Black soul – L’ombra della magia – Maria V. Snyder

SINTESI DEL LIBRO:
Bleah, fango, protestò Kiki, entrando nell’ennesima pozzanghera. La
poltiglia umida le impiastricciava il manto color rame e colava lungo la
coda fluente, s’infilava negli zoccoli e inzuppava i peli del nodello a ogni
passo.
Attraverso la nostra connessione mentale, ne percepivo la stanchezza e il
fastidio. Vuoi fermarti?, chiesi. Riposare?
No. Nella mente di Kiki si formarono delle immagini: un covone di fieno
fresco, una stalla pulita e una bella strigliata. Casa, presto.
Sorpresa, detti un’occhiata alla foresta che mi circondava, costellata di
mucchi di foglie morte e neve che si stava sciogliendo, segni che la stagione
fredda stava recedendo. La pioggia batteva incessante sui rami nudi. La luce
sfumava rendendo plumbeo il bosco già grigio. Ormai da alcune ore me ne
stavo rattrappita sotto il mantello zuppo, cercando invano di riscaldarmi.
Con la mente fissa sull’imminente incontro con Valek, non sapevo bene
dove ci trovassimo.
Usai la magia per scandagliare la zona intorno a me, e protesi la mia
coscienza in cerca di forme di vita. Un paio di coniglietti coraggiosi cercava
qualcosa da mangiare nel sottobosco fradicio e una coppia di cervi
ascoltava immobile gli zoccoli di Kiki battere il sentiero fangoso. Non
c’erano anime ad abitare quei boschi, né persone nel raggio di miglia.
Non ero sorpresa: avevamo scelto quella zona remota a nordest delle
terre di Pietrapiuma proprio per quel motivo. Dopo che, circa quattro anni
fa, Owen Luna ci aveva teso quell’agguato, io e Valek avevamo deciso di
trasferirci in un luogo meno noto presso i confini di Ixia.
Mi piegai sul collo di Kiki. Eravamo quasi arrivati e il mantello
sembrava non pesare più così tanto sulle spalle. Con quell’andatura,
avremmo raggiunto la nostra casetta accogliente nel giro di un’ora. Valek
aveva partecipato alla missione per salvare la nostra amica Opale dal clan
dei Sanguerosa, e quello che ne era seguito lo aveva tenuto occupato per
mesi. Finalmente avremmo avuto qualche prezioso giorno tutto per noi
prima che lui dovesse tornare a riferire al Comandante. Doveva essere già lì
che mi aspettava. Mi distrassi di nuovo, persa in dolci visioni di un bagno
caldo per due e di coccole davanti al fuoco e sul divano.
Kiki sbuffò divertita e partì al galoppo. Stava scendendo la sera, e la
foresta pareva perdere tutti i suoi colori. Sapevo che Kiki avrebbe trovato la
strada senza problemi nella semioscurità , mentre io tenevo aperta una
leggera connessione magica con la vita attorno a noi.
A metà falcata, Kiki scartò sulla destra. Intravidi un rapidissimo
movimento sulla sinistra, accompagnato dall’inconfondibile boing di un
arco. Kiki si agitò sotto di me e mi afferrai alla sua criniera ma qualcosa mi
colpì violentemente al petto, facendomi cadere dalla sella.
L’impatto col terreno fu violento: sentii i polmoni svuotarsi e il dolore
esplodere. Ogni respiro disperato bruciava come il fuoco. Senza pensarci,
protesi nuovamente la mia coscienza, alla ricerca del mio assalitore.
Nonostante il terribile dolore, mi spinsi più lontano possibile. Nessuno.
Odore, Kiki?, chiesi. Lei era lì vicino e mi proteggeva.
Pini. Umidità . Fango.
Vedi un mago?
No.
Non prometteva niente di buono. Quella persona doveva essere protetta
da uno scudo-nulla, era l’unico modo per nascondersi da me. Gli scudi
nulla bloccavano la magia, impedendo quindi anche al mago che mi aveva
attaccato di aggredirmi usando incantesimi, perché venivano bloccati in
entrambi i sensi. Ma non gli (o le) avrebbe impedito di scagliare un’altra
freccia, e forse quella non avrebbe mancato il bersaglio.
Guardai la freccia: la punta si era conficcata due pollici sopra e uno alla
sinistra del cuore, piantandosi appena sotto la clavicola. La paura per un
attimo superò il dolore. Dovevo muovermi. Subito.
Rotolai sul fianco e mi bloccai mentre una sensazione di gelo mi si
spandeva nel petto. La freccia era avvelenata! Ricaddi nel fango, chiusi gli
occhi e mi concentrai per espellere quel liquido gelido, che fluì dalla ferita,
mescolandosi al sangue che già mi aveva inzuppato la camicia.
Invece di sparire, il veleno pareva aumentare via via che lo espellevo.
Mentre il dolore mi offuscava i pensieri, la ragione venne meno.
Kiki, comunque, sapeva cosa fare: afferrò l’asta della freccia con i denti
e io ebbi solo un attimo per capire quali intenzioni avesse prima che me la
strappasse via.
Urlai mentre un dolore terribile mi esplodeva nel petto, il sangue
sgorgava e il metallo mi sferzava l’osso. Rimasi sdraiata per terra, stordita,
mentre luci bianche e nere mi offuscavano la vista. Stavo per perdere i sensi
ma mi concentrai sui barbigli e sulla punta cava del dardo ricoperta di
sangue, rammentandomi che ero in pericolo ed ero ancora un bersaglio, ma
non avevo intenzione di rendere le cose facili al mio aggressore.
Tappa il buco, disse Kiki.
Esitai. Se mi guarivo adesso, poi sarei stata troppo debole per
difendermi. Non che, così conciata, fossi in condizioni di combattere.
Sebbene potessi ancora usare la mia magia, non potevo nulla contro le
frecce, finché il mio assassino si nascondeva dietro uno scudo-nulla, non
potevo niente nemmeno contro di lui o lei.
Kiki drizzò la testa e le orecchie. Andiamo da Spettro.
Gemetti. Come avevo fatto a dimenticarmi che Valek era lì vicino?
Furba!
Sempre con la freccia tra i denti, Kiki si inginocchiò vicino a me e io
riuscii a mettermi in sella aggrappandomi alla criniera. Il dolore mi saettò
lungo il braccio e riverberò nella cassa toracica quando si alzò in piedi. Si
voltò e le presi la freccia dalla bocca: poteva rivelarci qualcosa sull’identitÃ
dell’assassino.
Mentre Kiki correva verso casa, io stavo quasi sdraiata sul suo collo.
Con le orecchie dritte per percepire un eventuale nuovo boing, allungai la
mia coscienza verso la foresta che ci circondava. Se gli animali percepivano
un intruso, io avrei sentito la loro paura Una teoria che non faceva una
grinza, se si tralasciava il fatto che, quando ero stata colpita dalla prima
freccia, mi ero connessa con dei cervi. Se non fossi stata tanto dolorante,
l’abilità di questo sicario mi avrebbe impressionata.
Non ci volle molto a raggiungere la piccola stalla, la cui porta principale
era stata lasciata aperta. Un bagliore caldo e dorato ci accolse e Kiki entrò:
le lanterne erano accese e Onyx, il cavallo di Valek, dal suo stallo ci salutò
con un nitrito. Kiki si fermò accanto a un mucchio di paglia su cui,
sollevata, mi lasciai scivolare.
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