Gesù e i saldi di fine stagione- Bruno Ballardini

SINTESI DEL LIBRO:
Questo libro è il diario di un'avventura durata pochi mesi, la sfida raccolta da
un esperto di strategia che ha partecipato senza saperlo ai preparativi per
l'ultima battaglia che la più grande multinazionale del mondo, la Chiesa
cattolica, dovrà presto affrontare: quella da cui dipende il suo destino. La crisi
che sta attraversando la Chiesa è forse la più grande e globale mai vissuta
dalla sua fondazione. Una crisi di fedeli, che spesso nel loro credo non
trovano più risposte ai problemi di oggi, ma anche una crisi di contenuti, dal
momento che le gerarchie non riescono a reinterpretare in modo attuale i
principi secolari su cui si basa il credo stesso.
Dando per scontato che il prodotto sia sempre stato il migliore disponibile
sul mercato, e che sia stata proprio la Chiesa a inventare il marketing,
avendone utilizzato praticamente tutte le tecniche nell'arco di duemila anni,
perché oggi il cattolicesimo non sembra più fare presa come un tempo presso
il pubblico? Perché sempre più persone scelgono altre strade senza rendersi
conto che in realtà non si sono mai allontanate dal cattolicesimo?
Esiste una crisi delle vocazioni per quanto riguarda il clero e una crisi di
fede e di appartenenza fra coloro che si professano cattolici. C'è inoltre una
crisi di comunicazione: una perdita di efficacia delle strategie di contatto con
i fedeli e con il resto del mondo da parte di un management che sembra
vivere in una dimensione sempre più lontana da quella delle persone comuni
e dalla vita di tutti i giorni. Lo stesso popolo della Chiesa è sempre meno
interessato alle vicende interne della curia e alla “ragion aziendale” in virtù di
cui spesso vengono formulati messaggi contraddittori a seconda delle
opportunità politiche. I fedeli preferiscono avere un rapporto con i loro
referenti più vicini, in genere con la parrocchia, qualche volta con il vescovo
(anche se questa figura viene imposta sempre dall'alto dell'istituzione, e non
più eletta dai fedeli e dal clero delle comunità locali come accadeva nei primi
secoli del cristianesimo). Esiste perfino una crisi del mercato delle ostie,
fenomeno apparentemente trascurabile se non fosse che la causa è molto più
importante: sempre meno gente è disposta a confessare i propri peccati al
prete ritenendo evidentemente la Chiesa incapace di dare risposte adeguate ai
problemi di oggi
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. D'altra parte, un recente sondaggio ha mostrato che la
fiducia nella Chiesa è arrivata ai minimi storici: per quanto riguarda la piena
fiducia dei fedeli verso l'istituzione, si è passati da un 59,2% nel 2000 a un
47,2% nel 2010; dato ancora più significativo è stato espresso riguardo alla
fiducia nel papa, dove si è passati da un 77,2% nel 2003, con Wojtyla, a un
secco 46% nel 2010, con Ratzinger
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.
Ma esiste soprattutto un fronte “istituzionale” del dissenso preoccupato
dall'esplosione, in epoca ratzingeriana e bertoniana, di movimenti ecclesiali
sempre più autonomi e potenti, che minacciano di frantumare l'unità della
Chiesa. Il problema è quello di un sempre più precario equilibrio fra spinte
centrifughe e tendenze centripete. Per fare un esempio, ci sono molti critici
del “centralismo” del segretario Bertone rispetto all'episcopato, che auspicano
come ha scritto recentemente Alberto Statera «un riposizionamento dell'asse
di potere semmai verso le sette e la tolleranza per la loro eccessiva
autonomia, che rischia di produrre errori del papa (come quello della pace
siglata con i lefevriani, proprio mentre il vescovo Richard Williamson
riaffermava il negazionismo sull'Olocausto). Insomma la “settarizzazione”
aggiunge malumori a malumori. I movimenti ecclesiali per il cardinal Sodano
“sono risorse essenziali”, ma a patto che siano capaci di “integrarsi nella vita
della Chiesa con umiltà”. È umile l'approccio in questa fase di Comunione e
Liberazione, Opus Dei, Comunità di Sant'Egidio? Don Giuseppe Dossetti,
sospettoso dei “procedimenti segreti”, si chiedeva sull'Opera: “Dove si
distingue questa cosa dalla Massoneria?”. Anche la Comunità di Sant'Egidio,
al comando di Andrea Riccardi, è un'organizzazione piuttosto impenetrabile.
Occorre fare attenzione allora alla “settocrazia”, non solo alla deriva che il
vaticanista Giancarlo Zizola definisce “avignonese”, con i fenomeni di
ingerenza della Chiesa nello stato, che oggi potrebbero semplicemente essere
trasferiti dalla Cei alla segreteria di stato e traslati ad ancelle potenti come
CL»
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.
In definitiva, troppe linee di marketing e troppo autonome, in apparente
concorrenza fra loro, sono difficili da gestire e rischiano di indebolire anziché
rafforzare la struttura stessa della Chiesa.
Ma non esistono solo problemi interni, esiste anche una sempre più
agguerrita concorrenza esterna costituita da nuovi culti che attraggono masse
sempre più consistenti di fedeli. Da Oriente a Occidente l'emorragia non
sembra arrestarsi. I culti più insidiosi sono quelli che permettono una doppia
appartenenza, consentendo ai cattolici di mantenere la loro fede
inquadrandola per così dire in un contesto diverso. Si tratta di una risposta
simmetrica ed equivalente ai tentativi di penetrazione da parte della Chiesa
cattolica nelle culture diverse, in particolar modo in Africa e in Sud America,
con i cosiddetti culti “sincretici” che consentono la sopravvivenza della fede
locale, sia pure coniugata in termini cattolici.
Leggendo uno degli autori cattolici più sensibili alle tematiche della crisi e
del rinnovamento della Chiesa, il teologo Hans Küng, ci si imbatte in una
consapevolezza che non sembra essere condivisa dalle alte gerarchie quando
afferma che «le religioni possono anche morire»
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. Viene da chiedersi se il
cattolicesimo, quello della Chiesa di Roma, non sia già morto. Se non lo è
ancora, di certo non gode di buona salute e, se non darà presto segni concreti
di rinnovamento, è ormai avviato verso un inesorabile declino. Se si volesse
fare un'analisi da un punto di vista gestionale, utilizzando ad esempio i nove
parametri che nelle scuole di management sono comunemente adottati come
indicatori dello stato di crisi di un'azienda, si direbbe che sono presenti quasi
tutte le condizioni per poter diagnosticare una prossima fine della Chiesa:
1) Visione aziendale confusa: ovvero, la vision e la mission
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la gente, comincia a non esserci più allineamento strategico fra obiettivi,
filosofia aziendale e le poche idee di rinnovamento presenti; non si
comprende bene dove stia andando l'organizzazione e se questo stato di
cose permarrà anche in futuro.
2) Scarsa leadership: ovvero mancanza di spirito di iniziativa da parte della
dirigenza che ha paura del cambiamento, il management ha uno stile di
gestione troppo rigido o, in altri casi, lascia che le cose vadano avanti da
sole, non guida ma si limita ad amministrare, oppure attua la cosiddetta
“microgestione” con un controllo esagerato di ogni singolo step del
processo, ostacolando di fatto la crescita dell'organizzazione.
3) Cultura aziendale non condivisa
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: una condizione che si verifica quando
non tutti i valori aziendali sono vissuti in modo coeso dal personale,
internamente si diffonde una cultura della colpa e non della responsabilità,
ci si concentra sui problemi e non sulle opportunità, la gente perde fiducia
nei manager e nel loro operato.
4) Eccessiva burocrazia: ovvero strutture organizzative troppo stratificate,
troppa distanza fra il management e gli altri livelli di gestione, processi
decisionali troppo lenti, quantità eccessiva di strumenti di controllo e
documenti di riferimento tale da scoraggiare il pensiero creativo.
5) Mancanza di iniziativa: quando i dipendenti non sono autorizzati ad
averne, c'è scarso incoraggiamento personale e scarsa motivazione, i
dipendenti non hanno la sensazione che il loro lavoro sia utile, il
management non riesce a coinvolgere l'organizzazione con efficacia, le
persone lavorano in modo difensivo e non creativo, ovvero si limitano a
fare lo stretto indispensabile.
6) Scarsa comunicazione verticale: quando il personale non ha un'idea chiara
del quadro generale, si vive un clima di incertezza in cui la gente non sa
che cosa pensi il top-management e non si sa nemmeno quali siano i suoi
progetti di sviluppo.
7) Scarsa sinergia interna: ovvero scarsa collaborazione fra gruppi,
mancanza di obiettivi e di spirito di collaborazione trasversale fra
dipartimenti, mancanza di coordinamento di questi processi.
8) Scarso lavoro di squadra: ovvero carenza di obiettivi condivisi, scarsa
propensione al lavoro di gruppo, capigruppo deboli, team di lavoro troppo
grandi, nessun riconoscimento per i risultati ottenuti.
9) Carenza di idee: quando non vengono favoriti né lo scambio né la
circolazione di idee, né la creatività, e non c'è gestione della conoscenza.
Quasi tutti questi sintomi sono ormai visibili e riconoscibili, ma questa
sarebbe ancora una fotografia parziale della situazione. Il mondo cattolico è
un universo immenso costituito da sistemi planetari indipendenti fra loro,
galassie, costellazioni, pianeti, che riproducono complessivamente un sistema
astronomico di stampo pre-galileiano in cui si ha la pretesa che tutto ruoti
intorno a un unico centro: il Vaticano. Purtroppo, com'è stato dimostrato, un
sistema del genere è lontano dalla realtà. E anche la battaglia contro il
relativismo ingaggiata dall'ultimo papa denota una rigidità di vedute e una
miopia che nessun cannocchiale potrebbe colmare.
Ovviamente, quella che si profila non è una battaglia vera ma una battaglia
di “mercato”. Tuttavia, la concorrenza non scherza affatto. E, prima di
confrontarsi con essa, occorre ridare al più presto entusiasmo alle truppe,
rinforzare la fiducia delle masse, e reimpostare una strategia. Un lavoro che i
manager della più grande multinazionale del mondo non sembrano ancora
aver intrapreso.
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