La donna del fiume – Candace Robb

SINTESI DEL LIBRO:
Un cadavere nel fossato
Castello di Windsor, Marzo 1367
Il Salone di San Giorgio era sfarzosamente illuminato da una
miriade di torce le cui fiamme si rifrangevano sui vetri delle finestre
in un firmamen-to di stelle. Le voci dei cortigiani del re risuonavano
nelle stanze, un con-trappunto alla musica che echeggiava nel
salone; la seta delle vesti strusciava sul pavimento al ritmo della
danza. C’era una straripante sovrappo-sizione di aromi - cinghiale
arrostito, spezie esotiche, profumi, fumo, sudore e, di tanto in tanto,
l’odore dell’aria ghiacciata che si intrufolava quando alcuni degli
uomini festanti aprivano la porta per uscire e raggiungere le ri-tirate
dove svuotavano le vesciche gonfie di vino.
Un ritardatario spinse impazientemente di lato un ubriaco
traballante e si fermò di colpo. I suoi sensi, abituati al buio e al
silenzio del cortile dove la neve cadeva abbondante, erano stati
sorpresi dal rumore, dal caldo e dal bagliore fumoso delle torce.
Tossì e sbatté le palpebre. Mentre scuoteva la testa per far cadere la
neve dai capelli neri, Ned Townley squadrò i volti delle persone
sedute intorno al lungo tavolo vicino alla porta, dove i paggi si
avventavano sul cibo. Stava cercando il volto di un ragazzo che gli
era divenuto fin troppo familiare ultimamente. Lo aveva visto troppo
spesso accanto a Mary, la sua fidanzata.
Non avrebbe dovuto aspettare tanto, ma Mary aveva sempre
cercato di sminuire la cosa. Rispondeva con un’alzata di spalle
quando Ned le faceva notare che stava corrugando la fronte e le
chiedeva a cosa pensasse, o quando improvvisamente appariva
distratta, o se le lacrime le rigavano il viso senza alcun motivo. Ned
aveva cominciato a insospettirsi e a spiare Mary e aveva scoperto
che la fidanzata si intratteneva con frequenza con Daniel, un paggio
della casa di sir William di Wyndesore. Era palese che la ragazza
aveva con il giovane una complicità che Ned aveva conquistato solo
grazie a mesi di dedizione. Non che li avesse mai sorpresi
abbracciati; Mary era troppo onesta per permettere che le cose
arrivassero a tanto senza confessarlo a Ned. Era chiaro che la
ragazza era consapevole dello smar-rimento del proprio cuore, e per
questo era tormentata dal senso di colpa.
Ned non aveva alcuna intenzione di sollevarla dal suo impegno. Il
rivale non era che un semplice paggio, arrivato a corte recentemente
da Dublino.
Cosa poteva saperne quel poppante dell’amore? Ned aveva
sperimentato il fascino delle donne in molte terre e sapeva che Mary
era la ragazza che Dio aveva scelto per lui. Quanto poteva essere
serio l’affetto del ragazzino?
Ned pensava che non sarebbe stato difficile spaventarlo e indurlo
a sparire dalla circolazione. Qualche parola tagliente, qualche velata
minaccia, sarebbero state sufficienti.
Appena vide Daniel a Ned venne il dubbio che i suoi sospetti
fossero infondati. Al confronto con gli uomini che lo circondavano
aveva l’aria di una creatura angelica e delicata. Come poteva una
donna invaghirsi di un ragazzino tanto fragile? Forse Ned aveva
esagerato nel considerare Daniel come una minaccia alla propria
felicità. Ma non era il momento di lasciarsi andare alle tenerezze.
Assunse un atteggiamento minaccioso e si avvicinò al tavolo. Se
i suoi vecchi camerati fossero stati con lui quella sera, lo avrebbero
deriso per la sua gelosia. Ma dietro lo scherno, Lief e Owen lo
avrebbero capito; erano anche loro profondamente innamorati delle
donne che avevano condotto all’altare.
Ned non pensava certo che gli uomini di Wyndesore potessero
comprenderlo.
Daniel abbassò lo sguardo, si sentiva oppresso dal rimorso.
Avrebbe voluto essere ovunque piuttosto che lì. Osservava con
rammarico l’uomo alto che stava fronteggiando i fedeli di sir William.
«Non sono tanto stupido da aggredire un uomo davanti ai suoi
compagni!» disse Ned con disdegno.
Ma gli uomini avevano ricevuto l’ordine di proteggere il paggio ed
erano intenzionati a farlo con ogni mezzo.
Alzando lo sguardo, Daniel vide che il bel viso del suo accusatore
era rosso per l’indignazione, gli abiti eleganti stropicciati dalle mani
rudi degli individui che lo trattenevano. Daniel avrebbe preferito che
quegli uomini scortassero fuori lui, non Ned Townley. Daniel
ammirava Townley.
Quell’uomo era tutto ciò che il paggio avrebbe voluto essere. Era
una spia al servizio del terzogenito del re, Giovanni di Gaunt, il
potente duca di Lancaster. Era un combattente di provata abilità,
rinomato per la straordinaria destrezza con il pugnale. Nonostante
questo non era affatto brutale, niente a che vedere con gli uomini di
sir William; Townley aveva in tutto e per tutto l’aspetto e i modi di un
cortigiano. Daniel pensava anche che fosse l’uomo più bello che
avesse mai visto. Non avrebbe mai voluto far in-collerire una
persona del genere.
Ma pochi attimi prima Townley aveva mosso a Daniel gravi
accuse e gli aveva lanciato un avvertimento con un’energia tale che
aveva sbalordito il paggio. Townley lo aveva afferrato per la
collottola, e lo aveva sollevato da terra. «Se ti vedo ancora attorno
alla mia fidanzata, ti appendo alla parete come un arazzo.»
«La vostra fidanzata?»
«Mary, la cameriera di madonna Perrers.»
«No! Vi prego!» aveva urlato Daniel, sperando di essere rimesso
a terra, per poter spiegare che i suoi sentimenti nei confronti della
ragazza erano fraterni, nient’altro. Le sue grida avevano attirato
l’attenzione degli sca-gnozzi di sir William, che ora stavano portando
fuori Ned.
«Non ti disturberà più. Daniel. Stai tranquillo.» Scoggins gli
riempì il boccale di birra.
Daniel alzò il boccale verso l’uomo e annuì, bevvero entrambi.
Era questo che Scoggins voleva, e Daniel lo accontentò. Ma non gli
era affatto grato. Se si fosse fatto gli affari suoi, Townley avrebbe
conficcato il pugnale nel tavolo tre o quattro volte, minacciando
Daniel di appenderlo alla travatura del soffitto, quindi si sarebbe
dileguato nella notte, soddisfatto di averlo spaventato a morte. La
mattina seguente sarebbe stato chiaro a Townley che Daniel aveva
recepito il messaggio e che non si sarebbe più fatto rivedere da
Mary. Tutto sarebbe stato dimenticato e perdonato. Ma
evidentemente Scoggins si sentiva in dovere di difendere il paggio
del suo signore.
A dire il vero, Ned Townley aveva tutte le ragioni per essere in
collera.
Daniel era stato imprudente. Capiva perfettamente che le sue
attenzioni nei riguardi di Mary potessero essere state fraintese. Non
sapeva che fosse Townley il Ned di cui Mary parlava di continuo. Mai
una volta gli aveva lasciato intuire che il suo amato fosse una spia al
servizio di Lancaster.
Daniel trangugiò la birra e spostò il boccale di lato, ascoltando
distrat-tamente la conversazione tra le persone che aveva vicino.
Parlavano del suo signore, sir William di Wyndesore, e del colloquio
che aveva avuto quel giorno con il re. Si diceva che sir William
avesse coraggiosamente attribuito le colpe dei problemi in Irlanda
allo scarso giudizio del duca di Clarence. Alcuni sostenevano che il
re si fosse adirato e che sir William sarebbe stato esiliato ai confini
con la Scozia. Altri affermavano che il re fosse consapevole del fatto
che suo figlio Lionel, il duca di Clarence, non fosse un uomo
affidabile e che sir William sarebbe stato nominato un lord della
Marca e inviato a proteggere il confine con la Scozia.
Daniel drizzò le orecchie. Che fosse punito o premiato, tutti
concorda-vano sull’imminente trasferimento ai confini del regno.
L’umore di Daniel ne trasse giovamento. Questo avrebbe significato
che presto sarebbero stati lontani dal castello di Windsor e dalla sua
vergogna. Allungò senza pen-sarci una mano verso il boccale; si
ricordava di averlo svuotato, ma lo trovò di nuovo pieno. Qualcuno
doveva averglielo riempito per sbaglio. Ne bevve un lungo sorso. La
testa cominciava a girargli, ma bevve ancora.
Vuotò di nuovo il boccale, qualcuno lo riempì ancora, ridendo
delle sue deboli proteste.
«Andiamo ragazzino, bevi. Scoggins ti ha salvato, bevi con lui.»
A Daniel tornò in mente la neve che aveva cominciato a cadere
prima di cena. La strada che portava negli appartamenti di sir
Williams era lunga e accidentata. Già non osava tentare di mettersi
in piedi, come avrebbe potuto camminare nella neve?
«Tira su il boccale, ragazzo, e butta giù la birra.» Un viso
fluttuava davanti agli occhi appannati di Daniel, ma il ragazzo non
riusciva a dire chi fosse. Sbatté le palpebre per cercare di metterlo a
fuoco. Quante volte gli avevano riempito il boccale? Scosse il capo
per cercare di recuperare un po’ di lucidità, sentì la bile che gli
riempiva lo stomaco. Oh Dio, si sarebbe ancora una volta ricoperto
di ridicolo.
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