Un uomo da evitare – Jo Beverley

SINTESI DEL LIBRO:
Rothgar Abbey, Inghilterra
26 dicembre di 1763
Quello giorno, il seguente a quello di Natale, l'immensa salone
entrata di Rothgar Abbey era allegramente adorna con mazzolini di
agrifoglio, edera e vischio, tutti fagotti con festivi nastri.
L'immenso
tronco di Yule ardeva nella casa e fragranti arance con spezie
profumavano l'aria.
Il marchese di Rothgar aveva invitato a molti dei suoi parenti a
passare le feste natalizie nella sua casa, e quella sala era stata il centro
delle celebrazioni. Ma in quelli momenti gli invitati stavano riuniti lì
attratti per un tipo di divertimento molto differente.
Scandalo.
Era appena irrotto, pestando forte, la marchesa di Ashart vedova,
ribasso, tracagnotta e feroce. Aveva appena allontanato da una manata
al nipote che uscì a dargli il benvenuto, il marchese di Rothgar, e di
ordinare l'altro nipote, il marchese di Ashart che abbandonasse
immediatamente quell'odiata casa.
Quello non sorprese nessuno. La famiglia Trayce il cui testa era
lord Ashart, era inimicata da moltissimi anni, tutta una generazione,
con la famiglia Malloren il cui testa era lord Rothgar.
Quello che sì
stupiva tutti era che Ashart avesse assistito a quella celebrazione, per
quello che lo rimpiangeva l'indignazione della marchesa vedova a
nessuno. Ma come reagirebbe egli a che gli dessero ordini come ad un
bimbo? Tutti gli occhi stavano dunque fissi nel leggiadro giovane di
capelli bruni che era famoso per il suo cattivo genio.
---Perché non rimani? ---l'invitò egli, con notevole gentilezza---. Ci
sono cose della famiglia che dovremmo parlare.
---Non mi alloggerei in questa casa né che fossi l'ultima che
rimanessi in Inghilterra!
Dopo una breve sgridata alla vedova da parte delle sue anziane
cognate, egli guardò sua nonna e si avvilì di spalle.
---Permettimi che ti presenti alla dama che è mia moglie, la Signorina
Génova Smith.
Non pochi degli invitati soffocarono esclamazioni, mentre altri
incominciavano a comporre mentalmente lettere ai suoi amici
spiegandoloro il sorprendente annuncio. Ashart andava a sposare con
la dama di compagnia delle sue zie nonne!
---Che cosa?! ---cigolò la vedova, col viso colorato come una
bacca di agrifoglio. Quindi guardò intorno, con occhi furiosi---. Seppi
che la ragazza Myddleton stava qui. Dove sta?
Tutti gli occhi girarono alla ragazzina di spalle erette e vestito a
righe verdi i cui guance si erano tinte improvvisamente di rosse.
Quello colore non lo faceva bene, e quell'a parte il fatto che non era
esattamente una bellezza. I suoi capelli erano di un colore castano
volgare e corrente, i suoi occhi azzurri, e le sue labbra troppo magre
per quello che era di moda. In quello momento aveva le labbra strette
di rabbia.
A Damaris Myddleton non gli piaceva niente essere il centro
dell'attenzione, ma stava osservando la scena con inorridito fascino.
Ashart era del.
Nell'istante in cui scoprì che era ricca decise di fare un favoloso
matrimonio. Chiese ai suoi avvocati fedecommissarii che gli facessero
una lista dai nobili più poveri dell'Inghilterra, e dopo l'avere analizzata scelse
attentamente il marchese di Ashart. Una volta fatta la sua elezione andò a
visitare la casa signorile del marchese nel campo e ricevè l'approvazione della
vedova.
In quelli
momenti i suoi avvocati stavano negoziando con quelli di Ashart per
redigere le clausole del contratto di matrimonio. Tutto era fermo e
mancavano solo la proposta formale e le firme. Egli non potevo
sposarmi con un'altra! Aveva bisogno del suo denaro ed era la chiave
affinché a lei l'accettassero nel mondo dell'aristocrazia.
Che cosa doveva fare? La sua prima reazione istintiva fu allontanare si ferma
nascondersi da tutti quelli sguardi non amichevoli, ma si contenne. Non
sarebbe una codardo. Avanzò e si
inclinò in una riverenza davanti all'anziana.
---Qui---disse---. Mi rallegra che sia venuto, lady Ashart.
Non
sapeva che cosa fare. Come sa, milady, Ashart è già compromesso
con me.
Si fece il silenzio, e Damaris ebbe la sensazione che gli passava
una corrente di aria fredda per il collo, forse a modo di sottile
avvertenza che aveva appena commesso un terribile errore.
Guardò
intorno, dolorosamente cosciente di essere lì un'estranea.
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