IL MAGO DEI NUMERI. Il libro da leggere prima di addormentarsi, dedicato a chi ha paura della matematica. – Hans M. Enzensberger

SINTESI DEL LIBRO:

 Da un po’ di tempo ormai, Roberto si era stufato di
sognare: faccio sempre la figura del cretino, pensava.
Nei sogni veniva spesso inghiottito da un orrendo pescione
che oltretutto puzzava tremendamente. Oppure gli capitava di
essere su uno scivolo che non finiva mai. Gridava «Ferma!» o
«Aiuto!», ma non c'era niente da fare, la velocità aumentava e
aumentava e alla fine Roberto si svegliava in un bagno di
sudore.
Ma lo fregavano anche quando desiderava moltissimo
qualcosa, tipo una bicicletta da corsa con almeno ventiquattro
rapporti. Allora sognava che la bici - viola metallizzata lo
stesse aspettando in cantina. Era un sogno incredibilmente
dettagliato. La vedeva lì a sinistra, accanto allo scaffale dei
vini, e sapeva addirittura il numero della combinazione del
lucchetto: 12345. Era un giochetto da ragazzi ricordarsela!
Roberto si svegliava in piena notte, ancora mezzo addormentato,
prendeva la chiave e in pigiama barcollava giù per quattro
piani - e invece della bici, cosa trovava, li accanto allo
scaffale dei vini? Un topo, un topo morto. Lo avevano fregato!
C'era cascato come un pollo.
Via via Roberto capì come difendersi da queste carognate.
Appena il sogno si preannunciava, pensava velocissimamente e
senza svegliarsi: Rieccolo quel vecchio pesciaccio schifoso. So
benissimo cosa succederà adesso. Vorrà inghiottirmi. Ma è
chiaro che si tratta di un pesce sognato che può inghiottirmi
solo in sogno. Oppure pensava: Sono di nuovo sullo scivolo, non
c'è niente da fare, non posso assolutamente impedirlo, ma non
scivolo davvero.
E quando si ripresentava la meravigliosa bicicletta oppure
un videogioco che desiderava da pazzi - li accanto al telefono,
lo vedeva chiaramente, bastava allungare la mano - Roberto già
sapeva che anche in questo caso lo stavano imbrogliando e
basta. La bici neanche la guardava. La lasciava stare dov'era.
Ma nonostante gli sforzi, la cosa era comunque scocciante: per
questo dei suoi sogni non parlava volentieri.
Finché un giorno non comparve il mago dei numeri.
Roberto era abbastanza contento che questa volta nel sogno
non ci fosse un pesce affamato, e che non stesse scivolando
sempre più giù da una torre traballante su uno scivolo senza
fine. Sognava invece un prato. Di strano c'era solo che l'erba
cresceva altissima verso il cielo, più alta della sua testa e
delle sue spalle. Si guardò intorno e proprio davanti a sé vide
un signore abbastanza vecchio e abbastanza piccolo, grande più
o meno come una cavalletta, che si dondolava su una foglia di
acetosella osservandolo con occhietti scintillanti.
- E tu chi sei? gli chiese Roberto.
E quel tizio, con sua grande sorpresa, gli urlò:
- Sono il mago dei numeri!
Ma Roberto non aveva proprio voglia di farsi prendere in
giro da un nanetto come quello.
- Tanto per cominciare, disse, il mago dei numeri non
esiste.
- Ah no? E se non esisto, perché allora mi rivolgi la
parola?
- E poi odio qualsiasi cosa abbia a che fare con la
matematica.
- E perché?
- «Se due pasticcieri in sei ore fanno 444 ciambelle,
quanto tempo impiegano cinque pasticcieri per farne 88?» -
Tutte scemenze, continuò a brontolare Roberto. Un modo da
deficienti per passare il tempo. Quindi fila! Aria!
Con balzo elegante il mago scese dalla foglia di acetosella
e si mise accanto a Roberto che per protesta si era seduto
nell'erba alta.
- Quella storia delle ciambelle chi te l'ha raccontata? Un
professore probabilmente.
- Chiaro! rispose Roberto. Mandibola, quel dilettante che
ci fa matematica; ha sempre fame, anche se è già bello grasso.
Quando crede che non ce ne accorgiamo perché stiamo impazzendo
sui compiti di matematica, lui di nascosto tira fuori una
ciambella dalla borsa e se la mangia mentre noi siamo li a
lavorare.
- Va be, disse il mago sogghignando. Mi dispiace per il tuo
prof., ma con la matematica quella roba non c'entra. La sai una
cosa? Gran parte dei veri matematici i calcoli non li sa
nemmeno fare. Non vogliono sprecare il tempo, e poi ci sono le
calcolatrici. Ce n'hai una anche tu, no?
- Certo, però a scuola non possiamo usarla.
Roberto vide un signore piuttosto vecchio, grande più o
meno come una cavalletta, che si dondolava su una foglia di
acetosella osservandolo con occhietti scintillanti.
- Ho capito, disse il mago. Non fa niente. Sapere un po’ le
tabelline non guasta. Può tornare utile, se si scaricano le
batterie. Ma la matematica, caro mio, è un'altra cosa!
- Stai solo cercando di farmi cambiare idea, disse Roberto.
Di te non mi fido e se cerchi di rifilarmi degli esercizi anche
in sogno mi metto a urlare. È vietato maltrattare i minori!
- Se l'avessi saputo che eri così vigliacco, commentò il
mago, mi sarei risparmiato il viaggio. Voglio solo fare quattro
chiacchiere. La notte infatti di solito non ho impegni e quindi
ho pensato: proviamo a passare da Roberto che certamente non ne
può più di scendere ancora da quello scivolo.
- L'hai detto.
- Allora siamo d'accordo.
- Però non mi faccio fregare, aggiunse Roberto. Cerca di
mettertelo in testa.
A quel punto però il mago saltò su in piedi e
all'improvviso non fu più tanto piccolo.
- Non si parla così a un mago, gridò. Con occhi sfavillanti
si mise a pestare i piedi sull'erba fino a quando non la
schiacciò tutta.
- Scusami, borbottò Roberto.
La faccenda gli piaceva sempre meno.
- Se della matematica si può parlare come si parla di film
o di biciclette, un mago a cosa serve?
- E qui che ti voglio, mio caro, rispose il vecchio. Di
magico i numeri hanno che sono semplici. In fondo non ti serve
nemmeno la calcolatrice. Per cominciare ti basta una sola cosa:
l'uno. Puoi farci quasi tutto. Se ad esempio i numeri grandi ti
fanno paura, diciamo ad esempio
cinquemilionisettecentoventitremilaottocentododici, allora
comincia così:
1+2
1+1+1
1+1+1+1
1+1+1+1+1
e poi prosegui, fino a cinquemilionieccetera. Non mi dirai
che è troppo complicato! Ci arriva anche un cretino. O no?
- Beh, sì, rispose Roberto.
- E non è tutto, proseguì il mago. In mano adesso reggeva
un bastone da passeggio col pomello d'argento che agitava
davanti al naso di Roberto.

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