Cenerentola libera tutti – Rebecca Solnit

SINTESI DEL LIBRO:
C’era una volta una bambina di nome Cenerentola. Si chiamava così
perché dormiva accanto al camino nella cucina di una grande casa,
e a volte la cenere le bruciava i vestiti. (La cenere che vola via dal
fuoco è una briciola di legno incandescente.) I suoi vestiti erano
vecchi, logori e cenciosi.
Dormiva in cucina perché faceva da mangiare e lavava i panni
tutto il giorno, e anche perché non aveva una camera da letto sua.
Lavorava lì tutto il giorno perché era la sua matrigna a ordinarglielo.
La matrigna le dava tutti quegli ordini perché, malgrado ci fosse un
sacco di roba e un sacco di altre persone che avrebbero potuto
svolgere quei lavori, era convinta che non ci fossero mai abbastanza
cose per tutti.
E lei ne voleva tanta soprattutto per le sue due figlie, Perlita e
Paloma. (Nessuno chiedeva a Cenerentola, a Perlita o a Paloma
cosa desiderassero veramente.)
A volte Cenerentola era triste e avrebbe voluto andare a giocare
con gli altri bambini.
A volte era felice di andare al mercato a comprare le uova dalla
signora delle galline e le mele dal contadino e il latte dall’allevatore.
A volte le piaceva fare delle torte con le mele, il latte, le uova e la
farina del contadino.
A volte avrebbe voluto scappare via, ma non avrebbe saputo dove
andare.
A volte si sentiva stanca.
Cenerentola diventò una brava cuoca. Al mercato finì per fare
amicizia con tutti. Crescendo si fece abile e robusta. Perlita e
Paloma, invece, stavano sedute di sopra a provarsi i vestiti e a
sistemarsi i capelli e non uscivano mai, perché in città non c’era
gente di classe, secondo la loro madre.
2
Vestiti e cavalli
Un giorno si sparse la voce che il figlio del re, il Principe Placido,
avrebbe dato un grande ballo, perché era così che si facevano a
quei tempi le feste. La matrigna si premurò che Perlita e Paloma
venissero invitate, e per diversi giorni quelle due non fecero altro che
provarsi vestiti e ordinarne di nuovi alle sarte – in raso, velluto e
lustrini – e pensare a come pettinarsi i capelli e inzepparli di gioielli,
ornamenti e fiori finti.
Cenerentola saliva al piano di sopra per portar loro dei biscotti allo
zenzero, e vedeva tutti quei mucchi di gioielli e tutti quegli specchi e
quella stoffa e quel trambusto. Perlita ce la metteva tutta per
raccogliersi i capelli sulla testa facendoli più alti possibile. Diceva
che, senza dubbio, avere i capelli più alti del mondo avrebbe fatto di
te la donna più bella, ed essere la donna più bella avrebbe fatto di te
la donna più felice.
Paloma cuciva altri fiocchi al suo vestito, perché pensava che,
senza dubbio, avere il vestito più bello del mondo avrebbe fatto di te
la donna più bella del mondo, ed essere la più bella avrebbe fatto di
te la più felice. Non erano tanto contente, perché si preoccupavano
che qualcun’altra potesse avere i capelli più alti dei loro o più fiocchi
sul vestito. E può darsi che qualcun’altra li avesse. Di solito è così.
In realtà la persona più bella del mondo non esiste, perché ci sono
tanti tipi diversi di bellezza. Ad alcuni piacciono le rotondità e la
morbidezza, ad altri gli spigoli vivi e i muscoli possenti. Ad alcuni
piacciono le capigliature folte come la criniera di un leone e ad altri i
capelli fini, che piombano giù dritti in una cascata nera come
l’inchiostro; e certi altri ancora amano così tanto una persona che si
dimenticano del suo aspetto. Alcuni pensano che la cosa più bella
che si possa immaginare sia un cielo di mezzanotte punteggiato di
stelle, altri che sia un bosco coperto di neve, e altri ancora…
Insomma, c’è un mucchio di gente che ha una sua idea diversa della
bellezza. E dell’amore. Quando vuoi tanto bene a qualcuno, è
proprio all’amore che assomiglia quel qualcuno.
Cenerentola avrebbe voluto andare al ballo ma non aveva niente
da mettersi, a parte il solito abito di tutti i giorni sporco di cenere,
bucato e rappezzato. E per giunta non era stata invitata.
Non c’è niente di peggio che non essere invitati a una festa
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