La voce invisibile del vento- Clara Sanchez

SINTESI DEL LIBRO:
PRIMO GIORNO
Capitolo 1
JULIA
Uscirono da Madrid alle quattro del pomeriggio prendendo la A3 in
direzione est. Julia aveva trascorso la mattinata a fare le valigie, unoperazione
che adesso, con Tito, era diventata straordinariamente complicata. Da quando
era nato, sei mesi prima, ogni passo fuori di casa implicava portarsi dietro
mille cianfrusaglie. E sembrava che il mondo si sbriciolasse se ne mancava
una. Pannolini, biberon, gocce per le orecchie, ombrellino, cappellino per il
sole. Le cose più necessarie andavano in una grande borsa marrone trapuntata
con una fantasia a orsetti blu, che di solito per la strada Julia teneva appesa
alla maniglia del passeggino. I vestiti di Félix e i suoi li aveva infilati alla
rinfusa nella Samsonite verde aperta sul letto sin dal mattino presto. Quando
finalmente laveva chiusa, era distrutta a furia di andare su e giù per
lappartamento. Aveva chiuso anche gli armadi. Quanto bisognava faticare per
concedersi un bagnetto al mare e stendersi un po al sole! Avrebbe cambiato
Tito subito prima di mettersi in viaggio e ne avrebbe approfittato per buttare
lultimo pannolino sporco nei bidoni dellimmondizia del palazzo. Prima di
dimenticarsene, aveva controllato la manopola del gas e staccato il computer
e il frigorifero. Che altro? Sicuramente cera ancora qualcosa. Ma non le
rimaneva più spazio in testa per nessun altro dettaglio. Se si pensasse a fondo
a quello che ci si lascia alle spalle, non si finirebbe mai.
Con le uova rimaste dopo aver pulito il frigorifero aveva preparato due
panini con la tortilla, uno per sé e laltro per Félix. Destate lui lavorava senza
fare la pausa pranzo, perciò finiva alle tre del pomeriggio. Alle tre e mezzo
arrivava a casa e prendeva Tito, in modo che Julia potesse andare a lavorare.
Almeno in teoria, visto che un giorno sì e laltro no alla compagnia di
assicurazioni si verificava qualche imprevisto, e allora del bimbo si occupava
una vicina che aveva due figlie, di otto e dieci anni, che andavano a
controllarlo in continuazione.
Julia lavorava come responsabile dei camerieri al bar-caffetteria
dellhotel Plaza ed era riuscita a ottenere il turno pomeridiano finché Tito non
avesse iniziato ad andare allasilo nido. Dopo essersi buttata sul divano
completamente esausta con il panino in mano, si era guardata lentamente
attorno finché, senza che potesse farci niente, le si erano chiusi gli occhi.
Riuscirono a raggiungere Las Marinas prima che facesse buio. Julia
aveva chiesto a Félix di guidare per tutto il tragitto in modo da riposare un
po. La verità era che dalla nascita del bambino, e anche prima, durante la
gravidanza, si sentiva sempre stanca. Beveva molto caffè e prendeva anche
un mucchio di vitamine, nella speranza che prima o poi le facessero effetto.
Per controllare meglio Tito, si era seduta dietro accanto a lui e ogni tanto
accarezzava lo scialle che lo proteggeva dallaria condizionata. A doverlo
spiegare, avrebbe detto che le dava sicurezza toccare suo figlio, mentre il
sonno la vinceva di nuovo.
Il paesino assomigliava agli altri lungo la costa. Cerano un castello,
diversi grandi supermercati, un porto con pescherecci e piccole barche da
turismo e un grande traghetto che portava a Ibiza. Julia scoprì che nella strada
principale cerano anche una fantastica gelateria con un enorme cono sulla
porta e un mercatino dellusato. Fu proprio lingorgo dovuto al mercatino che li
costrinse a fare molti giri e ci misero un bel po a imboccare la strada del
porto, che finalmente li avrebbe condotti alla spiaggia e al loro appartamento.
Lo aveva prenotato Félix su Internet. Si trattava di un grande complesso
residenziale con piscina situato in seconda o terza fila rispetto alla spiaggia,
con unincantevole architettura tradizionale mediterranea, secondo la
descrizione dellagenzia immobiliare. In genere quelle case appartenevano a
tedeschi o inglesi che le affittavano destate tramite agenzia e le tenevano per
sé tutto il resto dellanno, durante la bassa stagione. I proprietari del loro
appartamento erano inglesi e si chiamavano Tom e Margaret Sherwood.
Quello che attraeva maggiormente Julia era poter andare a piedi in spiaggia
senza la complicazione dellauto.
Più si avvicinavano, più il suo desiderio di giungere a destinazione e
sistemarsi aumentava, mentre Madrid e lappartamento chiuso erano ormai
ben più lontani di quanto si sarebbe immaginata solo qualche ora prima.
Magari si potesse lasciare tutto alle spalle mettendoci qualche centinaio di
chilometri di mezzo, pensò un po più sveglia, appoggiando la testa al
finestrino.
Passarono davanti al Club Nautico e al commissariato di polizia, al cui
ingresso stazionava un gruppo quasi immobile di africani. La luce in cielo si
stava ritirando chissà dove. Sul lungomare si succedevano una quantità di
negozietti e tavolini allaperto, e doveva essere per questo che si era creata una
coda preoccupante.
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