Io, Agrippina- Andrea Carandini

SINTESI DEL LIBRO:
Al tempo di Augusto
Echi del bisnonno
Quando mia madre ha perduto sua madre Giulia, finita in esilio nel 2 a.C.,
ha lasciato la casa del patrigno Tiberio ed è andata a vivere a palazzo per
sette anni dal bisnonno Augusto; aveva allora dodici anni. Erano con lei i
fratelli Gaio e Lucio Cesari, di diciotto e quindici anni, e Agrippa, di dieci.
Augusto giocava spesso a dadi con sua nipote Agrippina e le ha insegnato
a leggere e scrivere in modo chiaro, come quando si parla: «Impegnati a
scrivere in modo non pretenzioso», le diceva. Lei ha imitato anche la grafia
del nonno, tanto lo ammmirava, al punto da renderla indistinguibile dalla
sua. Augusto le ha insegnato anche a non dividere le parole e se una di esse
non entrava alla fine della riga, la parte che mancava doveva essere scritta al
disopra. Al contrario dei visionari e degli eruditi, che vedono solo il grande
o solo il piccolo, le grandi personalità sono lungimiranti ma vedono anche
il pelo nell’uovo.
Gioco e insegnamento avvenivano nell’atrio della parte privata del
palazzo, dove aveva tenuto scuola anche il grammatico e pedagogo Verrio
Flacco
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. Questo atrio era appartenuto, due generazioni prima, a Catulo
(tav. 7)
2 e portava ancora il suo nome. Era stato lui ad aver riconosciuto nel
piccolo Ottavio che poi sarà Augusto il bambino apparsogli in sogno a cui
Giove aveva affidato l’immagine della cosa pubblica accogliendolo in
grembo come un figlio...
La casa privata di Augusto (tavv. 9a, 12-13) si trovava a sinistra del tempio
di Apollo. Era stata costruita sopra due strade interrate e avvalendosi di tre
case più antiche riutilizzate e ristrutturate: quella di Catulo, quella di un
signore di cui ricordo che allevava murene nel suo giardino (tav. 7) e quella
di Ortensio (tav. 8a), che stava dirimpetto alla capanna di Romolo. Ho
capito queste trasformazioni quando la casa è diventata mia, per cui ho
potuto raccogliere notizie e scuriosare tra pavimenti, muri e crepe. Le
architetture parlano se ne sappiamo riconoscere il lento movimento, come
capiamo cosa un animale ha in testa dal modo d’incedere.
Tiberio, Giulia e i suoi figli
Livia pensava solamente al futuro di Tiberio, il suo primogenito, ma Giulia
e soprattutto i suoi tre figli erano di ostacolo alla sua successione. Augusto
aveva costretto Tiberio a divorziare dall’amatissima Vipsania Agrippina –
figlia di M. Vipsanio Agrippa e Pomponia Attica, di cui Attico, amico di
Cicerone, era il padre – per coniugarlo a Giulia. Ma Vipsania Agrippina gli
aveva già dato un figlio, Druso, mentre nonna Giulia lo ha fatto soprattutto
disperare – era una libertina, come lo era stata Clodia
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, ma più colta,
tracotante e sfortunata – e dal loro matrimonio nessun figlio era nato,
capace di accontentare sia i Giuli che i Claudi.
Disgustato dal comportamento scostumato della nuova moglie, Tiberio
dormiva in stanza separata. Giulia lo disprezzava e lo umiliava fino a
indurlo, nel 6 a.C., a rifugiarsi nell’isola di Rodi, benché fosse stato
insignito della potestà tribunizia; voleva anche evitare ogni concorrenza
con Gaio e Lucio Cesari, figli di Giulia e di Vipsanio Agrippa, che il
principe preferiva; si era ispirato alla soluzione adottata a suo tempo da
Vipsanio Agrippa, che si era ritirato a Mitilene nell’isola di Lesbo davanti a
Marcello, figlio di Ottavia sorella di Augusto, chiamato a ricoprire cariche
pubbliche e che il principe prediligeva.
Nel 2 a.C., mentre Tiberio era a Rodi, Giulia è stata accusata di plurimo
adulterio, nella sostanza di tramare contro Augusto. Nonostante che il
popolo implorasse di graziarla, è stata condannata e relegata prima a
Pandataria
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, con restrizioni massime nella villa della detenzione riguardanti
uscite, lussi, vino, uomini, rendita e peculio, attutite solamente dalla
solerte assistenza di sua madre Scribonia (tav. 34); poi dal 7 a Reggio in
Calabria, con restrizioni mitigate ottenute dal popolo romano, dove nel 14
è mancata, l’anno in cui sono morti anche suo padre e l’ultimo figlio.
Giulia è morta di inedia, la condanna incruenta e crudelissima riservata alle
donne...
La morte falcidiava la nostra famiglia. Nel 23 a.C. è morto Marcello,
marito diciassettenne di Giulia che Augusto avrebbe voluto suo erede e in
memoria del quale ha dedicato l’omonimo teatro
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