Un milionario in tribunale – Olivia Spencer

SINTESI DEL LIBRO:
Avvocato Blaise Yassif, c’è una persona per lei.»
La voce della segretaria, proveniente dall’interfono, riscosse Etienne dalla
profondità delle sue riflessioni su un caso legale particolarmente difficile.
Non era nuovo a quel tipo di rompicapo. Da quasi dieci anni non faceva
altro che passare da una causa complessa a un’altra che lo era ancora di più.
Lo studio legale Dechert & Brochier era senza dubbio tra i più importanti
di Parigi e lui aveva avuto la fortuna di entrare a farne parte non appena
laureato.
Si era molto sorpreso quando avevano scelto proprio lui, uno studente di
bassa estrazione sociale proveniente dalla periferia, dapprima per l’ambito
stage e, in seguito, per andare a rinforzare le file del selezionatissimo staff di
avvocati d’assalto ai quali si affidavano le personalità di spicco più facoltose
della capitale francese.
Sin dal primo giorno in cui aveva messo piede in quello studio, Etienne si
era impegnato anima e corpo: di giorno, lottando in tribunale come un
gladiatore, infilando una vittoria sull’altra, e, di notte, studiando i testi legali e
facendo ricerche. I risultati erano stati più che ottimi, lo testimoniavano la sua
carriera fulminante e l’apprezzamento sia da parte dei soci proprietari dello
studio, sia dei colleghi più esperti, primo fra tutti l’avvocato Bernard
Lazonnier, con il quale lui aveva seguito il suo primo vero caso, quello di
Margot Duc de Sablé.
Margot.
Il periodo che era seguito al suo rifiuto era stato il peggiore di tutta la sua
vita. Aveva trascorso i primi due mesi a lacerarsi per lei, pur consapevole che
oramai l’aveva persa per sempre. Margot aveva scelto di lavorare lontano per
cogliere l’occasione dei suoi sogni: organizzare le vacanze dei milionari
ospiti dei super yacht di proprietà di quel Pier Paolo Farnese, già divenuto
famoso col programma televisivo di cucina The Sensual Chef e poi
arricchitosi ancora di più con la sua società di ristoranti, resort di lusso e navi
dedicate ai momenti di svago dei più facoltosi.
Negli anni, aveva avuto l’occasione di incrociarlo quell’italo-americano,
bello come una statua greca e aveva valutato che egli non fosse meglio di lui,
che, similmente, era sempre stato preso d’assalto dalle donne. In ogni caso, a
differenza di Etienne, l’ex chef era di famiglia ricca e c’era da scommetterci
che il magnate non avesse mai dovuto sgobbare dalla mattina alla sera per
aiutare madre e fratelli a sbarcare il lunario, persino durante gli studi,
passando il canovaccio sui tavoli e servendo caffè e cocktails fino a tarda
notte. Nonostante, l’indomani, sarebbe poi dovuto apparire fresco e riposato
per iniziare una nuova intensa giornata allo studio legale.
Etienne deglutì un reflusso di acido. Non gli faceva bene pensare ancora a
quella storia. Acqua passata oramai. Tanto più che aveva capito presto che
quella per Margot era stata solo una fugace infatuazione. Tuttavia, se lei fosse
tornata a cercarlo, lui non ci avrebbe pensato su due volte a portarla a letto:
dopo quell’illuminante esperienza, l’epoca del romanticismo era
definitivamente terminata, però lui era sempre disponibile per il sesso, che
considerava molto più gratificante e meno pericoloso dell’amore. E, negli
anni, lui si era impegnato in modo a dir poco frenetico per rendere omaggio a
quell’importante verità.
Non avrebbe mai più ripetuto l’errore di chiedere a una donna di portare il
suo anello al dito. D’altro canto, non ne aveva alcun bisogno: le donne lo
rincorrevano per strada e arrivavano a fare di tutto pur d’infilarsi nel suo
letto.
«Avvocato?» lo sollecitò la segretaria con voce incerta.
«Nadine, non sono sordo, l’ho sentita!» sbottò. «Cerchi di non essere
insistente! Sa anche lei che sono immerso fino al collo in una causa che
definire complessa significherebbe essere davvero ottimisti» la rimproverò.
Non avrebbe dovuto essere tanto duro con la sua assistente, si ammonì
subito dopo. In fondo, anche Nadine era una sua fan, così come tutte le donne
che circolavano nello studio, d’altronde.
Dopo la sconfitta riportata con Margot, anche il suo comportamento nei
confronti del prossimo ne aveva risentito: era diventato più cinico e meno
tollerante nei confronti di chiunque, soprattutto se di genere femminile,
ammise, stringendo le labbra in una smorfia di consapevole colpevolezza.
Sbuffò. Non doveva permettere a quei pensieri di fargli perdere la
concentrazione nei momenti meno opportuni, come mentre lavorava, si
rimproverò. Del resto, erano già passati dieci anni.
«Questa persona ha un nome e un appuntamento?» chiese con quel tono
burbero che, oramai, era diventato il suo marchio distintivo e che, mai come
in quel momento, gli sembrò più appropriato, giudicò, sentendosi molto
seccato alla prospettiva di dovere interrompere lo studio del fascicolo che
aveva per le mani. Proprio a un passo dall’avere trovato la soluzione, al
diavolo!
«L’appuntamento è stato fissato solo poco fa, direttamente con l’avvocato
Brochier e…» La voce della donna s’interruppe, probabilmente era alla
ricerca di un appunto. «Ecco qua! È stata mandata dall’agenzia Lux Parts
Models. Hanno chiesto espressamente che fosse incaricato lei, avvocato.»
«La Lux Parts…»
Per un attimo Etienne vide l’ambiente attorno a sé inclinarsi, come in uno
di quei giochi del luna park, dove i malcapitati vengono scossi e ondeggiati
da una parte all’altra fino a vomitarsi addosso l’inverosimile.
Il tempo di riprendere il respiro e subito lui balzò in piedi, raggiungendo
la porta con una sola falcata, già pronto a spalancarla nella speranza di
trovarsi di fronte alla materializzazione dei suoi desideri, ossia che ci fosse
proprio lei, Margot, oltre quella spessa lastra di legno, tornata da lui dopo
essersi resa conto di desiderarlo da sempre. E lui l’avrebbe fatta pagare per i
suoi errori del passato, si ripromise, iniziando già a programmare la sua
rivalsa.
«Sì, avvocato, la signora Gloria, la direttrice dell’agenzia, è molto amica
con l’avvocato Brochier» stava puntualizzando la segretaria. «Lo ha chiamato
poco fa per chiedergli il favore di accordare un appuntamento molto urgente a
una delle ragazze che lavorano per lei. La signora ha detto che avrebbe
gradito fosse proprio lei, avvocato, a seguirne il caso, perché, già in passato,
ha aiutato brillantemente un’altra delle sue modelle…»
Le informazioni che uscivano dall’interfono raggiunsero Etienne con un
effetto ritardato, tuttavia appena in tempo per impedirgli di fare una figura
veramente penosa.
Si bloccò a un passo dalla porta, colto alla sprovvista da un moto di
nausea provocato dalla disillusione.
Udì la voce della segretaria farsi remota e confusa, come se,
all’improvviso, la poveretta fosse caduta dentro a un acquario. Invece Nadine
non si era spostata di un solo millimetro, comprese Etienne, era lui piuttosto
che stava naufragando nel mare delle sue speranze infrante.
Perdente! si criticò dentro di sé, mentre si accasciava contro la parete di
boiserie. Avrebbe dovuto punirsi, sbattere la testa contro il muro per essersi
illuso in quel modo, si biasimò, così come per quel suo continuare a indugiare
in attesa di prendersi la sua rivincita.
Razionalmente, era consapevole di comportarsi come un bimbo che
voleva a tutti i costi rifarsi dell’unico volto negativo preso in tutta la sua
carriera scolastica. Tuttavia, non poteva farci nulla: dentro di sé sentiva il
bisogno di fare tornare i conti.
Il fatto stesso che fosse stata Gloria, l’ex capa di Margot, a parlare con
uno dei titolari dello studio, rendeva ovvio che non fosse la sua fidanzata
mancata ad avere bisogno del suo aiuto, ragionò. Poiché, altrimenti, la
ragazza lo avrebbe contattato direttamente, inviandogli un sms al telefono,
così come faceva tutti i Natali per fargli arrivare i suoi auguri.
Etienne strinse la mascella. Se lo ricordava davvero bene il giorno in cui
aveva ricevuto il primo di quella serie di messaggi natalizi, tutti uguali, che si
erano succeduti negli anni: “Tanti auguri di buone feste al mio avvocato e
quasi ex fidanzato!”. Come se lei non si rendesse neppure conto che,
ricordargli ogni anno che lui l’avesse quasi chiesta in moglie e che lei avesse
rifiutato, non poteva in alcun modo trasformarsi in una battuta da messaggio
augurale. Che cavolo!
Quel giorno era stato davvero sul punto di chiamarla per mandarla al
diavolo in modo definitivo. Poi, invece, non lo aveva fatto: si era limitato a
contraccambiare gli auguri e, subito dopo, aveva telefonato a una delle tante
ragazze che gli ronzavano intorno, per placare la sua frustrazione.
Alla fine aveva scelto Elsa, rammentò, arcuando le labbra in un sorriso
malizioso: una giovane modella russa che, nonostante i numerosi impegni
della carriera appena decollata, si rendeva sempre disponibile per trascorrere
qualche ora di divertimento insieme a lui. Anche in quell’occasione la
ragazza non lo aveva deluso. Tuttavia, purtroppo, i benefici della sua opera
erano già svaniti l’indomani, lasciandogli al loro posto quel vago senso di
vuoto.
Un effetto d’inconsistenza che si era andato intensificando negli anni,
ammise. Così come di blanda soddisfazione si stava rivelando un po’ tutto il
suo stile di vita da neoarricchito: lavorare senza sosta sette giorni su sette,
guadagnare milioni a palate dai suoi investimenti, fare sesso discreto quasi
ogni sera, cambiando un’infinità di donne, una più bella dell’altra… una più
superficiale dell’altra, aggiunse, con una smorfia d’insoddisfazione.
Etienne sospirò. Il sesso gli era sempre piaciuto e non si era mai posto
regole, né limiti di quantità, giacché, tutte le femmine che desiderava si
rendevano disponibili ancor prima che lui elargisse loro un sorriso. Eppure
era consapevole che quel genere di rapporti fosse oramai diventato una specie
di bisogno obbligato, un modo per provare a se stesso e al mondo intero che
lo smacco subito anni prima era stato solo un’infelice eccezione.
Un’eccezione che tuttavia bruciava ancora, ammise, tant’è che, né gli
amplessi multipli con Elsa, per quanto davvero notevoli, né quelli con tutte le
altre, di cui non riusciva neppure a ricordare il nome né i volti, lo avevano
ripagato di quella vecchia tranvata ricevuta. Prova ne era che quando
rientrava nel suo appartamento, dopo uno di quegli incontri di piacere, si
sentiva investito da un pesante senso d’incompletezza.
Negli ultimi tempi, la percezione di quella vacuità era diventata talmente
concreta che lui stava iniziando a temere di essere costretto a conviverci per
sempre. E pensare che, invece, la sua vita professionale e il patrimonio
finanziario e immobiliare accumulato negli anni si erano sviluppati sempre
più in positivo, ragionò.
«Avvocato… è ancora lì?» lo incalzò di nuovo la segretaria, con tono
perplesso.
«Sì, Nadine, certo» replicò Etienne, dopo avere emesso un lungo sospiro.
«Faccia pure entrare la cliente» acconsentì, con tono cupo a causa delle
riflessioni appena concluse.
Etienne fece tre passi indietro, allontanandosi dalla porta. Si aggiustò la
cravatta, abbottonò la giacca e si stampò un sorriso sul volto tirato, pronto ad
accogliere un nuovo cliente pagante.
2
«La signorina Sophie Spalletti» annunciò la segretaria mentre apriva la
porta per introdurre la cliente.
La giovane donna dallo sguardo diffidente, che stava varcando l’ingresso
del suo ufficio, strappò a Etienne un’espressione di meraviglia molto poco
professionale, subito repressa dietro la compostezza appresa sin da quando
aveva iniziato a lavorare allo studio.
Una bomba bollente! considerò entusiasta dentro di sé, mentre con lo
sguardo continuava a esaminare la bella sconosciuta, soffermandosi sulla
figura procace e slanciata e sui suoi capelli lucidi e dorati che arrivavano fino
a metà schiena.
Fu questione di un attimo iniziare a fantasticare su quell’abitino attillato,
immaginare di farglielo scivolare verso il basso, molto lentamente, scoprendo
il seno rigoglioso, che sembrava non attendere altro che volersi presentare a
lui. Oh, piacere tutto mio, dichiarò entusiasta, nella sua mente, immaginando
di rivolgersi alle morbide rotondità. Non potete sapere quanto volentieri
verrei a darvi un caloroso benvenuto!
Un movimento dal basso gli fece capire che anche il suo corpo si era
appassionato alla vista della nuova arrivata. Ci voleva anche questa,
dannazione! imprecò, chiudendo gli occhi, due dita premute al centro della
fronte, nel tentativo di concentrarsi e recuperare un decoroso contegno.
Tuttavia, l’impresa non era delle più facili quando, persino a occhi chiusi,
riusciva comunque a vedere nella sua mente l’immagine della femmina
provocante che si trovava nel suo ufficio. E la cosa gli stava mandando in tilt
i neuroni, ammise.
Non fosse stata per l’altezza, perché la signorina doveva essere almeno un
metro e settanta, e per le curve femminili molto più formose rispetto all’altra,
invece per quanto riguardava tutto il resto, incluso la finezza dei lineamenti
del volto, lui l’avrebbe detta molto somigliante a…
Eh, no! Basta! Era ora di finirla col confrontare Margot con qualsiasi
donna gli capitasse a tiro, si redarguì.
Ancora con gli occhi serrati, leggermente stordito da quell’inaspettato
concentrato di emozioni e pulsioni, Etienne andò alla ricerca di un appoggio,
allungando la mano all’indietro sullo schienale di una delle eleganti poltrone
di cuoio.
«Cos’ha, si sente male?»
In un attimo la giovane fu al suo fianco, afferrandogli la mano e il polso
con piglio professionale, come se all’improvviso entrambi fossero stati
risucchiati dentro una di quelle fiction televisive sui medici.
«No, senta, io non…» Etienne provò a spiegare che non c’era nulla che
meritasse la sua preoccupazione. Tuttavia, poi si interruppe, interdetto dal
contatto inaspettato con quella mano delicata, dalla pelle rosata come
porcellana, che lo convinse a rinunciare a dissuaderla dal prendersi cura di
lui. Al contrario, approfittò di quella vicinanza per osservare meglio alcuni
dettagli di lei che lo avevano colpito appena era entrata.
Un’operazione più complessa del previsto, si avvide quasi subito, giacché,
non appena ebbe inquadrato il profondo incavo tra le due sfere, l’ispezione fu
turbata da un’altra fitta, ancora più potente della prima, che lo avvertiva che il
suo inguine aveva scelto proprio quel momento per mostrarsi interessato a
partecipare all’esplorazione della zona in questione.
Con fatica, celò la sua espressione bramosa, del tutto inadeguata a un
uomo sul punto di avere un malore, o qualunque accidenti la donna credeva
lui avesse per essersi precipitata a soccorrerlo con tale solerzia.
Etienne si disse che avrebbe dovuto tranquillizzare la sua infermiera
improvvisata e porre rapida fine a quel malinteso. Invece restò in silenzio,
rendendosi conto che, per la prima volta dopo tanto tempo, aveva
l’opportunità di assaporare un approccio genuino e disinteressato, benché
involontario, e di crogiolarsi nella sua posizione di moribondo fortunato.
«Stia calmo, dopo una certa età può capitare di avere dei leggeri
malesseri» affermò la ragazza con determinazione, il dito premuto sulla vena
del suo polso, nel maldestro tentativo di prendergli le pulsazioni.
Mancò poco che quelle parole causassero a Etienne un vero infarto. Ma
che diavolo stava dicendo quella femmina? si chiese. Dopo una certa età? E
quanti anni credeva lui avesse? Cento, forse?
Con lo sguardo percorse da capo a piedi la ragazza. Nonostante
l’approccio iniziale sicuro, adesso lei sembrava confusa: il broncio era
scomparso dal bel viso, che ora esprimeva invece una dolcezza infinita cui
facilmente un uomo si sarebbe potuto abituare, considerò.
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