Istruzioni per diventare fascisti – Michela Murgia

SINTESI DEL LIBRO:
Necessaria premessa di metodo
Scrivo contro la democrazia perché è un sistema di governo
irrimediabilmente difettoso sin dall’origine. È falso quello che ha detto
Winston Churchill, cioè che la democrazia sia il metodo di governo peggiore
eccetto tutti gli altri: la verità è che è il peggiore e basta, ma è sempre difficile
dirlo apertamente, nonostante nell’esperienza quotidiana questa evidenza sia
piuttosto lampante.
Il libro che avete in mano nasce per dimostrare non solo che la democrazia
non serve ed è anzi dannosa allo stare insieme, ma anche per provare che la
sua alternativa piú sperimentata – il fascismo – è un sistema di gestione dello
Stato assai migliore, meno costoso, piú veloce e piú efficiente. Questo testo
vuole essere uno strumento di comprensione utile soprattutto alla classe piú
colta sfinita dalla democrazia, perché alla massa popolare non è mai stato
necessario spiegare che il fascismo è meglio. Con la segreta saggezza dei
semplici, i popoli lo sanno già e infatti periodicamente, stanchi
dell’incapacità del sistema democratico di risolvere i loro problemi, al
fascismo tornano volentieri in modo quasi spontaneo.
Dico quasi non a caso, perché a volte il fascismo deve un po’ aiutarsi per
affermarsi; all’inizio della loro parabola storica le democrazie tendono infatti
a essere molto ostili nei suoi confronti e organizzano il dissenso anche con
metodi spudorati, tipo fare leggi per renderlo illegale. Il fascismo per fortuna
sa aspettare. È come un herpes – gli organismi primari sono sempre quelli da
cui si impara di piú – che può resistere interi decenni nel midollo della
democrazia facendo credere di essere scomparso, salvo saltare fuori piú virale
che mai al primo prevedibile indebolimento del suo sistema immunitario.
Una democrazia giovane, specialmente se nata da una guerra o da una
rivoluzione civile, sarà molto reattiva al fascismo, ma una democrazia –
poniamo caso – con addosso una settantina d’anni avrà perso gran parte della
memoria iniziale di sé e avrà seppellito i testimoni oculari che con i loro
racconti reggevano la sua retorica. Inoltre si sarà logorata e corrotta a
sufficienza da valutare dei compromessi di principio via via piú significativi
con altri metodi di governo. A quel punto, se il fascismo sarà scaltro e saprà
cogliere l’opportunità potrà arrivare a governare interi Stati senza nemmeno
dover imbracciare un’arma: saranno gli strumenti della democrazia stessa a
consentirgli di affermarsi e finalmente di prevalere.
In questo preciso momento storico abbiamo infatti a disposizione
un’esuberanza di strumenti di controllo delle masse che nessun fascismo del
secolo scorso ha avuto mai e questo ci permette di sperimentare qualcosa di
inedito: sorgere dal cuore di un sistema democratico pluridecennale e
dominarlo senza mai dover ricorrere a un’azione militare interna o esterna.
Manipolando gli strumenti democratici si può rendere fascista un intero paese
senza nemmeno pronunciare mai la parola «fascismo», che comunque un po’
di ostilità potrebbe sollevarla anche in una democrazia scolorita, ma facendo
in modo che il linguaggio fascista sia accettato socialmente in tutti i discorsi,
buono per tutti i temi, come fosse una scatola senza etichette – né di destra né
di sinistra – che può passare di mano in mano senza avere a che fare
direttamente con il suo contenuto.
Il contenuto. Ecco il problema essenziale. Non posso nascondere il fatto
che sia problematico e su quello, almeno nella fase iniziale, non si vincerà
facilmente la sfida con la democrazia. Non sono piú i tempi in cui si possa
affermare la superiorità di una razza in modo esplicito o dire apertamente che
non tutte le opinioni hanno diritto di essere espresse, soprattutto se sono
contrarie all’interesse dello Stato. Lo si può pensare, ovvio, e in certe
circostanze persino dirlo, ma proporsi come un sistema che lo afferma come
manifesto politico potrebbe essere all’inizio complicato. Per tale ragione in
queste pagine non troverete qualcosa che si possa definire «le idee fasciste».
Provare ad affermare il fascismo sul piano delle idee è un processo cosí
lungo, complicato e conflittuale che alla fine si rivela inutile. Troppi gli anni
di retorica. Troppe le giornate della memoria. Troppa la fuffa ideologica sulla
Resistenza che ha fatto sí che del nonno partigiano si ricordino tutti e del
nonno fascista nessuno mai. Scendere nel merito di queste idee non è
produttivo: se si agisce sul metodo, invece, le cose verranno da sé.
Poiché infatti in politica metodo e contenuto coincidono, il metodo
fascista ha il potere della trasmutazione alchemica: se applicato senza
preclusione ideologica trasforma in fascista chiunque lo faccia proprio,
perché – come direbbe Forrest Gump – fascista è chi il fascista fa. Quelle che
seguono sono quindi istruzioni di metodo e in particolare istruzioni di
linguaggio, l’infrastruttura culturale piú manipolabile che abbiamo. Perché
mai uno dovrebbe rovesciare le istituzioni se per ottenerne il controllo gli
basta cambiare di segno a una parola e metterla sulla bocca di tutti? Le parole
generano comportamenti e chi controlla le parole controlla i comportamenti.
È da lí, dai nomi che diamo alle cose e da come le raccontiamo, che il
fascismo può affrontare la sfida di tornare contemporaneo. Se riusciamo a
convincere un democratico al giorno a usare una parola che gli abbiamo dato
noi, quella sfida possiamo vincerla.
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