Affari di Cuore – Fiona Cole

SINTESI DEL LIBRO:
«Ti va una sveltina nel tuo ufficio durante la pausa pranzo?»
«Jake Wellington!» Carina si portò una mano al petto, fingendo di
ansimare. «Sei scandaloso.» Le sue labbra schiuse si curvarono in un
delizioso sorriso. «Meno male che non indosso le mutandine oggi.»
Gemetti e ricaddi sulla sedia proprio mentre altri cinque impiegati
facevano il loro ingresso nella sala riunioni e prendevano posto. Un attimo
dopo, entrò David Russo, cancellando del tutto la mia occasione di infilare
la mano sotto la gonna di Carina per confermare la sua affermazione.
Quest’ultima non mi guardò in maniera diretta ma sorrise quando mi
vide sistemarmi il cavallo dei pantaloni sotto il tavolo. Presi in
considerazione la possibilità di controllare comunque, solo per vederla
dimenarsi, ma pensai che non fosse saggio fare un ditalino alla figlia del
capo proprio sotto il suo naso. Non importava che fosse la tua fidanzata.
O che il tuo cognome facesse bella mostra sulla facciata dell’edificio.
«Buongiorno a tutti. Prendete un fascicolo e passate i restanti agli altri.
Abbiamo un nuovo cliente. Daniel Witt, proprietario del Voyeur.»
Quando i fascicoli raggiunsero il nostro lato del tavolo, allungai il
braccio oltre Carina per afferrarli, assicurandomi di sfregarle i seni con il
dorso della mano. Il piccolo ansito che le sfuggì mi provocò un brivido di
piacere lungo la schiena e l’uccello.
«Ho già ricevuto gli accordi di riservatezza che vi ho inviato all’inizio
della settimana» continuò David. «Ma tengo a sottolineare che la vostra
discrezione è la priorità numero uno. Anche se siamo stati assunti per
allestire un nuovo locale per Mr. Witt, le sue altre attività commerciali ci
verranno rivelate per scopi puramente informativi. Il pub Voy sarà
separato dal suo club Voyeur, ma il nostro cliente vuole comunque che i
due locali funzionino in maniera simile e ha accettato di permetterci
l’accesso al Voyeur per esaminare le procedure che hanno già in atto e
cominciare da lì.»
Diedi una scorsa alla prima pagina del fascicolo e vidi che non c’era
nessuna descrizione sul Voyeur. Veniva definito semplicemente come
“club privato”.
«Avremo più informazioni sul Voyeur di quelle che vengono illustrate
qui?» chiese Carina.
«Sì. Tu e Jake assumerete la guida di questo progetto. Tu ti occuperai
del visual marketing e Jake analizzerà i tipi di mercato e valuterà cosa è
meglio per Daniel. Una volta che voi e il team avrete avuto il tempo di
organizzarvi, Daniel risponderà a tutte le vostre domande. Finora è stato
molto reticente e ha voluto rivelare solo le informazioni strettamente
necessarie.»
Il meeting continuò mentre gli altri ponevano domande sul ruolo che
avrebbero avuto nel progetto. Gli imprenditori ci assumevano come
società di marketing integrale, sia che avessero appena iniziato o avessero
bisogno di migliorare un aspetto negativo della loro azienda. Wellington
& Russo aveva creato un team di marketing di otto persone progettato per
soddisfare le specifiche tecniche.
Quando il padre di Carina lasciò la stanza, le massaggiai i muscoli tesi
delle spalle. Lavorava più duramente di chiunque altro per dimostrare il
proprio valore a suo padre, il quale credeva in lei, ma aveva anche
l’arcaica e cinica convinzione che gli uomini non vedessero di buon occhio
le donne nel mondo degli affari.
«Questa sarà un’ottima opportunità per dimostrare che sei una grande
capa.»
Carina ridacchiò nell’udire l’appellativo “capa”.
«Forse un giorno potrò gestire un progetto da sola.»
Le stampai un bacio sulla tempia. «Bé, siamo Wellington & Russo,
quindi devo tenere alto il nome dei Wellington. Promettimi di non farmi
mangiare la polvere.»
«Ci proverò.»
Mio padre e quello di Carina avevano fuso le loro società di marketing
quando eravamo entrambi bambini. Avevamo corso e giocato nei corridoi
vuoti dell’ufficio mentre i nostri padri lavoravano fino a tardi. Nel corso
degli anni eravamo sempre stati amici in qualche modo, scambiandoci
email occasionali mentre frequentavamo licei e college diversi, e
diventando infine migliori amici quando avevamo cominciato a lavorare a
tempo pieno dopo la laurea.
Entrambi avevamo terminato il college con un peso sulle spalle, ma una
volta che avevamo iniziato a parlare era come se quel peso fosse sparito,
lasciandoci l’uno con l’altra, qualcuno con cui dimenticare il passato e
condividere il futuro.
Perfino adesso, dopo che le avevo chiesto di sposarmi, sarebbe sempre
stata innanzitutto la mia amica. L’amavo per questo. Amavo il fatto che ci
fosse sempre per me… che ci sarebbe sempre stata.
La mia proposta aveva reso i nostri genitori molto felici dato che
avevano scherzato continuamente sull’unire anche le nostre famiglie oltre
che le società. Sfortunatamente, mio padre non aveva potuto vedere
sbocciare la nostra relazione. Era morto quasi due anni fa per un
improvviso infarto. In quell’occasione, Carina era stata la mia roccia più
che mai, e non riuscivo a immaginare di perdere qualcuno di così
importante per me.
Avevo già perso un caro amico al college – uno a cui mi sforzavo di non
pensare – e non ero pronto a perdere un’altra persona preziosa. Il
desiderio disperato di voler tenere Carina al mio fianco era stata la forza
trainante dietro la mia proposta di matrimonio. Non potevo immaginare
di trascorrere la mia vita con qualcun altro.
La nostra non era la passione travolgente che mia madre leggeva nei
romanzi rosa per cui andava matta, ma non importava. Io e Carina
avevamo un sano rispetto reciproco e una vita sessuale estremamente
appagante che rendeva un futuro con lei ancora più desiderabile.
Carina si rivolse ai membri del team, riportando la mia attenzione sulla
riunione. «Io e Jake saremo il principale canale di contatto con Daniel e i
suoi partner in questo progetto. Ci incontreremo tutti qui ogni lunedì per
fare il punto della situazione e raccogliere informazioni.»
«Connor, io e te dovremo incontrarci più spesso per approfondire
l’analisi di mercato» interloquii. «Ma possiamo discuterne più tardi. Ti
manderò un’email quando avremo ulteriori informazioni.»
«Ci sono altre domande?» chiese Carina.
Alcune persone posero dei quesiti, ma la riunione finì prima che ce ne
rendessimo conto e tutti si accomiatarono per andare a pranzo.
Mi avvicinai alle spalle di Carina e feci scivolare le mani lungo la sua
schiena fino ad agguantarle il delizioso culetto. «Allora, andiamo nel tuo
ufficio?»
«Sì, fammi fare alcune fotocopie di questi documenti e ti raggiungo lì.»
Pronunciò le ultime parole in un gemito ansante quando le baciai e
mordicchiai il collo. «Sarebbe troppo chiederti di farti trovare nudo e
legato alla scrivania al mio arrivo?»
«Che ne dici se quando arrivi ti lego io alla scrivania prima di
sculacciarti e scoparti?»
Carina sfregò il sedere contro la mia turgida lunghezza. «Affare fatto.»
Si voltò rapidamente tra le mie braccia e mi stampò un bacio sulle
labbra prima di uscire dalla sala riunioni. Mi presi un momento per far sì
che la mia erezione si sgonfiasse prima di seguirla fuori. Ma quando la vidi
scomparire nella stanza delle fotocopie all’altro lato del corridoio mi
venne un’idea.
Assicurandomi che nessuno stesse guardando nella mia direzione,
varcai la soglia e chiusi la porta a chiave dietro di me con un clic,
palesando la mia presenza.
«Jake, che stai facendo?» domandò Carina.
Senza dire nulla, attraversai il piccolo spazio che ci separava, il silenzio
rotto solo dal ronzio della fotocopiatrice. Quando la raggiunsi, le ordinai:
«Voltati.»
Carina eseguì all’istante come faceva sempre. Mi piaceva spingermi al
limite, e lei mi seguiva a ruota ogni volta.
Schiacciandomi contro la sua schiena, afferrai le sue mani e le posai
sulla fotocopiatrice. «Ricordi la prima volta che abbiamo scopato?»
«Come potrei mai dimenticarlo?»
«Bé, se te ne fossi dimenticata, avrei potuto ricordartelo.»
«Allora, no. Ho completamente dimenticato la prima volta che ho
sentito il tuo uccello dilatare la mia passera.»
Premetti le dita sulle sue cosce, facendole scivolare lentamente su e giù
lungo la sua morbida pelle. Un brivido elettrizzante mi percorse il corpo
quando ripensai alla volta in cui ero entrato nella sala fotocopie in preda
al panico dopo aver incontrato un passato che cercavo di scordare.
L’avevo vista lì – la mia migliore amica, una donna – e avevo attaccato.
Dopo un momentaneo shock, lei mi aveva attaccato a sua volta,
ricambiando con la stessa foga.
«Mi sono sempre chiesto come abbia fatto ad essere così fortunato a
possederti quel giorno. Non ci eravamo mai comportati in quel modo
l’uno con l’altra, eppure, quando mi sono fiondato nella stanza e ti sono
saltato addosso, tu me l’hai lasciato fare.»
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