guardò nella direzione in
cui il suo padroncino si era allontanato, appoggiò il muso sulle zampette e
non si mosse.
«Non puoi restare ad aspettare lì. Mi hai sentito?»
Il cagnolino lo ignorò.
«Non torneranno a prenderti! Ti hanno abbandonato! Scaricato!
Non ti vogliono!» urlò lui. Il carlino lo guardò, poi tornò a rivolgere lo
sguardo sulla strada.
Gli occhi di Rick si riempirono di lacrime. «Stupido cane. Va bene, se
vuoi restare ad aspettare, che mi importa? Sarà il tuo funerale.»
Abbassando la voce, con le spalle curve, si voltò e si diresse verso casa.
Una volta raggiunto il portico cadente, si fermò e si voltò a guardare. Il
cagnolino non si era mosso.
«Capisco come ti senti. Nemmeno da me tornerà nessuno, amico,»
borbottò tra sé. Dopo un ultimo sguardo al carlino, aprì la porta ed entrò
in casa.
* * * *
La sua cena prevedeva pollo arrosto, insalata di patate e insalata di
cavolo, comprati in gastronomia. Tagliò un po’ di pollo e riempì un
piattino. Camminando verso la strada, notò che il cagnolino non aveva
cambiato posizione. Stavolta, il carlino non gli ringhiò mentre si
avvicinava, ma si voltò ad annusare. Rick mise il piattino davanti al
cucciolo.
«Ho provato a spiegartelo. Non ti vogliono. Credimi, ti sto dicendo la
verità. Non torneranno. Non hai più una casa adesso, proprio come me.
In un certo senso, tranne per il fatto che io ho una casa. Tu non hai niente.
Lo so, non è molto carino da parte mia sottolinearlo. Voglio solo che ti
allontani dalla strada.»
Il cagnolino mangiò il pollo e agitò la coda per un attimo. Starnutì in
direzione di Rick, poi riprese il controllo.
«Salute.» Rick aprì una bottiglia d’acqua e riempì la ciotola ormai
vuota. Il carlino lo guardò. Quando Rick fu a distanza di sicurezza, bevve
tutta l’acqua. Rick scosse la testa.
Quando il sole tramontò, l’aria si rinfrescò, rendendo l’atmosfera
perfetta per una bella dormita. Lui sbadigliò e stiracchiò le braccia.
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