Il Cacciatore di Tesori – Morgana D. Baroque

SINTESI DEL LIBRO:
Quella mattina un'elegante auto nera si stava dirigendo a Palazzo
Greenwich, la sede centrale della Astor's Treasures, una società che
si occupava del ritrovamento di tesori scomparsi e della
compravendita di opere d'arte e oggetti molto rari (talvolta unici) in
tutto il mondo. Ovviamente era un servizio costoso, riservato a clienti
disposti a pagare cifre da capogiro pur di avere qualcosa d'immenso
valore.
Il proprietario della società era Damon Astor, un attraente uomo di
trentaquattro anni. Aveva i capelli corti e scuri e gli occhi di uno
strano verde tendente all'azzurro. Non era soltanto il colore a
rendere bellissimi i suoi occhi, ma era soprattutto quel suo sguardo
severo e penetrante, lo sguardo di un uomo che sembrava
perennemente indispettito, e il suo corpo alto e muscoloso
torreggiava su chiunque avesse di fronte.
Era il discendente di una nobile famiglia britannica influente e molto
ricca e il suo nome reale era Lord Philip William Roderick Damon
Astor. La sua famiglia gestiva da generazioni una società finanziaria
e suo fratello maggiore, Clayton, ne era l'attuale capo. Il padre
avrebbe voluto che anche lui vi lavorasse, ma a Damon non piaceva
quel tipo di lavoro e aveva fondato la Astor's Treasures perché
amava viaggiare per il mondo, spesso negli angoli più remoti del
pianeta, a contrattare con personaggi bizzarri o fiabeschi per
acquistare oggetti preziosi.
Damon viaggiava per il mondo con Eleanor, la sua fedele assistente
personale.
Eleanor non era soltanto un'assistente perfetta, era anche la sua
amante da tre anni e l'unica donna con la quale stranamente non si
era ancora stancato di fare sesso.
Eleanor era una donna bellissima: aveva un corpo sinuoso, la pelle
di latte, un sorriso seducente, dei lunghi capelli castani e degli occhi
di un verde scuro dallo sguardo dolcissimo. Era una ragazza molto
colta e intelligente, laureatasi a pieni voti, ma aveva faticato
parecchio per raggiungere il prestigioso posto di lavoro che ricopriva.
Intanto l'auto nera giunse a destinazione. Si fermò davanti al
Palazzo Greenwich e un uomo con una divisa blu aprì la portiera
posteriore. Damon uscì elegantemente dall'auto, splendido nel suo
completo nero.
«Buongiorno, lord Astor.» lo salutò sorridente l'uomo davanti a lui.
«Buongiorno, Ronnie.» lo salutò.
Guardò il proprio cappotto che iniziava a bagnarsi, poi guardò
Ronnie.
«L'ombrello?» gli chiese.
Ronnie deglutì a vuoto.
«N-non ce l'ho, signore, mi dispiace.» rispose contrito.
«Eleanor non te lo ha fatto avere?» domandò Damon accigliandosi.
«N-no, signore, mi dispiace. Aspetti, vado a prenderlo subito!» disse
Ronnie prima di correre via.
Damon tornò a sedersi in auto restando in attesa, fissando dritto
davanti a sé, ma dopo qualche minuto imprecò forte, stanco di
aspettare, e uscì dall'auto salendo calmo la lunga scalinata.
Ronnie tornò trafelato da lui con l'ombrello ancora chiuso, che non
riusciva ad aprire.
«Non importa.» disse Damon fermandolo con la mano.
«Mi dispiace, signore...»
«Non preoccuparti, non sei tu il colpevole di questa mancanza.»
rispose Damon senza fermarsi.
Non era arrabbiato, non gl'importava di bagnarsi, visto la sua vita
passata non era certo un uomo incline al capriccio, ma era
contrariato per quella imperfezione. Eleanor pensava sempre a tutto,
era perfetta, e quando non lo era significava che aveva qualcosa in
mente, solitamente di molto piacevole...
Durante il lungo tragitto verso il suo ufficio, Damon raccolse una
lunga serie di “Buongiorno, lord Astor”, ai quali rispose
educatamente. Giunse all'ultimo piano del palazzo e un'altra ondata
di saluti rispettosi lo travolse, e lui rispose a tutti con un garbato ma
distaccato “buongiorno”.
I dipendenti lo guardarono allontanarsi nella zona privata dei suoi
uffici e scossero il capo.
«Il signore sembra indispettito stamane.» osservò un giovane prima
di soffiare dentro la tazza del suo tè caldo.
«Già. Temo che qualcuna sarà sculacciata stamattina.» sospirò
sognante una donna, pensando e invidiando Eleanor.
Le altre sospirarono con lei, immaginando le grandi mani di Damon
su di loro.
Arrivato nell'anticamera del suo immenso ufficio, Damon passò
davanti a Margaret, l'anziana segretaria del piano.
«Buongiorno Margaret.» la salutò.
«Oh! Buongiorno, lord Astor.» lo salutò lei.
Damon guardò verso sinistra, attraverso le vetrate dell'ufficio di
Eleanor, e vide che la sedia era vuota.
«Dov'è Eleanor?» chiese indispettito.
«La signorina MacQueen l'attende nel suo di ufficio, signore. Ha
detto che deve farle visionare dei documenti importanti.» rispose
Margaret.
Damon serrò le mascelle e si diresse nel proprio ufficio.
Margaret sollevò lo sguardo dai suoi occhiali rossi e lo guardò fino a
quando non scomparve dietro l'angolo, poi sorrise mormorando tra
sé: «O meglio, farle visionare la passera.»
Damon entrò nel suo ufficio sbattendo la porta, ma un'ombra di
sorriso accarezzò le sue labbra severe non appena vide Eleanor.
La giovane donna era piegata col busto in avanti sulla grande
scrivania di lui, con le braccia accanto al viso e le gambe divaricate.
Si era tolta l'elegante abito a tubino nero ed era rimasta con delle
calze autoreggenti scure e velate e un reggicalze anch'esso nero.
Non indossava né reggiseno né mutandine. Ai piedi aveva delle
scarpe rosse col tacco di metallo alto e sottile e i suoi splendidi
capelli castani erano sparsi sulla schiena nuda, come nudo era
anche il suo sedere sodo e invitante. Era tutto come piaceva a lui.
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