Elogio della lentezza- Lamberto Maffei

SINTESI DEL LIBRO:

 Re in eterno
Nel suo libro Ontogenesi e filogenesi (1977) Stephen Jay Gould
riporta un racconto che illustra bene la grande e duratura plasticità
del cervello dell’uomo, il suo restare per lungo tempo o per sempre
bambino. Il racconto è preso dal libro di T.H. White The Once and
Future King (Re in eterno, 1958). Il titolo si rifà a una presunta
iscrizione sulla tomba di re Artù Hic iacet Arthurus rex quondam
rexque futurus. Il libro narra l’infanzia e le gesta di re Artù e
nell’ultima parte vi è un racconto della creazione degli animali dove
si narra che all’inizio Dio creò tanti embrioni, poi li chiamò davanti al
suo trono e chiese loro quali caratteristiche e armi desiderassero
avere per la loro vita e sopravvivenza. Tutti gli embrioni scelsero
caratteristiche diverse, ma l’embrione dell’uomo non scelse nulla.
Allora Dio lo chiamò e lo invitò di nuovo a scegliere, ma l’embrione di
uomo disse che voleva rimanere così, come era stato creato, un
embrione, perché se Dio lo aveva creato così ci doveva essere una
buona ragione. Dio lo lodò assai per questa scelta e disse che
sarebbe rimasto embrione fino alla tomba ma che tutti gli altri animali
sarebbero stati embrioni al cospetto della sua forza. Ed ecco perché
l’uomo conserva per tutta la vita caratteristiche neoteniche e con
esse la curiosità, la sete di conoscenza e, fino a un certo punto, il
comportamento proprio di un bambino. Evolutivamente questa scelta
determinò alcuni aggiustamenti assai importanti come la lunga
infanzia e la cura dei genitori. Il grande trucco della prolungata
infanzia dell’uomo creò il suo grande cervello; infatti il periodo di
grande plasticità dell’uomo, periodo critico, dura parecchi anni,
mentre quello degli animali si misura in settimane o mesi. Insomma
l’embrione di uomo decise con grande coraggio di restare per una
decina di anni a formare il suo cervello sia funzionalmente che
strutturalmente; per fortuna l’evoluzione ha reso possibile questa
scelta inventando la paziente cura dei genitori e in sostanza la
famiglia.
L’uomo bambino è riuscito, nel bene e nel male, a dominare la
natura.
L’evoluzione ha scelto, nella costruzione del cervello umano, la
tecnica della lentezza, mentre per gli altri animali quella della
rapidità, ed è forse per questo che molte risposte del sistema
nervoso rapido dell’uomo assomigliano a quelle degli altri animali.
Il ramo ascendente
Il cervello si costruisce lentamente nel corso della vita embrionale,
che nell’uomo dura nove mesi; la costruzione è in massima parte
programmata dai geni, anche se l’ambiente del sacco amniotico ha
ovviamente una sua influenza. Chiameremo «cervello dei geni»
questa parte di formazione del cervello. La costruzione tuttavia
continua anche dopo la nascita, in particolare nella prima infanzia, nel
periodo critico o periodo sensitivo, quando l’influenza dell’ambiente è
preminente. La parola costruzione anche in questa età non è
imprecisa, perché il cervello forma nuove sinapsi, nuove connessioni
neurali. L’ambiente, come esperienza del singolo, diventa fattore
decisivo e differenzia mente e comportamento determinando quello
che può esser chiamato il cervello dell’individuo, nel senso che
l’uomo se lo costruisce vivendo. È da considerare, tuttavia, che molte
delle esperienze del bambino sono di fatto proposte o imposte da
altri, come i genitori. Dopo l’adolescenza e nell’età adulta la plasticità
del cervello diminuisce, anche se non scompare, e quindi il cervello
può ancora subire cambiamenti che derivano dagli stimoli che riceve
nel lavoro, nell’apprendimento ecc. Questa parte di formazione del
cervello è sotto l’egida delle condizioni di vita, ma anche della
volontà. Le stesse considerazioni si possono fare per l’anziano nel
quale la plasticità è ulteriormente diminuita.

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