La taverna delle ombre – Candace Robb

SINTESI DEL LIBRO:
Il nevischio tamburellava sulla pergamena che ricopriva la finestra
ac§ canto alla porta e i ceppi scoppiettavano in mezzo al cerchio di
pietre. Non volendo correre il rischio di rovinare la tovaglia d'altare,
al cui ricamo a§ vevano dedicato tante ore di lavoro, le due donne
tenevano a portata di mano una brocca d'acqua per spegnere
eventuali tizzoni ardenti che potes§ sero sfuggire dal focolare. Le
fiamme accendevano i colori della lunga striscia di stoffa tesa sui
loro grembi: stavano ricamando un agnello acco§ vacciato alla base
del crocifisso e una corona di spine posata sull'erba.
Margaret si scostò dal fuoco e si protese verso la lampada a olio
posta su un piccolo tavolo, la cui luce ferma era più adatta al lavoro
di precisione.
Di tanto in tanto lanciava un'occhiata a Katherine, sorrideva
nervosamente se incrociava lo sguardo della suocera, e tornava a
chinare il capo sul ri§ camo. Katherine si comportava allo stesso
modo. Entrambe si sforzavano di assumere un'espressione
coraggiosa. Ognuna leggeva negli occhi dell'al§ tra domande, dolore
e paura.
Di Roger Sinclair, marito di Margaret e figlio di Katherine,
mancavano notizie da più di cinque mesi. E ora suo cugino Jack,
che tre settimane prima si era messo in viaggio per cercarlo, era
tornato a casa avvolto in un sudario.
Dopo essersi punta il dito per la terza volta, Margaret decise di
accanto§ nare il lavoro per non macchiarlo di sangue. Tagliato il filo,
puntò l'ago in un pezzetto di stoffa e lo posò nel cesto ai suoi piedi.
Mentre si succhiava il dito, andò ad aprire la porta che dava sulla
strada e uscì nel freddo umido della sera; quindi sollevò il viso e
spalancò le braccia al gelido nevischio.
«Entra il freddo, nuora» protestò Katherine.
Margaret tornò dentro e chiuse la porta. «Fa così caldo accanto al
fuoco che non riesco a respirare.»
Il rossore malsano sul volto della suocera la fece sentire ancora più
ac§ caldata. Inoltre, l'acqua di lavanda, di cui Katherine faceva
ampio uso, non bastava a mascherare la puzza di sudore.
«Il caldo fa bene alle mie vecchie ossa.»
"Vecchie ossa." Katherine non avrebbe mai usato quell'espressione
pri§ ma della scomparsa di Roger. Durante l'assenza del figlio era
invecchiata, e quel giorno la notizia della morte di Jack le aveva
inferto l'ennesimo col§ po. Non aveva perso soltanto un nipote: era
stata lei ad allevarlo; per Ka§ therine, Jack era come un secondo
figlio.
Margaret si rimise a sedere badando a non stropicciare la tovaglia.
Os§ servò il corpo massiccio della suocera: Katherine amava il cibo
non meno del caldo, e dall'estate precedente le sue spalle
apparivano più rotonde e le articolazioni delle mani più gonfie. Forse
anche i capelli erano più grigi.
«Non siete vecchia.»
«Conosco il mio corpo, figliola» disse Katherine senza alzare lo
sguardo.
Margaret afferrò il cesto come per rimettersi a ricamare ma non
riusciva a restare seduta. «Stanotte veglierò la salma.»
«Fa troppo freddo nella capanna» protestò Katherine. «Io ho resistito
soltanto il tempo di qualche preghiera, e ho tanta carne sulle ossa
che mi protegge dal freddo. Tu invece sei così magra.» Scosse il
capo. «Non posso permettertelo. Che cosa direbbe Roger se
perdessi le dita delle mani o dei piedi per vegliare il corpo di suo
cugino?»
Già, che cosa avrebbe pensato Roger? Margaret non ne aveva idea.
Durante i due anni di matrimonio, si potevano contare sulle dita di
una mano i mesi in cui erano stati insieme. Non lo conosceva meglio
di quando si erano fidanzati. Prima di sposarlo aveva sognato di
vivere con lui, aiutandolo nel suo lavoro di spedizioniere, di dare alla
luce i loro figli, intrattenere gli eminenti cittadini di Perth, occuparsi
della casa e confortare Roger e i bambini quando si fossero
ammalati. Invece era sempre sola, i vicini spettegolavano sulle
lunghe assenze di suo marito e, quanto ai figli, non erano arrivati,
essendo mancata l'occasione di concepirli. Non sapeva quale ipotesi
considerare peggiore: che Roger, catturato in un combattimento
contro il re d'Inghilterra, giacesse ferito da qualche parte, oppure che
fosse lontano da tanto tempo per propria scelta.
Inoltre, la morte violenta di Jack aveva accresciuto il timore che
fosse stato ucciso perché in cerca di Roger, il che significava che
suo marito era in pericolo.
Katherine volle rassicurarla. «C'è Celia nella capanna. Baderà lei a
scacciare con le candele gli spiriti malvagi.» Celia era la fantesca di
Katherine.
«Tocca a un membro della famiglia partecipare alla veglia» disse
Margaret.
Notando la fronte aggrottata della suocera, rimpianse di aver parlato.
Katherine era stata buona con lei, l'aveva accolta con affetto a
Natale e nuovamente a Pasqua, due periodi di festa in cui Margaret
avrebbe sofferto di solitudine nella casa vuota di Perth.
«Intendevo che dovrei vegliarlo io, non una serva» si affrettò a
precisare Margaret. «Non certo voi, che dovete già preparare la casa
per chi parteciperà alla sepoltura.»
Katherine si convinse quando Margaret le promise di avvolgersi in
due mantelli: sotto, mise quello di lana fina che la suocera le aveva
donato a Natale, sopra, uno di tessuto ruvido scozzese.
Nel cortile ghiacciato il terreno era scivoloso e il nevischio
nascondeva solchi profondi. La capanna si trovava a pochi passi
dalla casa, tanto che la luce della lanterna arrivava a illuminarne la
porta. Tuttavia, Margaret si preoccupò di infilare le scarpe consunte
negli zoccoli di legno: se si fosse bagnata i piedi avrebbe resistito
nella capanna anche meno di Katherine.
Infine, raccolse le gonne, pronta ad attraversare il cortile.
Avvicinandosi alla piccola costruzione, la giovane rallentò. L'ultima
volta che l'aveva visto, Jack era allegro, gli brillavano gli occhi al
pensiero del viaggio che stava per intraprendere. Margaret aveva
provato sollievo all'idea che potessero finire i mesi di attesa e
incertezza. Avrebbe finalmente saputo che cosa era successo a
Roger. Ma qualsiasi cosa Jack avesse scoperto, non ne aveva dato
notizia prima di morire. Margaret continuava a non sapere nulla, e
per giunta aveva perduto l'uomo che si occupava degli affari di
Roger in sua assenza. Era infatti Jack a rappresentare suo marito al
porto di Perth e a negoziare la vendita delle merci contenute nei
magazzini. Inoltre, era stato un buon amico per Margaret.
La capanna, una costruzione sbilenca di fango e rami, aveva il tetto
di paglia. Quando Margaret tentò di aprire la porta, la trovò bloccata
e dovette tirare con forza, facendo vacillare le fragili pareti.
La fantesca scattò in piedi e, riparandosi gli occhi dalla forte luce
improvvisa, gridò: «Chi va là?».
«Sono Margaret» rispose l'altra, cercando con le dita intirizzite di
socchiudere lo sportellino della lanterna.
«Ho temuto che foste uno spirito malvagio» replicò Celia.
«Avrei potuto esserlo» disse Margaret, richiudendo la porta. «Siamo
qui proprio per tenerli lontani dall'anima di Jack, anche se temo che
il suo spirito abbia già lasciato il corpo.» Lo avevano trovato a
Edimburgo tre giorni prima.
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