Celtic Viking – Il Cuore della Battaglia – Lexy Timms

SINTESI DEL LIBRO:

Da qualche parte nell’Inghilterra Nord-orientale
La nebbia avvolgeva l’aria come l’abito di un monaco da cui nessuno
avrebbe potuto separarlo. Era impossibile vedere oltre venti piedi in qualsiasi
direzione si guardasse. Gli inglesi avrebbero potuto trovarsi nel mezzo del
campo e nessuno lo avrebbe capito finché non si fossero imbattuti nell’armata
vichinga. Erano svegli dall’alba, ma nessuno sapeva che momento della
giornata fosse poiché il cielo era talmente grigio da coprire il sole. I vichinghi
erano disposti a combattere e morire per il loro paese?
Erik strizzò gli occhi, cercando di vedere oltre la fitta e grigia coltre di
nebbia. Immaginò i campi di fronte a lui, senza nebbia, il verde rigoglioso e
gli alti alberi. Era una terra perfetta per l’agricoltura, non per combattere.
Cercò di controllare i suoi pensieri. All’età di vent’anni, sarebbe dovuto
essere in Danimarca, magari a occuparsi dei campi, ma di sicuro sposato e
con dei figli. Invece, eccolo lì, immobile in quel freddo e umido paese
abbandonato. La sua educazione e addestramento lo avevano reso un
eccellente comandante. Tuttavia, avrebbe preferito condurre una vita
semplice piuttosto che pensare alla guerra.
«Gli uomini dicono che Re Halfdan abbia intenzione di parlare con noi.
Lui e le sue guardie stanno attraversando la collina,» Marcus disse,
riportando Erik nel presente.
«Re Halfdan? Chi lo sta chiamando così adesso, cugino.» Erik cercò di
mantenere un’espressione impassibile, sebbene dentro stesse scoppiando.
Marcus si avvicinò al suo fianco con un sorrisetto. «Credo si possa
affermare che la voce sia stata messa in giro dal re in persona. Ha intenzione
di condurre la sua Grande Armata vichinga in battaglia.»
Erik lanciò un’occhiata alla breve distanza di fronte a lui. Il suo corpo era
rigido e gli ci volle qualche sforzo per rilassare la mascella. «Non siamo la
Grande armata vichinga. Siamo la Grande Armata danese.» Si morse
l’interno della guancia, sentendo il sapore sangue. «Halfdan sarà il nostro
condottiero oggi. È un uomo di parola,» Erik cercò di non sbuffare, «e
abbastanza furbo da non rischiare la propria vita per un’apparizione eroica in
questa maledetta nebbia. Farà come al solito; parlerà con i comandanti,
cavalcherà tra gli uomini e poi si nasconderà dietro la coda del proprio
destriero.»
Marcus fece un respiro profondo. «Sebbene non ti piaccia quell’uomo, ti
consiglio di tenere per te questi pensieri, o almeno nella tua tenda. So come ti
senti, cugino, ma molti potrebbero non essere d’accordo.»
«Quell’uomo è un tiranno. Il suo obiettivo è saccheggiare e conquistare il
più possibile dell’Inghilterra. Non ha alcun rispetto per la gente che ha
lavorato per rendere questa terra vivibile. Preferirebbe uccidere e bruciare
tutti.» Sentì il gomito di Marcus contro le sue costole, anche attraverso la
maglia metallica. Aveva visto la carneficina che Halfdan aveva provocato in
Europa. Combattere per lui non era qualcosa che avrebbe scelto.
«Basta! Se tuo padre ti sentisse –»
«Sono sicuro si stia rivoltando nella tomba. So chi era mio padre e che
cosa volesse per me. Sono qui, no? Sto ancora rispettando il suo volere, dopo
anni dalla sua morte.»
«Almeno prova a fartelo piacere.» Marcus non aveva cattive intenzioni ed
Erik aveva a cuore il cugino più giovane. Marcus era riuscito a farsi strada,
sia con le proprie forze sia seguendo la guida di Erik.
Erik sapeva anche che soltanto lui avrebbe potuto parlargli francamente, e
nessuno degli altri comandati lo avrebbe mai sfidato. Poteva anche essere uno
dei più giovani comandanti tra i vichinghi, ma aveva combattuto e
organizzato battaglie al fianco del padre. Aveva guadagnato il rispetto.
Un mormorio si diffuse tra gli uomini. Erik lo sentì prima che
s’inginocchiassero formando due linee. Marcus li seguì e mise il pugno
destro sul cuore. Erik allungò la mano per accarezzare il naso della sua
cavalla araba. Non avrebbe mai seguito un leader che si definiva re. Il loro
sovrano era in Danimarca, al sicuro nel suo castello.
Halfdan si avvicinò con un possente cavallo bianco. Erik non
comprendeva perché tenere un animale di quel colore. In battaglia sarebbe
stato un bersaglio facile. Forse sarebbe stato meglio lasciare quell’uomo nella
retrovia in quell’occasione. Per quanto Halfdan amasse uccidere e
combattere, sarebbe morto sicuramente in quella battaglia.
«Erik,» Halfdan parlò, la voce rauca.
«Sì... Sire,» aggiunse a denti stretti. Incrociò il risoluto sguardo di
Halfdan senza paura. Gli occhi blu di Halfdan erano di ghiaccio e carichi di
odio, anche mentre parlava tra i suoi uomini. Avevano la stessa altezza ma
Erik era più slanciato, muscoloso e dalle gambe lunghissime. Halfdan aveva
le spalle più larghe, era ancora in forma, anche se iniziavano a vedersi i primi
segni dell’età. Nascose il suo corpo dietro il mantello di pelliccia.
«Gli uomini sono pronti a combattere?» sembrò che avesse bisogno di
schiarirsi la voce.
«Lo sono, ma la visibilità è limitata. La nebbia sembra non volerci
abbandonare.»
Halfdan ondeggiò la mano come se volesse schiacciare una mosca. «Gli
uomini staranno più attenti. Qualsiasi inglese mezzo vivo potrebbe ucciderli.»
«Sì.»
Halfdan fissò Erik e gli diede un’occhiata veloce. «Non hai paura di
morire?»
«No.»
«Sei impavido. Forse stupido, ma i soldati ti seguiranno e questo mi
basta. Porta gli uomini alla vittoria e dammene il merito. Sarai ricompensato
per il tuo servizio. Sii da esempio per la gente di questo paese abbandonato
da Dio.»
Erik massaggiò il collo della cavalla. L’animale nitrì e si spostò. Erik
cercò di farlo calmare e lo tirò a sé prendendolo per le orecchie. Non disse
niente a Halfdan.
«Gli uomini potrebbero saccheggiare i villaggi vicini dopo. Possono
prendere ciò che desiderano.» Halfdan si voltò per andarsene ma poi riportò il
cavallo indietro. Fissò Erik, un sorriso oscurò gli si formò sul suo volto.
«Sono i benvenuti a fare ciò che vogliono, ma avvertili di non toccare le
donne. Che le uccidano. Per i nostri uomini non ci sarà nessun appagamento.
Non contamineremo il nostro sangue vichingo con una sporca e maledetta
razza. Nessuna fornicazione, o moriranno per mano mia.»
Erik deglutì, la sua gola ormai secca. Sarebbe stato impossibile instillare
le idee radicali di Halfdan nei soldati. Erik era d’accordo sul non toccare le
donne ma per motivi diversi. Non erano parte della guerra.
Per attaccare le islands britanniche, i vichinghi avevano bisogno di
uomini, molti uomini. Avevano arruolato prigionieri pronti a combattere e
morire per la loro libertà. La maggior parte di essi combatteva per loro stessi,
non per il proprio re o paese.
Inoltre, gli uomini avevano trascorso le precedenti settimane in viaggio e
a prepararsi per la guerra. Non vedevano una donna da mesi, quindi l’ordine
di Halfdan di lasciargli saccheggiare il villaggio senza poter soddisfare i
propri bisogni, avrebbe reso il lavoro di Erik ancora più difficile.
«Capito?» la voce roca di Halfdan mostrò la sua impazienza per la
mancata risposta di Erik

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