Una crociera pericolosa – Mary Higgings Clark

SINTESI DEL LIBRO:
Randolph Weed, sedicente commodoro, era in piedi sul ponte della gioia
dei suoi occhi, la Royal Mermaid, una vecchia nave che aveva acquistato e
per la cui ristrutturazione aveva speso una fortuna. Felicemente giunto a
sessantatré anni, intendeva trascorrere il resto della sua vita su quell’imbarcazione, facendo da anfitrione ad amici e ospiti paganti. Ormeggiata nel porto
di Miami, la nave era pronta per il suo primo viaggio: una breve crociera nel
mare dei Caraibi con una sosta a Fishbowl Island.
Dudley Loomis, il PR che avrebbe svolto la funzione di direttore di
crociera, lo raggiunse in coperta. Dopo aver inspirato una lunga boccata della
brezza corroborante che arrivava dall’Atlantico, espirò soddisfatto. «Ho
spedito di nuovo delle e-mail a tutte le più importanti agenzie stampa per
informarle della nostra originale e splendida iniziativa», dichiarò. «Ecco il
testo: ‘Il 26 dicembre, Babbo Natale riporterà a casa come al solito la sua
slitta, ma questa volta concederà a Rudolph e alle altre renne un po’ di tempo
libero, imbarcandosi su una nave. Nasce così la Crociera di Babbo Natale, il
dono del commodoro Weed a un gruppo selezionato di persone che nell’anno
passato hanno reso, ognuna a suo modo, il mondo un luogo migliore in cui
vivere’.»
«Mi è sempre piaciuto fare regali», disse il commodoro con un sorriso
che gli illuminò il volto, segnato dal tempo ma ancora attraente, «anche se
non sempre la gente lo ha apprezzato. Le mie tre ex mogli, per esempio, non
hanno mai compreso che uomo profondo e affettuoso fossi. Accidenti, ho
ceduto all’ultima le mie azioni di Google prima che la società venisse quotata
in Borsa!»
«Un terribile errore», commentò serio Dudley, scuotendo la testa.
«Che quella donna si goda pure i suoi soldi. Da parte mia, ho fatto e
perduto fortune, e ora voglio dare agli altri. Come sa, questa crociera è stata
organizzata per raccogliere fondi destinati a opere di beneficenza e insieme
festeggiare chi si è impegnato per il benessere del prossimo.»
«Certo che lo so, l’idea è stata mia», gli ricordò il PR.
«Vero. Ma il denaro per realizzarla è uscito dalle mie tasche. Ho speso
ben più del previsto per fare della Royal Mermaid la splendida nave che è.
Però ne è valsa la pena.» Si interruppe prima di aggiungere: «Almeno lo
spero».
Dudley Loomis tenne a freno la lingua. Tutti avevano tentato di spiegare
al commodoro che avrebbe fatto meglio ad acquistare una nave nuova
piuttosto che sperperare un patrimonio in quella vecchia bagnarola, pensò.
Tuttavia, doveva ammettere che era stata risistemata a meraviglia. Quanto
a lui, aveva fatto il direttore di crociera su transatlantici dove doveva
prendersi cura di migliaia di passeggeri, molti dei quali estremamente
irritanti.
Questa volta, invece, avrebbe dovuto gestire appena quattrocento ospiti,
che in buona parte probabilmente sarebbero stati contenti di starsene seduti in
coperta a leggere, piuttosto che subire intrattenimenti ventiquattr’ore al
giorno. Gli era venuta l’idea della Crociera di Natale dopo aver visto che le
prenotazioni per i viaggi sulla Royal Mermaid erano quasi a zero: lui era un
PR fatto e finito, dalla punta dei capelli alle suole di gomma delle sue scarpe
da barca.
«Dovremmo organizzare una crociera gratuita per il giorno di Santo
Stefano, in modo da familiarizzarci con la nave prima di far salire a bordo
passeggeri paganti», aveva suggerito al principale. «Un regalo per organizzazioni caritatevoli e benefattori. Sarà di pochi giorni, e alla lunga la spesa
verrà ammortizzata dalla pubblicità favorevole che ne ricaveremo. Il 20
gennaio, quando la nave partirà ufficialmente per il viaggio inaugurale,
saremo al completo, glielo garantisco.»
Il commodoro si era preso qualche minuto per pensarci su. «Una crociera
totalmente gratuita?»
«Gratuita!» aveva ribadito Dudley. «Tutto compreso!»
Weed aveva sussultato. «Anche le consumazioni al bar?»
«Certo! Dalla minestra alle noccioline!»
Alla fine il commodoro si era detto d’accordo, e così quella crociera
speciale avrebbe avuto inizio il 26 dicembre, con rientro a Miami quattro
giorni dopo.
Ora, mentre camminavano sul ponte appena lavato, i due uomini riesaminarono gli ultimi dettagli. «Prevedo che almeno una delle stazioni
televisive sarà presente al cocktail che si terrà prima della partenza», disse
Dudley. «Ho dato ordine ai dieci Babbo Natale di arrivare presto, in modo da
avere il tempo di provare i costumi che abbiamo comperato per loro.
Dovranno essere pronti a socializzare con tutti gli invitati. In ultima
analisi è stato un bene che io abbia avuto un incidente di macchina con quel
Babbo Natale di Tallahassee, il mese scorso. Mentre ci scambiavamo i dati
per l’assicurazione, il tizio mi ha confidato quanto fosse stancante stare ad
ascoltare i desideri dei bambini tutto il giorno, farsi fotografare con loro e,
ancor peggio, non essere tenuti in nessuna considerazione. Il giorno di Santo
Stefano, poi, si sarebbe ritrovato esausto e di nuovo disoccupato. È
stato allora che nella mia testa si è accesa una lampadina e mi è venuta
l’idea di includere dei Babbo Natale tra gli ospiti…»
«Lei non fa altro che pensare», concordò Weed. «Spero solo che nei
prossimi mesi avremo passeggeri a sufficienza per tenere a galla la nave.»
«Andrà tutto bene, commodoro», assicurò Dudley nel suo tono più
entusiasta.
«Diceva che non avevamo ancora ricevuto notizie delle persone che
hanno vinto la crociera alle aste di beneficenza. Ci sono novità?»
«Verranno tutti… all’appello manca solo una persona, una donna che in
un’asta ha fatto l’offerta più consistente. Le farò arrivare una lettera con la
Federal Express, e come incentivo le offrirò altre due cabine che sono rimaste
libere, in modo che possa portare con sé degli amici. Ci sarebbe utile averla a
bordo: ha vinto quaranta milioni di dollari alla lotteria, compare regolarmente
in televisione e tiene una rubrica su una rivista.» Non spiegò che aveva perso
nome e indirizzo di quella vincitrice che aveva partecipato all’asta del suo
amico Cal Sweeney, e che ora stava cercando di rimediare.
Era quasi svenuto quando si era reso conto che Alvirah Meehan non era
solo una celebrità, ma anche una giornalista.
«Splendido, Dudley, splendido. Non dispiacerebbe neanche a me vincere
alla lotteria. Anzi, forse avrei bisogno…»
«Buongiorno, zio Randolph.»
I due non si erano accorti che Eric, il nipote del commodoro, era
comparso alle loro spalle.
Furtivo come sempre, pensò Dudley voltandosi a salutare il nuovo
arrivato. Sono sicuro che potrebbe guadagnarsi da vivere come rapinatore.
«Buongiorno, ragazzo mio», esclamò cordialmente il commodoro,
sorridendo al nipote.
Il caldo sorriso esibito dal trentaduenne Eric Manchester era quello
riservato allo zio e ad altre persone importanti, pensò ancora Dudley. Vista la
sua perfetta abbronzatura, i capelli schiariti dal sole e il corpo vigoroso,
saltava agli occhi che il giovane divideva il suo tempo tra la spiaggia e la
palestra. Quella mattina indossava una camicia a fiori, shorts cachi e scarpe
da barca. Gli bastava guardarlo per sentirsi disgustato, ma sapeva che, una
volta saliti a bordo i passeggeri, Eric si sarebbe vestito da ufficiale, anche se
non si capiva quale ruolo avrebbe dovuto svolgere.
Perché non sono nato anch’io bello e con uno zio ricco? si chiese desolato.
«Faccio una corsa in città, signore.» Eric si rivolse in tono militare al
commodoro, ignorando completamente l’addetto alle PR. «Ha bisogno di
qualcosa?»
«Vi lascio da soli a fare due chiacchiere», intervenne Dudley, poco desideroso di stare a guardare Eric che fingeva di poter essere di qualche utilità
allo zio, alla Royal Mermaid o all’imminente crociera. Con i suoi modi
striscianti, il giovane era riuscito a farsi iscrivere nel libro paga non appena la
nave era stata acquistata.
Randolph guardò con affetto il figlio della sorella. «Ho già tutto quello
che mi serve, grazie», rispose affabile. «Ti sei divertito alla festa ieri se-ra?»
Eric pensò alla mazzetta di banconote che gli era stata consegnata durante
il party, l’anticipo per quello che avrebbe trasformato la Crociera di Babbo
Natale in un viaggio pericoloso… e per lui remunerativo. «Moltissimo, zio
Randolph», disse. «Mi sono vantato con tutti della nostra crociera e ho
spiegato quanto sia generoso da parte tua contribuire a reperire fondi destinati
alla beneficenza. Non immagineresti quanta gente avrebbe voluto
partecipare.»
Il commodoro gli allungò una pacca sulla schiena. «Ottimo lavoro, Eric.
Fai in modo che la gente si interessi a noi, che si prenoti per uno dei
nostri viaggi.»
È proprio quello che ho fatto, si disse Eric, anche se dubito che saresti
contento di saperlo. Rabbrividì leggermente, ma non riuscì a evitare di
sorridere per l’ironia della sorte.
I suoi «ospiti» sarebbero stati gli unici due passeggeri paganti della
Crociera di Babbo Natale.
2
Venerdì, 23 dicembre
Alle sette di sera del 23 dicembre una neve leggera cadeva su New York,
mentre i compratori dell’ultima ora e quelli che dovevano recarsi a qualche
cena natalizia si affrettavano per le strade di Manhattan. Nella Grill Room del
Four Seasons, nei pressi di Park Avenue, i vincitori della lotteria Alvirah e
Willy Meehan sorseggiavano un bicchiere di vino in compagnia dei loro
amici, la scrittrice di mystery Nora Regan Reilly e suo marito Luke,
impresario di pompe funebri. Attendevano l’arrivo dell’unica figlia dei
Reilly, Regan, e di Jack, l’uomo con il quale lei si era da poco sposata e che,
per una strana coincidenza, aveva il suo stesso cognome.
Il gruppetto si era conosciuto un paio di anni prima, quando Luke era
stato rapito dall’erede di un defunto del cui funerale si era occupata la sua
impresa. Alvirah, che aveva lavorato come donna delle pulizie prima di
vincere i quaranta milioni, all’epoca era diventata un’investigatrice dilettante.
Così, si era presentata da Regan e l’aveva aiutata nella frenetica ricerca del
padre. Era stato in quell’occasione che la giovane donna e Jack, capo della
Squadra Anticrimine di New York, si erano incontrati e innamorati.
«Questo dimostra che non tutti i mali vengono per nuocere», commentava
Luke ogni volta che rievocava quell’avventura.
Ora Alvirah, l’ampia figura paludata in un elegante abito da cocktail blu
scuro, moriva dalla voglia di formulare l’invito che intendeva estendere ai
quattro Reilly, anche se non aveva ancora trovato la maniera per indurli ad
accettarlo.
Willy, che era suo marito da quarantatrè anni e che - con la sua folta
chioma di capelli bianchi, il viso segnato come una carta geografica e il
generoso girovita - assomigliava moltissimo al leggendario ex presidente
della Camera dei Rappresentanti Tip O’Neill, non le era stato di nessun aiuto
mentre arrivavano lì in taxi dal loro appartamento in Central Park.
«Tesoro», aveva affermato serafico. «Tutto quello che puoi fare è proporglielo. Diranno di sì oppure di no.»
Pensierosa, Alvirah scrutò la piccola Nora seduta di fronte, elegante come al solito con un vestito nero ingannevolmente semplice, e Luke, che con il
suo metro e ottantatré torreggiava su di lei. È sempre molto divertente ed
eccitante andare in vacanza insieme, si disse, ma poi si rese conto che la sua
idea di divertimento forse equivaleva a un’eccitazione ec-cessiva per loro.
«Oh, eccovi qui», esclamò Nora nel vedere Regan e Jack che si
dirigevano verso il tavolo.
Alvirah sospirò di gioia. Adorava quella coppia. Regan era molto carina:
aveva ereditato dalla madre gli occhi azzurri e la carnagione chiara, anche se
la superava di una decina di centimetri e aveva i capelli scuri come il padre.
Jack, alto e con le spalle ampie, i capelli biondi, occhi nocciola e una
mascella dalla linea decisa, emanava un senso di tranquilla sicurezza e si
mostrava teneramente protettivo nei confronti della sua giovane moglie.
Jack si scusò per il ritardo. «All’ultimo momento abbiamo dovuto
sbrigare alcune faccende in ufficio, ma sarebbe potuta andare peggio. Sono
felice di informarvi che, per le prossime due settimane, Regan Reilly Reilly e
io siamo assolutamente liberi.»
Era lo spunto di cui Alvirah aveva bisogno. Attese che il capocameriere
riempisse di nuovo i bicchieri, quindi alzò il suo in un brindisi. «Alla condivisione di una fantastica vacanza», disse. «Ho una sorpresa meravigliosa
per voi quattro, ma prima dovete promettermi che direte di sì.»
Luke parve allarmato. «Conoscendoti, non me la sento di fare una simile
promessa senza prima sapere tutti i particolari.»
«Non posso darti torto», concordò Willy. «Ebbene, siamo stati incastrati e
costretti a partecipare a un’asta di beneficenza. Devo aggiungere altro?
Voi stessi ne frequentate molte. Dopo cena, non appena l’asta è
cominciata, ho capito subito che eravamo nei guai. Alvirah aveva quella sua
certa espressione…»
«Era per una buona causa, Willy», protestò lei.
«Sono tutte buone cause. Da quando abbiamo vinto alla lotteria figuriamo negli elenchi di potenziali benefattori dell’intero pianeta.»
«Verissimo», disse Alvirah con una risata. «Ma ho partecipato a
quell’asta perché era presieduta dal figlio della Sweeney, Cal. Lei è la signora
da cui andavo a fare le pulizie il martedì e lui è amministratore fiduciario
dell’ospedale locale, e ha bisogno di fondi. Ma lo ammetto, mi sono lasciata
trascinare e alla fine ho vinto una crociera per due ai Caraibi. Non mi ero resa
conto, però, che fosse una crociera natalizia. È stato un anno talmente
pazzesco, che ho dimenticato tutto fino a oggi pomeriggio, quando ho
ricevuto una lettera da un addetto alle PR. Per non so quale disguido non me
lo hanno comunicato prima, ma il viaggio è in programma la prossima
settimana. La nave partirà da Miami il 26 dicembre e rientrerà in porto il 30.»
«Mancano solo tre giorni! È un preavviso assai breve», osservò Jack.
«Avete intenzione di andare? In caso contrario, probabilmente potrei persuaderli a farvi partecipare a un’altra crociera. È colpa loro se non siete stati
avvertiti per tempo.»
«Ma questa è molto speciale», spiegò ansiosa Alvirah. «L’hanno
chiamata la Crociera di Babbo Natale. Tutti i partecipanti hanno vinto il
viaggio come premio per aver fatto l’offerta più alta a un’asta di beneficenza
o per aver compiuto opere buone durante l’anno, oppure sono stati sorteggiati
dopo aver dimostrato di avere effettuato una generosa donazione a un ente
caritatevole.»
«Stai dicendo che nessuno pagherà?» chiese Luke incredulo, mentre
prendeva il menu che il cameriere gli porgeva. «Quella compagnia di
navigazione dev’essere piena di soldi.»
«Nella brochure ci sono foto in quantità e tutti i particolari.» Alvirah pescò il dépliant dalla borsa. «La nave sembra molto bella, ed è nuova di zecca.
Be’, quasi… è stata completamente ristrutturata. Ve l’immaginate?
Ci sono perfino una piattaforma per elicotteri e una parete attrezzata per
arrampicare, come sulle navi più recenti. E poi il PR è talmente mortificato
per l’inconveniente che ci ha proposto di portare con noi quattro amici, che
verranno ospitati in due lussuose cabine fornite di balcone, proprio come la
nostra.»
Guardò raggiante i Reilly. «Desidero tanto che veniate con noi.»
«Impossibile», si affrettò a rispondere Nora, scuotendo la testa e
guardando il marito in cerca di appoggio.
«Aaah, avevamo in programma di rilassarci, la settimana prossima…»
Luke si schiarì la gola mentre cercava una scusa più valida.
«E dove ci si rilassa meglio che in crociera?» insistette Alvirah. «Pensateci. Voi due partirete per il Sud della Francia il primo dell’anno. Regan, so
che il 31 tu e Jack andrete con gli amici a sciare al lago Tahoe. Nel frattempo,
cosa ci potrebbe essere di più allettante di una crociera ai Caraibi?»
Era una domanda retorica. «Jack ha appena detto che avete due settimane
di vacanza», incalzò. «Che impegni avete per Santo Stefano e i tre giorni
successivi?»
«Assolutamente nessuno», fu pronta a rispondere Regan. «Jack e io non
siamo mai stati in crociera insieme. Credo che sarebbe divertente.»
«Per la prossima settimana i meteorologi prevedono nell’area di New
York un tempo da freddissimo a glaciale, o viceversa, e in ogni caso sarà
gelido», interloquì Willy con fare incoraggiante. Sapeva quanto ci teneva la
moglie che gli amici andassero con loro. «Abbiamo intenzione di noleg-giare
un aereo privato per raggiungere Miami il 26», continuò, sperando che
Alvirah non dicesse che non aveva mai sentito parlare di quell’aereo.
«Rifletteteci un momento. Una bella nave. Gente gradevole. Nuotare in
una piscina scoperta in dicembre. Sedersi sul ponte a leggere. Scommetto che
tra i passeggeri ci saranno molti lettori dei tuoi romanzi, Nora. Allora, che
cosa ne dite?»
«Sembra troppo bello per essere vero», fu il commento di Nora, che dopo un istante aggiunse: «Certo, con voi ci siamo sempre divertiti un mondo, e
di sicuro non mi dispiacerebbe trascorrere qualche giorno di relax con mia
figlia e il mio genero appena acquisito».
Alvirah sorrise trionfante. A quel punto era sicura che i Reilly li
avrebbero accompagnati. Nora e Regan si erano già entusiasmate, e Luke e
Jack si adeguarono, anche se riluttanti. Mentre brindavano alla Crociera di
Babbo Natale lei si rallegrò di non aver accennato al fatto che il giorno prima,
a un altro pranzo di beneficenza, si era fatta leggere le carte da una sensitiva
ingaggiata nell’intento di raccogliere altro denaro. Subito dopo aver disposto
le carte sul tavolo, la donna aveva sbarrato gli occhi al punto che le palpebre
le erano quasi scomparse all’interno delle orbite. «Vedo una vasca», aveva
detto. «Una grande vasca. Lei è in pericolo. Mi dia retta: il suo corpo non
dev’essere circondato dall’acqua. Fino al nuovo anno, dovrà fare solo la
doccia.»
3
Domenica, 25 dicembre
Protetta dalla coltre oscura della notte natalizia, nel porto di Miami una
barca a remi si affiancò silenziosamente alla Royal Mermaid. Dal ponte più
basso venne calata una scaletta di corda.
«Vai tu per primo», grugnì Tony Pinto detto il Toro, afferrando la scaletta
e passandola all’evaso che era con lui.
«Bisogna accertarsi che sia sicura prima di salire», replicò gelido
Highbridge. Si alzò e, incerto sulle gambe, saggiò il primo piolo, poi
cominciò ad arrampicarsi.
«Presto!» lo sollecitò una voce dall’alto.
Al timone della barca, Larry il Verme tese la mano carnosa a Tony il Toro. «Non si preoccupi, capo. Vi aspetteremo al largo di Fishbowl Island. E
una volta a riva, lei sarà libero come l’aria. Ora approfitti della crociera e
cerchi di rilassarsi.»
«Rilassarmi? Nascosto in una cabina con quell’idiota di Highbridge per i
prossimi tre giorni? Ti avevo detto che non avevo intenzione di portarmi
dietro compagni di evasione.»
«Siamo stati fortunati a trovare questa possibilità», protestò Larry.
«Quel povero imbecille del commodoro Weed dovrebbe sapere che razza
di pidocchio è suo nipote! Ma per noi è un bene. Non appena scopriranno che
è sua moglie, capo, a portare il bracciale di identificazione al posto suo, la
polizia la cercherà in tutto il paese.»
«Il ragazzo è davvero un pidocchio… ha avuto la sfrontatezza di chiedere
due milioni di bigliettoni per tre notti.»
«E ne voleva anche di più», gli ricordò Larry. «Per me non è stato facile
trattare con lui.»
Tony il Toro alzò gli occhi. Nell’oscurità, indugiò a osservare la sagoma
di Highbridge che raggiungeva con disinvoltura il ponte e afferrava la ma-no
che gli veniva tesa. Con il cuore in gola, si alzò, prese la scaletta e posò il
piede sul primo piolo.
«Buon Natale», brontolò amaro, girandosi a guardare Larry. «Se vuoi
farmi un regalo, scopri dove i federali hanno nascosto il tizio che mi ha incastrato, e fallo fuori.»
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