Il collasso dell’impero – John Scalzi

SINTESI DEL LIBRO:
Cardenia Wu-Patrick trascorse al capezzale del padre la maggior
parte della settimana precedente la sua morte. Quando era stato
informato che le sue condizioni avevano raggiunto i limiti della
competenza medica, e che gli rimanevano soltanto cure palliative,
Batrin aveva deciso di voler morire a casa, nel suo letto preferito.
Essendo già da qualche tempo consapevole che la fine era vicina,
Cardenia aveva sospeso i propri impegni fino a nuovo ordine e
aveva fatto sistemare una comoda poltrona accanto al letto del
padre.
«Non hai cose migliori da fare che startene seduta qui?» scherzò
Batrin rivolto alla figlia, sua unica progenie superstite, mentre lei
prendeva posto per cominciare la loro sessione mattutina insieme.
«Al momento no» rispose lei.
«Ne dubito. Sono sicuro che ogni volta che lasci questa stanza per
andare in bagno vieni accostata da galoppini che vogliono la tua
firma su qualcosa.»
«No» ribatté Cardenia. «Al momento è tutto nelle mani del comitato
esecutivo. Tutto è stato messo in modalità di manutenzione per
l’immediato futuro.»
«Finché non muoio» aggiunse Batrin.
«Finché non muori.»
Batrin accolse quelle parole con una risata, debole come lo era
ormai tutto ciò che faceva. «Temo che questo sia fin troppo
prevedibile.»
«Cerca di non pensarci» suggerì Cardenia.
«Per te è facile dirlo.» Entrambi scivolarono in un tranquillo e
cameratesco silenzio per qualche momento, finché Batrin non fece
una smorfia in reazione a un rumore e si rivolse alla figlia. «Quello
cos’è?»
Cardenia inclinò leggermente la testa. «Ti riferisci al canto?»
«Stanno cantando?»
«Fuori c’è una folla di persone che ti augurano di rimetterti» spiegò
Cardenia.
Batrin accolse quelle parole con un sorriso. «Sei certa che siano
qui per questo?»
Batrin Wu, il padre di Cardenia, era formalmente Attavio VI,
imperatore del Sacro Impero degli Stati Interdipendenti e delle
Corporazioni Mercantili, re di Hub e delle Nazioni Associate, capo
della Chiesa Interdipendente, Successore sulla Terra e Padre del
Tutto, ottantasettesimo imperatore del casato di Wu, la cui stirpe
risaliva
alla
profetessa-imperatrice
Rachela
dell’Interdipendenza e salvatrice dell’umanità .
I,
fondatrice
«Ne siamo certi» replicò Cardenia. Entrambi si trovavano a
Brighton, il palazzo imperiale di Hubfall, capitale di Hub, e residenza
preferita di suo padre. La sede imperiale formale si trovava a
parecchie migliaia di chilometri di distanza, su per il pozzo
gravitazionale, a Xi’an, la vasta stazione spaziale che si librava
sopra Hub ed era visibile da Hubfall come un gigantesco piatto
riflettente scagliato nell’oscurità – o lo sarebbe stata se la maggior
parte di Hubfall fosse stata nelle vicinanze della superficie
planetaria. Invece, come quasi tutte le città di Hub, Hubfall era stata
ricavata nella roccia, prima con esplosioni, poi con gli scavi, e
c’erano soltanto occasionali cupole e altre strutture di servizio
disseminate sulla superficie. Quelle cupole si affacciavano su un
crepuscolo eterno, in attesa di un’alba che il pianeta, stretto nella
morsa della rotazione sincrona, non avrebbe mai offerto e che, se
mai si fosse presentata, avrebbe cotto gli urlanti cittadini di Hub
come patate in un forno.
Attavio VI odiava Xi’an e non vi rimaneva mai più a lungo del
necessario. Di certo non aveva intenzione di morirvi. Brighton era la
sua casa, e al suo esterno oltre un migliaio di persone si era raccolto
davanti ai cancelli per sostenerlo, applaudirlo e a tratti intonare l’inno
imperiale o Cosa Dici, il canto con cui si faceva il tifo per la squadra
di football imperiale. Cardenia sapeva che tutte quelle persone erano
state accuratamente vagliate prima di ottenere il permesso di
arrivare anche solo a un chilometro dai cancelli di Brighton e a
portata di udito dell’imperatore. Alcune non avevano neppure dovuto
essere pagate per la loro presenza.
«Quanti ne abbiamo dovuti pagare?» chiese Batrin.
«Quasi nessuno» rispose Cardenia.
«Io ho dovuto pagare tutte le tremila persone che si sono raccolte
per fare gli auguri a mia madre quando era prossima alla morte, e
anche parecchio.»
«Tu sei più popolare di quanto lo fosse tua madre.» Cardenia non
aveva mai conosciuto sua nonna, l’imperatrice Zetian III, ma ciò che
narrava la storia faceva accapponare la pelle.
«Una roccia sarebbe stata più popolare di mia madre,» ribatté
Batrin «ma non dovresti ingannare te stessa, bambina mia. Nessun
imperatore dell’Interdipendenza è mai stato tanto popolare. Non
rientra nelle qualifiche di questo lavoro.»
«Se non altro, tu sei stato più popolare della media» suggerì
Cardenia.
«È per questo che hai dovuto pagare soltanto alcune delle persone
raccolte sotto le finestre.»
«Potrei farli allontanare, se preferisci.»
«Mi vanno benissimo. Verifica se accettano richieste per le
canzoni.»
Di lì a poco Batrin si assopì di nuovo, e quando fu certa che stesse
dormendo Cardenia si alzò dalla poltrona e passò nell’ufficio privato
di suo padre, che aveva requisito a tempo indefinito e che comunque
sarebbe presto stato suo. Mentre usciva dalla camera vide uno
squadrone di medici, capitanato dal medico imperiale Qui Drinin,
calare su suo padre per pulirlo, controllare i suoi segni vitali e
accertarsi che fosse quanto più comodo possibile per uno che se la
stava vedendo con una malattia dolorosa e incurabile da cui non si
sarebbe mai ripreso.
Nell’ufficio privato trovò Naffa Dolg, di recente nominata capo del
suo staff. Naffa attese che Cardenia raggiungesse il piccolo
frigorifero dell’ufficio, prelevasse una bibita, si sedesse, l’aprisse e
bevesse un paio di sorsi prima di posarla sulla scrivania di suo
padre.
«Usa il sottobicchiere» disse allora Naffa al suo capo.
«Dovrei?» ribatté Cardenia.
«In origine quella era la scrivania di Turinu II» spiegò Naffa,
indicandola. «Ha seicentocinquanta anni. È stato un dono che ha
ricevuto dal padre di Genevieve N’don, che sarebbe diventata sua
moglie dopo...»
Cardenia sollevò una mano. «Basta così.» Si protese sulla
scrivania, afferrò un piccolo volume rilegato in pelle, lo trasse verso
di sé e posò su di esso la bottiglietta della bibita. Poi però notò
l’espressione di Naffa. «E adesso cosa c’è?»
«Oh, nulla» replicò Naffa. «Solo che il tuo ‘sottobicchiere’ è una
prima edizione dei Commentari sulle Dottrine Racheliche di Chao, il
che significa che ha quasi mille anni e non ha prezzo, e anche solo
pensare di posarci sopra una bibita è probabilmente un atto di
blasfemia di massimo livello.»
«Oh, per l’amor di dio!» Cardenia bevve un altro sorso, poi posò la
bottiglietta sul tappeto, accanto alla scrivania. «Contenta? O vuoi
dirmi che anche il tappeto non ha prezzo?»
«In effetti...»
«Possiamo concordare sul fatto che in questa stanza, fatta
eccezione per noi due, tutto ha probabilmente centinaia di anni, è
stato donato in origine a uno dei miei antenati da qualche
personaggio storico estremamente famoso ed è senza prezzo, o
quanto meno vale più di quanto la maggior parte degli esseri umani
possa guadagnare in tutta una vita? Qui c’è qualcosa che non si
adegui a questa descrizione?»
Naffa indicò il frigorifero. «Soltanto il frigo, credo.»
Finalmente Cardenia trovò un sottobicchiere sulla scrivania,
prelevò la bottiglietta dal tappeto e ve la posò sopra.
«Probabilmente, questo sottobicchiere ha quattrocento anni ed è un
dono del duca di Fine» commentò, guardando la sua assistente. «Se
è così, non me lo dire.»
«Non lo farò.» Naffa tirò fuori il suo tablet.
«Ma lo sai, vero?»
«Ci sono delle richieste per te da parte del comitato esecutivo»
disse Naffa, ignorando l’ultimo commento del suo capo.
Cardenia levò le braccia al cielo. «Certo che ci sono.» Il comitato
esecutivo consisteva di tre rappresentanti delle corporazioni, tre
ministri del parlamento e tre arcivescovi della Chiesa. In altri tempi,
esso costituiva il filo diretto che l’imperatore aveva con i tre centri di
potere dell’Interdipendenza, ma al momento era incaricato di
mantenere la continuità di governo durante gli ultimi giorni di regno
dell’imperatore, e stava facendo impazzire un poco Cardenia.
«Per prima cosa, vogliono che tu faccia un’apparizione sulle reti
televisive per, così hanno detto, ‘calmare le paure dell’impero
riguardo alle condizioni di tuo padre.
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