Prigioniera del tempo – Laura Gay

SINTESI DEL LIBRO:
Roma, maggio 2009
Elisa smontò dal motorino, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
Quella era stata una giornata no sotto tutti i fronti: a scuola il compito di
matematica era andato
male, si era beccata una ramanzina da suo padre e, per finire, quando era
corsa a casa di Matteo, il
suo ragazzo, l’aveva trovato con un’altra.
Era convinta che una sfiga più grande di quella non potesse capitarle.
Ma poi, dico, proprio con quella Valeria doveva mettersi quello stupido di
Matte? Pensò mentre
camminava senza meta, ancora con un diavolo per capello. Quella è un
incrocio fra un babbuino e
una foca monaca! Ok, ha le tette più grosse delle mie, ammise con rabbia, ma
è risaputo che è una
che la dà a tutti! Già. Era proprio quello il problema. Elisa aveva cercato di
ignorarlo, ma una
vocina sorda dentro di lei, le stava gridando in faccia la verità: si era rifiutata
di farlo, in più di
un’occasione. Voleva che la sua prima volta fosse speciale, invece, in tutte le
circostanze in cui si
era trovata sola con lui, c’era qualcosa che non andava. Era come se
mancasse la poesia.
Forse, era vero quello che le dicevano le sue compagne di scuola: leggeva
troppi romanzi e si era
fatta un’idea troppo romantica dell’amore.
Eppure lei amava Matteo. O almeno aveva creduto di amarlo fino a quel
momento. Adesso non ne
era più così certa, mentre un’ira cieca si impadroniva di lei.
Si ritrovò, senza quasi essersene resa conto, davanti a Castel Sant’Angelo.
Fin da quando era bambina, era lì che si rifugiava quando era triste o in ansia
per qualcosa. Quel
posto aveva il potere di calmarla; le piaceva trovarsi fra quelle mura antiche,
forse perché la storia
aveva sempre esercitato un grande fascino su di lei.
Si intrufolò all’interno, mentre l’addetto ai biglietti le gridava dietro, con
spiccato accento romano:
“Aho, signorina, l’orario delle visite sta pe terminà. Sannamo a casa!”
Elisa sfoderò uno dei suoi sorrisi più seducenti e rispose: “Solo un attimo. Ho
scordato il casco per
il motorino all’interno, durante la visita pomeridiana. Entro un secondo a
prenderlo, altrimenti se mi
becca un vigile, che vado in motorino senza casco, una multa non me la
toglie nessuno e poi chi li
sente i miei genitori?”
Il bigliettaio la fissò dubbioso. Non ricordava di averla vista entrare quel
pomeriggio e lui era in
servizio dall’una, non si era mosso di lì neppure per una pausa.
“Suvvia, sia gentile. Cosa le costa? Oggi è stata una giornataccia, ho persino
ceffato in pieno il
compito di mate, mi lasci almeno recuperare il mio casco!”
L’uomo fece un sorriso sghembo e annuì. “D’accordo signorina. Ma si
sbrighi, mi raccomando.”
Elisa gli rivolse uno sguardo raggiante e corse dentro. Salì le scale di corsa,
voleva vedere la sua
Roma dall’alto e bearsi di quella vista, prima di tornare a casa e affrontare le
prediche dei genitori.
Le sarebbero bastati pochi minuti per cancellare l’amarezza di quella giornata
storta.
All’improvviso il suo cellulare si mise a suonare. La gente, che stava
affrettandosi verso l’uscita, le
lanciò sguardi incuriositi ed Elisa controllò sul display il nome di chi la stava
cercando.
“Cazzo, è Matteo!” Mormorò fra sé. Non voleva parlargli. Non ora. Avrebbe
affrontato più tardi le
sue stupide scuse, adesso le premeva solo arrivare in cima a quella scalinata.
A un tratto notò una porticina a cui non aveva mai fatto caso. C’era un
cartello con su scritto Vietato
l’ingresso ai non addetti, ma non era chiusa a chiave, anzi era semiaperta.
Spense il cellulare che continuava a suonare in maniera fastidiosa e si
richiuse la porta alle spalle.
Un’idea folle le si insinuò nella mente: poteva nascondersi lì e uscire quando
tutti i turisti si fossero
allontanati e i guardiani avessero chiuso l’ingresso.
Così si sarebbe goduta la spendida vista di Roma al tramonto da sola, senza
occhi curiosi attorno.
Avrebbe potuto fingere di essere una dama seicentesca in attesa di incontrare
il suo cavaliere.
3
Per un attimo, pensò che le sarebbe piaciuto vivere in un’epoca lontana e
innamorarsi di un
personaggio affascinante come quelli dei romanzi che leggeva avidamente.
Si mosse a tentoni all’interno della stanza che era immersa nella penombra.
Poco a poco, la sua vista si abituò all’oscurità e allora cominciò a guardarsi
intorno. Aveva
immaginato che quello fosse un magazzino o qualcosa di simile, invece si
accorse di essere in una
biblioteca antica. Grandioso. Per lei che adorava i libri non poteva esistere
nulla di più affascinante.
Allungò una mano tremante, nel tentativo di afferrare un tomo decisamente
datato. Chissà che
segreti poteva celare fra le sue pagine polverose, si chiese incuriosita, magari
avrebbe potuto
scoprire qualche segreto.
Ma, non appena ebbe scostato il libro, udì un rumore sinistro, come uno
scricchiolio, e lentamente
un pannello della libreria si aprì su un cunicolo stretto e buio.
Elisa sapeva che non avrebbe dovuto addentrarsi lì dentro. Poteva essere
pieno di topi e scarafaggi,
si disse per autoconvincersi a rinunciare, ma la curiosità era troppo forte.
Riaccese il cellulare, sperando che Matteo avesse desistito con le sue
chiamate inopportune, e usò il
display per far luce, quindi si avventurò all’interno.
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