Italia occulta. Dal delitto Moro alla strage di Bologna. Il triennio maledetto che sconvolse la Repubblica – Giuliano Turone

SINTESI DEL LIBRO:
Il triennio 1978-1980.
La presenza incombente della loggia massonica P2
1. I tre fattori storici peculiari alla base dell’Italia occulta
Alcuni fattori storici piuttosto singolari hanno reso questo nostro
paese sensibilmente diverso da tutte le altre democrazie dell’Europa
occidentale.
Anzitutto le mafie storiche. Secondo alcuni studiosi, tra cui Nicola
Tranfaglia, esse hanno una matrice comune che si è sviluppata
lentamente a partire da diversi secoli fa, quando il Mezzogiorno era
formalmente dominato da potenze straniere le cui capitali erano molto
distanti e i cui domini territoriali erano molto estesi: i bizantini, gli
arabi, gli spagnoli. Anche questi Stati assoluti del passato avevano una
loro legalità ed erano più o meno in grado di far rispettare le leggi.
Però con notevoli eccezioni: avendo domini così estesi, riuscivano a
esercitare l’autorità e a far rispettare le leggi solo nei territori più
facilmente raggiungibili, e non nelle aree geografiche lontane dalla
Capitale.
1
La Sicilia e la Calabria, in particolare, si sono trovate per lunghi
periodi di tempo in questo tipo di situazione. Con la conseguenza che,
per molti secoli, non c’è stata nelle due regioni nessuna autorità statale
che fosse capace di tenere sotto controllo il territorio. 2 In questo
lunghissimo vuoto di potere legale, sono nati gruppi spontanei dotati
di un potere di fatto, che hanno preso il posto dell’autorità statale
assente, imponendo la propria legge personale basata su
intimidazione, violenza e sopraffazione. Da questo seme è germogliato
e si è sviluppato gradualmente il potere illegale delle mafie storiche.
La situazione è stata poi ereditata dai Borboni del Regno delle Due
Sicilie, che non hanno saputo farvi fronte e che anzi hanno aggravato
la situazione, tra l’altro delegando funzioni di ordine pubblico alla
camorra, che in origine era semplicemente un fenomeno di
delinquenza urbana dei bassifondi di Napoli. In questo modo la
camorra si è consolidata e sviluppata, ottenendo a poco a poco la
promozione a terza mafia del nostro paese.
Il radicamento di mafie storiche dure a morire e la commistione di
fatto, durata troppo a lungo, tra potere formale e potere criminale
hanno avuto per il nostro paese conseguenze devastanti, senza pari in
nessun altro luogo dell’Europa occidentale. Questa è la prima
differenza sostanziale tra l’Italia e gli altri paesi europei.
La seconda grande peculiarità del nostro paese è il fatto di avere
avuto mille anni di papa re. Lo Stato della Chiesa ha avuto certamente
il pregio di contribuire a far sì che Roma diventasse una delle più belle
città del mondo, se non la più bella, ma ha contribuito anche a
ritardare di molto il momento in cui i sudditi acquisiscono la
consapevolezza che consente loro di diventare cittadini, attenti agli
interessi della collettività e dotati di un proprio senso delle istituzioni.
È forse una conseguenza di questa peculiarità storica il fatto che in
Italia l’educazione civica nelle scuole sia sempre stata una
Cenerentola.
Inoltre – va detto con franchezza – il millennio pontificio ha
prodotto altri lasciti ingombranti che hanno influito in modo
determinante, attraverso la presenza dello Stato-Città del Vaticano nel
cuore di Roma, sul percorso storico-politico del nostro paese dal 1870
sino a oggi. Gli esempi che si potrebbero fare sono molti, ma basterà
qui menzionare il ruolo deleterio (su cui questo libro avrà modo di
soffermarsi) che ha assunto nella storia italiana del secondo
Novecento lo Ior (Istituto per le opere di religione), la banca vaticana
di cui l’arcivescovo Paul Marcinkus è stato presidente dal 1971 al 1989.
3* È stato accertato infatti che lo Ior ha intrattenuto rapporti intensi
con il sistema di potere occulto della loggia massonica Propaganda 2
(P2) di Licio Gelli e del suo cervello finanziario Umberto Ortolani; con
la finanza d’avventura di Michele Sindona e Roberto Calvi, affiliati alla
loggia P2; nonché – attraverso i massicci riciclaggi di denaro mafioso
gestiti da questi ultimi – con la Cosa Nostra siciliana e siculoamericana. Anche su tutto ciò questo libro avrà modo di soffermarsi.
Terza importante peculiarità italiana è quella di avere avuto,
proprio sul confine determinato a Yalta, 4* il più grande Partito
comunista del mondo occidentale. Anche questa è stata una peculiarità
carica di conseguenze. Dopo Yalta – e quindi dopo la caduta del
fascismo – la presenza in Italia di un Partito comunista così forte (e
che nei primi lustri guardava in effetti con simpatia al blocco sovietico)
ha suscitato gravissime preoccupazioni negli ambienti della Nato. 5* In
quel contesto, paradossalmente, le mafie storiche e altri fenomeni di
antistato, nemici della nuova Costituzione, si son visti attribuire – e si
sono attribuiti – un ruolo di prezioso baluardo anticomunista.
Hanno cominciato gli americani, benemeriti per averci aiutato a
liberarci dalla dittatura, che però, dopo lo sbarco in Sicilia, hanno
contribuito a consegnare vari comuni siciliani e calabresi nelle mani di
sindaci che erano i boss mafiosi locali, per evitare il più possibile il
rischio di aprire la strada a sindaci comunisti. 6 È stato un fatto che ha
conferito alle mafie storiche una tremenda forza di inserimento nei
gangli del nuovo Stato, che già nasceva in un paese messo a dura prova
dal ventennio fascista e dalle pesanti conseguenze belliche.
Successivamente, come si vedrà, sono nati altri meccanismi
destinati a prolungare il più possibile l’isolamento e la lontananza dal
potere del temuto Partito comunista italiano (Pci). Meccanismi che
hanno variamente continuato a esistere e operare, per mantenere in
vita il cosiddetto fattore K (dal russo Kommunizm), 7 anche quando
ormai, a partire dai tempi della Primavera di Praga, 8* il Pci aveva
preso le distanze dal blocco sovietico. 9 Inoltre si sono prodotte spinte
che, a prescindere dal pericolo sovietico, provenivano da ambienti
interessati a mantenere invariati gli equilibri politici e a non perdere i
vantaggi che traevano dal permanere di una strategia della tensione:
mafie storiche, ambienti vari di malaffare e di eversione che non
disdegnavano mezzi estremi come lo stragismo, ma anche ambienti
politici che, per mantenersi al potere, erano interessati a continuare a
sventolare la bandiera del pericolo comunista
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