Un killer tra i filosofi – Philip Kerr

SINTESI DEL LIBRO:
«La povera vittima, Mary Woolnoth di anni venticinque, è stata
trovata nuda e con il volto sfondato, nella cantina degli uffici della
compagnia di spedizioni Mylae in Jermyn Street, dove la donna
lavorava da tre anni come addetta al ricevimento dei clienti.
«Risultava colpita con un martello a coda di rondine con una
violenza tale da averne la mandibola rotta in sei punti e quasi tutti i
denti incapsulati di porcellana scardinati. Minuti frammenti del cranio
e del tessuto cerebrale erano disseminati sul pavimento in un raggio
corrispondente alla violenza dell’impatto subito. Avendo recuperato
l’arma del delitto, è possibile definire un’equazione da cui risulta
l’energia cinetica del colpo: la si ottiene moltiplicando la massa
dell’arma per il quadrato della velocità, e dividendo il risultato per
due. Utilizzando l’energia cinetica di ogni colpo di martello, la
profondità di ogni frattura craniale, e l’angolo di depressione, il
computer ha calcolato che l’assassino ha una statura di 1 metro e
82, e pesa all’incirca 85,72 chilogrammi.
«Alla povera ragazza era stato strettamente legato attorno al collo
il reggicalze di seta rossa, benché fosse già deceduta. Un sacchetto
della spesa dei Magazzini Simpson è stato in seguito infilato sulla
testa della vittima, a nascondere lo scempio dei suoi lineamenti. È
possibile che ciò sia avvenuto prima del rapporto sessuale.
«Servendosi di un rossetto Lago Cremisi di Christian Dior, preso
dalla borsetta della vittima, l’assassino le ha tracciato sulle cosce e
sul ventre denudati parole oscene. Subito al di sopra della linea del
pube c’era scritta la parola “TROIA”, mentre sulla parte inferiore
delle cosce e sulle natiche appariva la parola “MERDA”. Su
entrambe le mammelle, compariva la parola “TETTA”. Per finire,
l’omicida ha disegnato sul sacchetto di plastica bianca un gaio volto
sorridente. Dico “per finire” in quanto è evidente che il disegno è
stato eseguito con il rossetto sfaldato.
«Nella vagina della vittima erano presenti tracce di un composto
spermicida e di lattice, a denotare che l’assassino si era munito,
prima dell’atto sessuale, di un preservativo. Si era senza dubbio
preoccupato di evitare un accertamento del DNA. Il suddetto
composto spermicida è del tipo più comunemente usato dalla ditta di
profilattici Rimfly, e di solito adottato dagli omosessuali per la sua
maggiore robustezza. Negli anni passati abbiamo inoltre accertato
che è quello preferito dagli stupratori, appunto per lo stesso motivo.»
Jake aprì la cartelletta che aveva davanti sul tavolo, per
esaminare le fotografie. Prima di guardarle, tirò un profondo respiro,
che fece di tutto per nascondere ai quattro uomini - tre dei quali
erano detective - seduti con lei attorno al tavolo. La piccola
simulazione di tranquillità non era necessaria, in quanto uno degli
altri detective non si era affatto curato di esaminare la propria serie
di fotografie. Jake pensò che fosse ingiusto. Un uomo poteva
sempre dire che, essendo imminente l’ora del pranzo, non era il
caso di guastarsi l’appetito, e nessuno si sarebbe formalizzato. Per
lei, invece, non valevano simili scappatoie. Jake era assolutamente
certa che, se ora non avesse guardato quelle foto, i colleghi maschi
avrebbero attribuito il motivo al fatto che era una donna, sebbene
avesse già visto il cadavere subito dopo il suo ritrovamento. Tranne
l’investigatore che aveva evitato di esaminare le immagini, tutti gli
altri avevano già visto il corpo.
Il quarto uomo seduto al tavolo - specialista delle indagini
preliminari sui luoghi del delitto, e il cui nome era Dalglish - proseguì
nella sua esposizione stranamente compartecipe.
«Noterete che la gamba destra della povera ragazza è piegata
sotto la gamba sinistra, la borsetta è appoggiata accuratamente
vicino al gomito destro, e gli occhiali giacciono poco distanti dal
corpo.»
Jake diede una rapida occhiata a ciascuna delle foto numerate
progressivamente, una serie di pallidi corpi sparpagliati sul
pavimento umido. La singolare posizione delle gambe le fece venire
in mente una carta dei tarocchi: l’impiccato.
«Il contenuto del sacchetto della spesa è stato deposto per terra,
con ogni cura. Conteneva una gonna in tessuto misto setarayon e un
flacone di profumo, entrambi acquistati nel magazzino; e una copia
di un romanzo di Agatha Christie, comprata nella Libreria del Giallo
in Sackville Street, a Piccadilly, e ancora avvolta nella carta. Il titolo
del libro era L’assassinio di Roger Ackroyd. Ma ciò non verrà usato
contro di lei.»
«Lei, chi? Mary Woolnoth o Agatha Christie?»
Dalglish alzò gli occhi dai suoi appunti e guardò le persone
sedute attorno al tavolo. Non riuscendo a determinare da chi fosse
partita la domanda, contrasse le labbra in una smorfia e scosse
lentamente la testa.
«Allora» chiese alla fine. «Chi apre l’asta?»
Dopo un breve silenzio, il detective seduto alla destra di Jake, lo
stesso che aveva formulato il commento, sollevò un indice sporco.
«Questo, direi che è proprio mio» disse. «Tanto per cominciare
c’è il modus operandi dell’assassino…» Si strinse nelle spalle come
se la cosa fosse inoppugnabile.
Dalglish prese a battere i tasti del computer portatile. «Tu… chi è
il tuo uomo?»
«Il Martellatore di Hackney» specificò il tizio con l’indice sporco.
«Bene» assentì Dalglish, anche se dubbioso. «La prima offerta è
per il Martellatore di Hackney.» Ma un secondo investigatore stava
già scrollando il capo.
«Non starai dicendo sul serio?» disse rivolto al primo collega.
«Facci caso, Jermyn Street è ben lontana dal territorio di caccia del
tuo uomo. La distanza è notevole. No, è il mio uomo, ne sono
sicurissimo. La donna era una receptionist, vero? Sappiamo tutti
benissimo che il Fattorino Motociclista ne ha già uccise parecchie di
addette al ricevimento, e non credo vi sia alcun ragionevole dubbio
che Mary Woolnoth sia la sua vittima più recente.»
Dalglish riprese a battere sui tasti. «Quindi, rivendichi a te il
caso.»
«Ci puoi scommettere!»
Il primo detective si stizzì.
«Non capisco perché ti fai avanti, davvero non lo capisco. Il
Fattorino Motociclista usa sempre un coltello. È il suo modus
operandi. Perché all’improvviso si sarebbe messo a usare un
martello? Mi piacerebbe proprio saperlo.»
L’altro alzò le spalle e si mise a guardare fuori dalle finestre. Il
vento soffiava con impeto contro i vetri, e una volta tanto Jake fu
contenta che la riunione si svolgesse a New Scotland Yard.
«Già, e allora perché il Martellatore avrebbe deciso di colpo di
darsi da fare’ qui, a ovest? Me lo spieghi?»
«Probabilmente, perché sa che teniamo sotto sorveglianza tutta
Hackney. Se si arrischia a mettere il naso fuori di lì, lo becchiamo.»
Jake decise che era il momento di intervenire.
«Siete in errore entrambi» disse con fermezza.
«Presumo che intenda occuparti tu di questo delitto, non è vero?»
ipotizzò il secondo investigatore.
«Certo» gli rispose. «Anche per un idiota dovrebbe essere ovvio
che qui abbiamo a che fare con l’Uomo del Rossetto. Sappiamo che
sceglie le sue prede tra le ragazze che usano truccarsi le labbra di
rosso brillante. Sappiamo che adopera quei rossetti per scrivere
oscenità sui loro corpi. Sappiamo che, per una qualche ragione, ha
sempre cura di mettere la borsetta vicino al braccio destro della
vittima, e sappiamo che usa preservativi marca Rimfly. Sicuro che
reclamo di mia competenza il caso di Mary Woolnoth.» Irritata,
scosse la testa. «Quello che poi non capisco è il modo con cui vi
disputate questa ragazza, quasi fosse un premio. Cristo, dovreste
davvero sentirvi!»
Il primo detective smise per un momento di pulirsi il dito indice
con l’unghia del pollice, e la guardò con aria ironica. «E quando mai
l’Uomo del Rossetto si è servito di un martello per uccidere le sue
vittime? E
quando si è preoccupato di mettere loro un loro sacchetto in
testa? Mai.
Quello è il mio uomo.»
«E quando mai questo Martellatore ha lasciato supporre di saper
scrivere - addirittura, poi, con un rossetto?»
«Magari lo ha letto sui giornali.»
«Ma fammi il piacere!» scattò Jake. «Non essere assurdo. Le
caratteristiche del modus operandi di un assassino non vengono mai
rivelate dalla stampa, proprio per evitare cose simili.»
Per prevenire ulteriori obiezioni da parte del secondo
investigatore, Jake lo guardò dritto negli occhi e aggiunse: «Il fatto
poi che questa ragazza fosse anche lei un’addetta al ricevimento è
puramente accidentale».
«Per te, ispettore capo Jakowicz, può essere conveniente
pensarla così»
le rispose quello. «Ma se ci rifletti solo un minuto, ricorderai quello
che spesso dici a noi altri. Gli omicidi plurimi tendono a scegliere
vittime di tipo standard, e poi non vi si discostano. Mentre il modus
operandi può variare moltissimo, a seconda del livello di confidenza
dell’assassino, livello che è determinato dal numero delle persone
che ha fatto fuori.»
«Non credo che tu possa in ogni caso definire esattamente la
tipologia delle vittime in base alla loro professione» obiettò Jake.
«Sono soprattutto l’età e l’aspetto fisico che contano. E, per quanto
può valere la mia opinione, non sono mai stata convinta delle vostre
teorie che il Fattorino sia portato a uccidere soltanto le receptionist.
Se ben ricordo, una delle sue vittime recenti era addetta alle pulizie
in una ditta. In più, non ha mai tentato di violentarne una, con o
senza preservativo.»
Jake si sentì avvampare. Strinse le mani a pugno nel tentativo di
controllarsi. Il fatto che Mary Woolnoth fosse stata un tempo una
donna giovane e bella sembrava essere sfuggito ai due detective.
Fissò acidamente il terzo investigatore, quello che aveva evitato di
esaminare le foto del cadavere, e che, fino a quel momento, era
rimasto in silenzio.
«E tu? Partecipi al gioco o no? Meglio dirlo adesso, altrimenti
continua a tacere.» Già, le venne da pensare, era come una sporca
partita di poker.
L’uomo alzò le mani, in segno di resa.
«No, non è il mio caso» riconobbe. Guardò gli altri, seduti attorno
al tavolo e aggiunse: «Però, per quello che può contare il mio
parere, sono d’accordo con l’ispettore capo. A me sembra opera
dell’Uomo del Rossetto».
«Devo ammettere che la penso così anch’io» commentò Dalglish.
Il primo detective fece un’altra smorfia.
«Dammi retta, George» insistette Dalglish. «Guarda, lo so che sei
alla disperata ricerca di un indizio, ma sei fuori strada, ne sono
sicuro. Il tuo Martellatore non ha mai colpito fuori della zona di
Hackney.»
Il secondo detective restava assolutamente scettico.
«Addette al ricevimento, dattilografe, donne delle pulizie» disse
contrariato. «Il fatto è che tutte lavoravano in un ufficio. Sappiamo
che è questo l’ambiente in cui il Fattorino sceglie le sue vittime. Le
uccide mentre fa una consegna: lettere, pacchi…» Una breve pausa,
e poi la conferma: «Per me, Mary Woolnoth rientra nello schema».
Dalglish guardò verso Jake, che gli rispose con un’alzata di
spalle.
«Sempre che il mio uomo resti il sospettato principale di questo
delitto, non ho obiezioni» disse Jake. «E non mancherò di informarvi
se ci saranno sviluppi nelle indagini.»
Dalglish tornò al suo computer. «D’accordo, allora. Questo è il
numero…?»
«… sei» precisò Jake.
«Numero sei per l’Uomo del Rossetto.»
Dopo la riunione, Jake fermò il collega che le aveva dato ragione,
per ringraziarlo.
«Non è il caso.»
«Sei l’ispettore investigativo Stanley, se non sbaglio?»
Questi confermò con un cenno del capo.
«Scusami,» proseguì Jake «ma, come capo della Ginocidi,1 si
suppone che io sappia tutto dei casi di omicidi multipli a danno di
donne…»
Stanley abbassò la voce, guardandosi alle spalle con
circospezione. «In effetti, io sono della Omicidi» spiegò. «Neanche
sarei dovuto essere qui, ma c’è stata un po’ di confusione. Non so
come, siamo stati informati che la vittima in questione era un uomo,
non una ragazza. Io sto cercando un pluriomicida che ha fatto fuori
sette uomini. Be’, ecco perché non ho aperto bocca… per non
sembrare uno stupido.»
Jake annuì. Ciò spiegava perché egli non si fosse dato la pena di
esaminare le foto.
«Comunque,» riprese Stanley «ho trovato tutto quanto mai
affascinante.
Sono sempre così le vostre riunioni?»
«Vuoi dire se litighiamo ogni volta per decidere se un cadavere
appartenga a questa o a quella indagine? No, non sempre. Di solito
le cose sono molto più chiare e definite di quanto non lo siano state
oggi.»
Mentre parlava, Jake ripensò alle immagini di Mary Woolnoth e a
quello che il bisturi dell’anatomopatologo aveva fatto su quel corpo.
Più chiaro e definito di così… Per un attimo, un nodo le serrò la gola.
Nessun assassinio era mai tanto brutale quanto quello che avveniva
sulla lastra di marmo durante un’autopsia. Un taglio netto, dal mento
alla pelvi, lo scheletro e gli organi tirati fuori dalla carne, come una
valigia frugata da doganieri. Respinse l’impeto emotivo con un’altra
domanda.
«Un pluriomicida che va a caccia di vittime di sesso maschile. È
del tutto insolito, no?»
Stanley assentì: insolito, senz’altro.
«Presumo che ci stiamo riferendo all’Omicida Lombroso?»
Stanley confermò.
«Credevo che un’inchiesta del genere dipendesse dal
sovrintendente capo investigativo Challis.»
«Infatti. È stato lui a volere che partecipassi a questa riunione.
Solo per accertare che non fosse uno dei nostri.»
«Qual è il modus operandi del vostro uomo?»
«Dell’Omicida Lombroso? Oh, niente di particolarmente insolito.
Colpisce tutte le sue vittime alla nuca. Sei colpi. Alla maniera della
mafia. Perché me lo chiedi?»
Jake scosse la testa. «Per nessuna ragione in particolare.
Semplice curiosità.» Guardò l’orologio da polso. «Bene, è ora che
vada. Ho un aereo da prendere. Per non parlare del mio
pluriomicida.
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