Un assistente personale – Portia Da Costa

SINTESI DEL LIBRO:
Grazie a Dio è finita!» sospirò Miranda Austin.
Buttò il faldone sull’ampia scrivania, si accasciò sulla poltrona e si tolse le
scarpe. A volte, quando tornava in ufficio dopo una riunione estenuante e
importantissima come quella, aveva l’impressione di essere passata in un
tritacarne. Chiuse gli occhi e si sforzò di calmarsi e riprendere la sua abituale
compostezza.
«Incontro impegnativo?» le chiese il suo assistente, Patrick Dove,
avvicinandosi.
«Puoi dirlo forte...» Miranda fece un respiro profondo, ancora troppo
turbata per trovare la calma. «Però alla fine l’ho avuta vinta, anche se ho
dovuto faticare parecchio con quelli dell’Ufficio Estero.»
«Ne dubitavi? Riesci sempre ad averla vinta» commentò Patrick in tono
disinvolto e pacato. La sua non era un’adulazione, ma una semplice
constatazione. «Un caffè, capo?»
Patrick faceva un ottimo caffè, ma Miranda era ancora troppo nervosa. A
occhi chiusi, scosse la testa.
«Posso fare altro per te?» Fece una pausa, e nell’ufficio scese un silenzio
innaturale, come se entrambi stessero trattenendo il fiato. «Posso esserti utile
in qualche altro modo?»
Patrick pronunciava quelle frasi centinaia di volte alla settimana, sia
rivolgendosi a lei sia ai colleghi e ai molti clienti con cui aveva a che fare per
suo conto. Ovviamente ai clienti si rivolgeva con maggiore deferenza;
Miranda aveva insistito sin dal primo giorno affinché Patrick le desse del tu.
Visto che era il suo braccio destro, troppa formalità le sembrava innaturale.
Però quella volta le aveva offerto il suo aiuto con particolare convinzione.
La voce suadente sembrava diversa, carica di sottintesi, come se lui stesse
cercando di condizionarla con discrezione, con un intento che le sfuggiva.
Miranda aprì gli occhi di scatto e aggrottò la fronte. Forse stava solo
immaginando allusioni e sottintesi inesistenti, per colpa della stanchezza
dopo giorni di trattative estenuanti. Era compiaciuta della sua posizione
prestigiosa all’interno dell’azienda e, in generale, affrontava con piglio
combattivo qualsiasi confronto, anche il più ostico, ma a volte ne usciva
stremata, come in quell’occasione, come se fosse stata prosciugata di tutte le
energie. Le serviva qualcosa per risollevarsi, un diversivo. Guardando
Patrick che la fissava intensamente con i suoi occhi seri e profondi, ma al
tempo stesso seducenti, improvvisamente le uscirono dalle labbra parole che
non si aspettava di poter dire un giorno.
«Non so. In effetti avrei voglia di fare qualcosa per distrarmi, cambiare
aria... Perché non mi porti via?»
«Ma certo, con piacere.» Ora la sua voce sembrava diversa, più decisa,
come se avesse preso in mano il controllo della situazione. Il suo sguardo
sempre comprensivo aveva assunto una luce determinata, audace, come
Patrick se avesse appena raccolto una sfida. «Questo pomeriggio non hai
altri appuntamenti. Andiamo a fare un giro in macchina fuori città. Sarà un
po’ come marinare la scuola...» aggiunse malizioso.
Miranda si accorse di avere il cuore in gola per un’improvvisa emozione,
come se stesse per accaderle qualcosa di meraviglioso, ma non sapesse cosa.
Assentarsi dall’ufficio per un intero pomeriggio era impensabile in un
periodo impegnativo come quello, in cui avrebbe già avuto bisogno di
giornate di quarantott’ore per fare tutto. Tuttavia il sorriso suggestivo di
Patrick e l’atteggiamento sfrontato e provocante con cui lui la guardava
erano allettanti, come una scatola di cioccolatini o un cocktail troppo
alcolico: una tentazione pericolosa ma irresistibile. E quando lui si umettò il
labbro inferiore con la punta della lingua, un brivido d’eccitazione la fece
fremere.
«Ho troppo da fare» protestò debolmente. La sua voce, solitamente
fredda e determinata, sembrava insolitamente tremante e insicura.
«Be’, hai detto tu che avevi bisogno di staccare la spina.» Lui continuava a
guardarla intensamente, stuzzicante...
«Sì, ma non dicevo sul serio, lo sai.»
«Ah, ma io leggo nel pensiero! Non lo sapevi? E ti posso assicurare che
invece dicevi proprio sul serio.»
Patrick non discuteva mai con lei, non sollevava mi obiezioni, ma stavolta
sembrava deciso a tenerle testa. Il suo sorriso di sfida divenne più luminoso
e l’irragionevole fremito che Miranda avvertiva s’intensificò, specialmente
nel basso ventre. Patrick le era sempre piaciuto, ma l’attrazione che provava
nei suoi confronti era piuttosto impersonale e non aveva mai pensato a
possibili sviluppi.
«No, non sei un veggente. Non esiste il potere di leggere nella mente. Sei
solo un bravissimo assistente, efficiente e dotato di un buon intuito, che di
solito riesce a prevedere le mie esigenze. Però questa volta ti avverto che sei
fuori strada.»
«Se lo dici tu...» Patrick inclinò la testa di lato. Aveva i capelli biondi e
mossi, che risplendevano sotto il luci al neon. Sembrava quasi un angelo, di
quelli dipinti negli affreschi, con l’aria maliziosa e il sorriso ammiccante.
«Però continuo a essere convinto che ti farebbe bene prendere un po’ d’aria.
Qualche ora lontana dall’ufficio ti ritemprerà, vedrai.» Le fece l’occhiolino.
«So io quello che ti ci vuole.»
Ora, più che un angelo, sembrava un diavolo tentatore.
Il palpito che le faceva pulsare il sesso si trasformò in un calore intenso
che l’avvolse tutta e le annebbiò la mente. Miranda aveva l’impressione di
essere sull’orlo di un precipizio o sul punto di aprire una porta segreta, senza
sapere cos’avrebbe trovato quando avesse varcato la soglia.
«E va bene» capitolò infine con un sospiro. «Ma ti concedo un’oretta di
pausa, non di più.» Si rimise le scarpe, raddrizzò la schiena e sporse la mano
verso il telefono. «Dove andiamo?»
Prima che potesse premere il pulsante dell’interfono per chiamare
l’autista, la mano calda e forte di Patrick le circondò il polso,
immobilizzandola. In altre circostanze si sarebbe divincolata,
interrompendo quel contatto inopportuno, ma una sensazione conturbante
la indusse a cedere e a non reagire. Dio, non avrebbe mai pensato che
Patrick potesse farla sentire così debole!
«Non serve l’auto aziendale. Andiamo con la mia» puntualizzò lui con
voce calda e profonda. «Fa’ quello che devi fare e raggiungimi al parcheggio.
Ti aspetto lì.»
Le strinse di più il polso per un breve istante, poi mollò la presa,
ammiccò di nuovo e uscì dalla stanza con passo baldanzoso.
È una follia. Io sono il suo capo, lui è il mio assistente, santo cielo! Non avrei
dovuto accettare.
Se ne era veramente convinta, perché si era ritoccata il trucco, sistemata i
capelli, lavata e profumata nel bagno dell’ufficio?
Il lato razionale della sua mente le diceva che non era niente di cui
preoccuparsi. Un paio d’ore lontana dall’ufficio, una boccata d’aria, magari
un caffè o un aperitivo in un locale carino. Patrick era un’ottima compagnia,
brillante conversatore, colto e spiritoso. Avrebbero chiacchierato, lei si
sarebbe rilassata... tutto qui.
Ma il suo lato irrazionale le diceva che Patrick le aveva mandato un
chiaro messaggio subliminale con lo sguardo: sesso.
Più ci pensava, e più si rendeva conto che avrebbe preferito se avesse
avuto ragione il lato irrazionale, specialmente quando vide l’auto di Patrick e
lui appoggiato alla portiera.
Era già eccitata.
Patrick in realtà non era assolutamente diverso dal solito, elegante e
distinto nel completo dal taglio impeccabile che valorizzava il suo fisico
prestante. L’unica differenza rispetto a prima era l’assenza della cravatta e il
primo bottone della camicia slacciato. Per quanto impercettibile, questo
cambiamento gli conferiva un fascino più rilassato. Il suo corpo atletico
trasudava energia e sembrava trasmetterle la certezza che, con lui, tutto fosse
possibile.
«Ciao!» La nota acuta nella voce di Miranda la fece sentire nervosa come
una ragazzina al primo appuntamento e non una manager rampante
ultratrentenne e sicura di sé.
«Ma ciao...» rispose Patrick, aprendole lo sportello.
L’auto sportiva era bassa e Miranda si rese conto che la gonna le era
risalita sulle cosce mentre si accomodava sul sedile. Il sorriso di Patrick
divenne sornione, malizioso. Lei ebbe l’impressione di notare un luccichio
improvviso nelle sue iridi quando il suo sguardo si posò sul bordo di pizzo
nero delle autoreggenti che gli aveva fatto intravedere.
«Mmh, interessante...» mormorò lui.
Lei fu così sbalordita per il suo commento sfrontato da restare senza
parole. Si agganciò la cintura di sicurezza, aspettandosi che lui le chiedesse
dove voleva andare. Invece Patrick si sedette al posto di guida, mise in moto
e partì senza farle domande.
«Dove andiamo?» gli domandò lei, incapace di trattenersi.
Inghiottì a vuoto; era un fascio di nervi. Non era la prima volta che si
trovava in automobile con Patrick per andare a un incontro o a un
convegno, ma la vicinanza fisica non le era mai parsa tanto intima. Tutte le
sue percezioni erano acuite, i sensi all’erta.
«Oh, ti porto in un posticino simpatico che non conosci» rispose lui con
studiata indifferenza. «Niente di particolare, ma ti piacerà, vedrai.»
«Sì, ma dov’è?» insistette lei.
Patrick si fermò al semaforo e si voltò a guardarla. Aveva un’espressione
compiaciuta e divertita. Sembrava perfettamente padrone di sé. Miranda
aveva l’impressione che la vettura fosse diventata un mondo parallelo in cui
Patrick era il capo e lei la dipendente. In effetti, ora che si soffermava a
pensare al loro rapporto in ufficio, anche se era lei a dargli ordini e incarichi,
a livello inconscio si era spesso lasciata controllare da lui, seguendo i suoi
consigli e i suoi commenti dispensati con apparente noncuranza.
La questione si andava complicando...
«È un segreto. Perché rovinarti la sorpresa?» commentò lui mentre
ripartiva al verde. Aveva preso una strada che conduceva fuori città ed erano
già circondati dal verde. «Mi hai chiesto di portarti via, ed è quello che sto
facendo. Ti allontano dal mondo in cui devi avere il controllo e ti porto in
un’oasi in cui dovrai lasciar fare tutto a me.»
Miranda tremava per l’emozione. Le parole di Patrick le stavano
spalancando le porte di una dimensione deliziosamente pericolosa. Il
pensiero di essere sottomessa al suo volere la eccitava moltissimo, suo
malgrado.
Come se avesse veramente potuto leggerle nel pensiero, Patrick le lanciò
un’altra rapida occhiata e lei capì che, in quella frazione di secondo, aveva
visto tutti i suoi desideri, anche quelli più nascosti e inconfessabili.
«Facciamo un gioco» le propose. «Giusto per rilassarti, per lasciarti
andare.»
«Che gioco?»
Malgrado la sua domanda diffidente, Miranda si accorse che era
stranamente rilassata. Con Patrick si sentiva al sicuro, tranquilla, perché
sapeva di essere in buone mani. La cosa strana, però, era che
contemporaneamente provava una sensazione di allarme. Quello che le
proponeva Patrick sarebbe stato eccitante, ma anche pericoloso, ne era
sicura.
Perché Patrick era pericoloso... ormai non aveva dubbi in proposito.
«Va bene...» mormorò lentamente, dubbiosa.
Lui non perse tempo. «In tal caso togliti gli slip e dammeli» le ordinò.
Miranda rimase a bocca aperta, senza parole e senza fiato. Si aspettava di
ricevere una richiesta del genere, ma sentir pronunciare quelle parole audaci
dalla voce suadente di Patrick era stato come ricevere una secchiata d’acqua
gelata in faccia.
«Come?»
Un’altra rapida occhiata maliziosa. «Dai... È solo per divertirci un po’.
Prova a fare qualcosa di diverso per distrarti. Puoi definirlo un cambio di
prospettiva...»
Miranda stava per protestare, ma obbedire alla sua richiesta era allettante,
eccitante. Cosa avrebbero detto in azienda se avessero saputo che una
dirigente pragmatica e seria come Miranda Austin si dilettava a fare sciocchi
giochetti erotici con il suo assistente?
In quel momento era veramente un assistente molto personale...
«E va bene!» si arrese. «Divertiamoci.»
Fece una risatina e vide che il sorriso di Patrick si era allargato ed era
diventato trionfante e malandrino. Stranamente, non le dispiaceva vederlo
gongolare per la vittoria.
Sollevò i fianchi puntando i piedi e riuscì a infilare alquanto goffamente
la mano sotto la gonna e tirare giù gli slip senza esibire troppo. Anche se
stava obbedendo a un suo ordine, lui non le aveva chiesto altro e lei voleva
mantenere un minimo di controllo. Non gli avrebbe fatto vedere niente di
più, almeno per il momento. Dimenando i fianchi e contorcendosi sul sedile
riuscì a sfilare l’indumento intimo e Patrick, pur senza staccare lo sguardo
dalla strada, seguì con la coda dell’occhio gli slip di seta bordati di pizzo
color crema che scivolavano verso le caviglie.
Miranda assossì e, quando si accorse del suo sguardo, il suo rossore
s’intensificò. Era molto eccitata e il pensiero di consegnargli degli slip
bagnati la imbarazzava moltissimo.
«E ora?» gli chiese appallottolando l’indumento incriminato nel vano
tentativo di nascondere la prova concreta della sua eccitazione. Era una
sciocchezza, pensò poi; eccitarla era proprio l’intento di Patrick, dopotutto.
«Buttali fuori dal finestrino.»
«Eh? Sei pazzo?» Le batteva forte il cuore. Erano ancora in una strada
piuttosto trafficata. «Ci sono altre macchine intorno e poi questo è un
completo intimo piuttosto costoso a cui sono affezionata.
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