La rete invisibile della natura – Peter Wohlleben

SINTESI DEL LIBRO:
L’esempio dei lupi illustra a meraviglia la complessità dei rapporti
nella natura. È incredibile, eppure questi predatori sono in grado di
modificare il corso dei fiumi e ridisegnare il contorno delle rive.
L’episodio si è verificato nel parco nazionale di Yellowstone, dove
nel XIX secolo era iniziato uno sterminio sistematico dei lupi,
soprattutto su pressione degli agricoltori della regione circostante,
che temevano per il bestiame al pascolo. L’ultimo branco era stato
annientato nel 1926 e, per tutti gli anni Trenta, si avvistarono
soltanto rari esemplari isolati, che furono via via eliminati. Le altre
specie che vivevano nel parco vennero risparmiate o addirittura
protette attivamente, come i cervi, che i ranger si preoccupavano di
nutrire quando l’inverno era troppo rigido.
Le conseguenze non si fecero attendere a lungo. Libere dagli
attacchi dei lupi, le specie che generalmente ne erano preda si
moltiplicarono e alcune zone del parco furono completamente
spogliate della vegetazione, in particolare le rive dei fiumi:
scomparvero le tenere erbe sulle sponde, così come i germogli dagli
alberi. La terra brulla e desolata non offriva quasi più nutrimento agli
uccelli, il cui ricco ventaglio di specie si assottigliò drasticamente. Tra
le vittime c’erano anche i castori, che dipendono non solo dall’acqua
ma anche dalle piante che punteggiano le rive. Salici e pioppi sono
infatti tra i loro cibi prediletti: ne rosicchiano la corteccia fino a farli
cadere, e così sono in grado di raggiungere i nuovi getti teneri e
nutrienti di cui sono ghiotti. Ma poiché ormai le fronde delle giovani
latifoglie lungo il fiume finivano nel ventre dei cervi famelici, i castori,
senza più niente da mettere sotto i denti, sparirono a loro volta.
Le sponde dei corsi d’acqua cominciarono a inaridire e, non
essendoci più vegetazione a proteggere il suolo, le esondazioni
sempre più ricorrenti dei fiumi trascinavano via ampie porzioni di
terra: l’erosione progrediva rapidamente. L’alveo dei fiumi si scavava
solchi e meandri, aprendosi varchi sinuosi nel paesaggio circostante:
un’azione che si rivela tanto più efficace quanto più la riva è senza
protezione, soprattutto dove l’acqua è poco profonda.
Questa triste condizione si protrasse per decenni, e precisamente
fino al 1995, quando alcuni lupi catturati in Canada vennero
reintrodotti nel parco di Yellowstone per ristabilire l’equilibrio
ecologico.
Negli anni seguenti si produsse quella che gli scienziati
definiscono «cascata trofica», un fenomeno che permane tuttora. Si
tratta di un processo che comporta un cambiamento dell’intero
ecosistema attraverso tutta la catena alimentare, a partire dall’inizio,
cioè dall’alto; in questo caso dai lupi, che scatenarono una vera e
propria «valanga» trofica. Il lupo non fece altro che comportarsi
come noi tutti quando abbiamo fame: tentò di procurarsi qualcosa da
mangiare. E i cervi, presenti in grandi quantità, costituivano una
facile preda. Non è difficile intuire l’epilogo della storia: sopraffatti dai
lupi, i cervi diminuirono drasticamente di numero e i giovani alberi
ebbero una nuova possibilità di ripresa. Dunque è questa la
soluzione? Lupi al posto dei cervi? La natura fortunatamente non
prevede sostituzioni tanto radicali: se ci sono meno cervi, la caccia
diventa più lunga e faticosa per i predatori e, al di sotto di un certo
numero di esemplari, la ricerca non vale nemmeno più la pena. A
quel punto i lupi abbandonerebbero il territorio oppure morirebbero di
fame.
Ma nel parco nazionale di Yellowstone si verificò anche un
fenomeno di diversa natura. La presenza dei lupi provocò infatti un
cambiamento nel comportamento dei cervi, che si trovarono di
nuovo di fronte a un’emozione ancestrale: la paura. Cominciarono a
evitare le aree più esposte delle sponde dei fiumi e si ritirarono in
territori che offrivano nascondigli più sicuri. Si avventuravano ogni
tanto lungo i corsi d’acqua, ma la sosta non durava mai a lungo – il
loro sguardo errava intorno smarrito, scrutando il paesaggio, nel
timore di avvistare uno dei cacciatori grigi. Non avevano tempo
sufficiente per brucare i germogli di salici e pioppi, che ormai
prosperavano rigogliosi sulle rive dei fiumi (entrambe le piante
appartengono alle cosiddette specie pioniere e si sviluppano più
rapidamente delle altre: una crescita annuale di un metro per loro
non è un fatto eccezionale).
In pochi anni le rive si consolidarono e i fiumi ripresero
tranquillamente il loro corso, senza più depositare terra e detriti. Lo
scorrimento non dava più origine a meandri, ma la morfologia del
terreno mantenne le curve sinuose che le acque avevano scavato
fino ad allora.
Ci fu di nuovo cibo sufficiente per i castori, che ripresero a
costruire le dighe, le quali rallentavano la corrente dei fiumi,
formando stagni e laghetti, autentici paradisi per gli anfibi. In questa
fiorente diversità tornarono a moltiplicarsi le specie di uccelli. (A
proposito degli effetti del ritorno del lupo troverete un video
sensazionale sul sito del parco nazionale di Yellowstone.) 1
Non mancano tuttavia le critiche all’approccio basato sulla cascata
trofica. La reintroduzione dei lupi aveva infatti coinciso con la fine di
una siccità che durava da anni e le piogge sempre più copiose
avevano contribuito al rigoglio degli alberi (salici e pioppi prosperano
su terreni umidi). Tuttavia questa spiegazione del fenomeno non
tiene conto dei castori. Nei territori in cui vivono questi roditori, la
fluttuazione delle precipitazioni può non avere alcun effetto,
perlomeno nei pressi delle rive dei fiumi. Le dighe invece, che
limitano la corrente, favoriscono l’impregnazione degli argini e
contribuiscono all’apporto d’acqua agli alberi, anche quando non
piove per mesi. La reintroduzione dei lupi ristabilì l’antico processo:
meno cervi nelle zone riparie = più salici e pioppi = più castori. È
tutto chiaro?
Purtroppo devo deludervi, perché in realtà le cose si complicano.
Alcuni ricercatori mettono al centro della questione la quantità di
cervi, e non il loro comportamento. E sottolineano che dopo il ritorno
del lupo ci sono complessivamente meno cervi nel parco (dato che
molti sono stati divorati) e di conseguenza pure lungo le sponde dei
fiumi.
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