Il contagio – Walter Siti

SINTESI DEL LIBRO:

  «Più d’una volta.»
Il tono divertito, arrogante con una punta di paternalismo, come si addice a chi
in quella serata sta pagando tutto: le birre, le linguine con l’astice, il soufflé di
spinaci, le tonnellate di pizza mezza masticata e buttata per terra, il sasso di
cocaina di almeno quindici grammi che i sottoposti guardano con golosità –
sasso totem, che quasi dispiacerà di polverizzare come dispiace di intaccare un
dolce meravigliosamente decorato. L’appartamento si allarga per oltre duecento
metri quadri e dà un’impressione di lusso, pur essendo un alloggio dell’Istituto
Case Popolari col fitto bloccato a settanta euro al mese. Così spiega Gianfranco,
il padrone di casa e della festa, mostrando orgoglioso le nicchie e i tripli bagni;
ha semplicemente abbattuto due pareti divisorie e raggruppato tre unità abitative,
liquidando con poche migliaia di euro gli intestatari precedenti; l’Istituto non si è
mai occupato della cosa, le cedole di pagamento continuano regolari:
trentacinque euro per i due appartamenti che risultano affittati e niente per il
terzo, evidentemente sfuggito all’inventario.
Lo spiega al professore, perché gli altri fanno troppo casino e comunque la
storia la conoscono già; al povero professore che gli ha rivolto la domanda
autolesionista («t’è già capitato di scopare Marcello?») e che ora sta smaltendo a
fatica quella risposta potente. La tavola viene sparecchiata in fretta. Grande la
casa, con cornici e intonaci costosi, ma anche mobili di cattivo gusto e i libri
fortuiti che uno si aspetta (Cuori neri, Tolkien, il manuale di cucina della Clerici,
un saggio sugli angeli). La via con un nome di pittore che tutti lì storpiano, e per
arrivarci una rete di svincoli, una colata di fari come se la sola speranza fosse
nella fuga; insegne sorprendenti di negozi (“Non solo orli”, “Il terrore del
capello”) e la serra di vetro della Mercedes Benz dietro uno slargo di platani,
prima di una chiesa semplicissima con la madonna di gesso sul rosone tondo, e
forsythie e cemento scrostato su cui qualcuno ha scritto “smarrita barboncina
color sciampagne a chi la ritrova ricca ricompensa”, mentre un’altra mano ha
aggiunto “non solo economica”. Il professore attende che cominci il rito, sa che
la sua maledetta prudenza lo indurrà come al solito ad accontentarsi di una
miserabile striscia. Ma c’è un balsamo per sua fortuna, una sottile rivincita:
andando verso il balcone, Gianfranco sculaccia allegramente i glutei in evidenza
di Marcello. Data la presenza delle rispettive mogli, non potrebbe spingersi più
in là; così il professore può tranquillizzarsi, “quel che per lui è un’una tantum,
per me è un’abitudine acquisita”.
Sì, Gianfranco ha una moglie, una bella ragazza riccia e in carne, non tanto
alta e dai fianchi forti; attualmente incinta, il che Gianfranco presenta come un
trionfo personale. Le donne stanno in camera da letto, ma lui le convoca e insiste
che Sabrina racconti la brutta gravidanza: le nausee, le voglie improvvise alle
due di notte, le gambe gonfie già alla diciottesima settimana, le caldane e gli
svenimenti, il vomito sulle scarpe Paciotti. Il dettaglio che vanta soprattutto sono
le tette di Sabrina («co’ quello che me so’ costate»), inturgidite ora dallo stato
particolare ma siliconate in precedenza dal chirurgo, che da una terza scarsa ha
ottenuto una quarta abbondante. Gliele fa appoggiare sul tavolo, in modo che si
vedano tremolare come un crème caramel, e pretende che Alessio le tocchi, tra
gli sfottò e gli evviva. Alessio è un ragazzo di ventiquattro anni, timido, che sta
cercando di modificare in palestra una struttura un po’ gracile, e che al colmo
dell’imbarazzo si rifugia in bagno. Le donne si ritirano, irritate con se stesse per
non aver saputo ribellarsi. Gianfranco d’impulso si alza e va anche lui verso il
bagno («famme controllà ’sto schizofrenico, nun se sa mai»); tornano insieme,
Gianfranco che smucina ancora intorno alla zip dei pantaloni. (Marcello darà
poi, al professore perplesso, alcune informazioni essenziali: Alessio è passivo, lo
prende in culo da Gianfranco anche se all’inizio non ci riusciva perché
Gianfranco ce l’ha molto grosso, curvo e grosso; ora però si è abituato, solo che
è geloso, «je pija male quando Giàn fa ’o stronzo, se stranisce, piagne pure,
vorebbe ch’oo bacia su la bocca… me sa che sta a diventà frocio».)
Al tavolo sono cominciati i tiri, coi post-it arrotolati a fare da cannuccia; ma
Gianfranco ostentatamente si astiene, sbeffeggia gli altri parodiandoli perché
sono poco lucidi e ne approfitta per vincere a briscola. Tra i partecipanti al rito
c’è un poliziotto, tenuto in una certa considerazione perché ogni tanto ricicla la
cocaina dei sequestri; a lui più che agli altri si rivolge Gianfranco, prima
discutono di un Porsche sottocosto poi ridono sulle puttane che ti vogliono fare
per forza una pompa se non le schedi, è troppo facile, «a ’sto punto ciavrei ’o
sfizio de ’na vergine»; «seh, a trovalle… ormai c’è solo via dell’Acqua Vergine
ma è peggio che andà de notte, perché lì ce stazionano ’e nigeriane… co’ quelle
te becchi l’AIDS in un nanosecondo». Il poliziotto si lamenta della moglie
rompicazzi, che glieli fracassa con le paranoie sui superiori e sul licenziamento.
Gianfranco lo consola, rompere i coglioni è la funzione delle mogli, sono state
create da Dio per questo; «pure Sabri mo’ cià ’a scusa da’a bambina, però cor
fatto che je pijano ’e crisi de panico io ’ndo sto sto, devo tornà a casa
immediatamente, da Lavinio, da Caserta, da Milano, sempre ar servizio suo,
pronti, vorebbe lei, ma sticazzi, quando posso, altrimenti sa’a sbriga co’ mi’
zia… oh le donne i fiji l’hanno fatti da secoli e secoli e nun ce so’ mai stati
problemi». La domenica per esempio lui deve andare con la squadra di tiro con
l’arco, spesso sono in trasferta, l’arco è stata la sua passione da quando era
adolescente; poi è subentrata l’aniridia parziale che l’ha colpito all’occhio
sinistro, pare che in Russia adesso possono operare, «e comunque po’o sport mio
er sinistro ’o devo tené chiuso».

SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :

Commento all'articolo

Potresti aver perso questo