Introduzione alla storia del cinema. Autori, film, correnti- Paolo Bertetto

SINTESI DEL LIBRO:
Quale rapporto ci sia tra la mente e il
corpo o, in breve, il problema mentecorpo, è la più classica delle questioni
sollevate in filosofia della mente, forse
quella fondamentale. Al centro delle
riflessioni su questo problema, così
come dell’intera filosofia della mente, è
il concetto di stato mentale: pensieri,
intenzioni, desideri, esperienze, dolori,
ecc. La vita mentale è fatta di stati
mentali. Ma che tipo di cosa è,
esattamente, uno stato mentale? Che
rapporto c’è tra uno stato mentale e uno
stato cerebrale? Come può un sistema
fisico qual è il cervello dare luogo a stati
mentali? Si tratta di domande in prima
istanza metafisiche, perché investono la
natura degli stati mentali e indagano su
che tipo di cosa è la mente. Esse sono
tuttavia inestricabilmente intrecciate a
problemi epistemologici, da quello della
relazione tra diversi livelli di
spiegazione a quello dello statuto teorico
della cosiddetta psicologia del senso
comune, cioè di quale sia il valore da
attribuire alle categorie psicologiche
dell’«uomo della strada».
Nel primo capitolo vengono esposte e
discusse diverse posizioni che,
nell’ambito di una visione materialistica
della realtà, sono state assunte riguardo
alla natura degli stati mentali. Nel
secondo capitolo si esamina in dettaglio
una particolare cornice teorica, il
funzionalismo, che ambisce a
salvaguardare la peculiarità del mentale
pur all’interno di una
concezione materialistica. Il terzo
capitolo, infine, affronta direttamente il
cuore della questione mente-corpo,
formulandola in termini di causalità
mentale: in che modo gli stati mentali
come credenze e desideri causano
l’azione fisica, il comportamento? Da un
lato abbiamo un dominio di enti e
processi fisici: il cervello,
l’organizzazione neuronale, la
trasmissione sinaptica ecc. Dall’altro
lato abbiamo un dominio di enti e
processi mentali, come credenze e
desideri. In base all’immagine
scientifica del mondo, soltanto enti e
processi fisici hanno proprietà
genuinamente causali; eppure siamo
inclini a credere che molti
comportamenti abbiano cause mentali,
come credenze ed intenzioni. Come è
possibile? Tra le varie possibili
impostazioni del problema mente-corpo,
la formulazione in termini di causalità
mentale è probabilmente la più
perspicua e di certo quella oggi
maggiormente in auge.
Capitolo 1. Due o tre
modi di essere materialisti
Buona parte delle discussioni che
animano la filosofia della mente
contemporanea ruotano attorno al
problema di come conciliare una
visione materialistica del mondo con
la natura apparentemente non
materiale dei fenomeni mentali.
Nella filosofia odierna l’espressione
«materialismo» viene comunemente
usata per denotare la tesi secondo
cui l’intera realtà è costituita da
massa-energia e da quant’altro è
contemplato dalla fisica di base:
particelle elementari, forze, onde
1
.
Userò pertanto indifferentemente
«fisicalismo» e «materialismo» per
riferirmi a tale prospettiva. Il
fisicalista, beninteso, non intende
sostenere che l’unica vera scienza
della natura è la fisica, ma che
questa è la scienza fondamentale, la
più basilare, in quanto ogni processo
chimico, per esempio, è riducibile,
almeno in linea di principio, a
processi fisici. Nella cornice teorica
fisicalistica una pietra e una creatura
dotata di mente non differiscono per
la natura degli elementi costitutivi
ultimi, ma per certe proprietà di
organizzazione che investono il
modo in cui tali elementi si
combinano tra loro dando luogo a
strutture di complessità crescente.
Pertanto, quando si parla di
materialismo o di fisicalismo in
filosofia della mente, ciò che si
intende è che le menti non sono
«cose», o «sostanze», che fanno
parte dell’arredo metafisico del
mondo alla stessa stregua degli
atomi, dei tavoli o degli organi di un
corpo umano: le menti non sono
nient’altro che il prodotto
dell’attività del cervello
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