Il volo di una strega – Ellis Peters

SINTESI DEL LIBRO:
Fu nel percorrere in automobile la strada di Fairford, alle quattro di quel
giovedì pomeriggio di ottobre, che Tom Kenyon vide Annet Beck salire
Hallowmount e scomparire oltre il crinale. D'improvviso, a occidente, un
raggio di luce spettrale fendette le nubi gravide di pioggia, illuminando il
versante ondulato e marrone della collina e ravvivando l'ultima lucentezza
dell'erba ottobrina. Lo squarcio si allargò, riversando sul pendio una radio§
sità violenta, in cui brillò una figura color zaffiro che saliva lentamente at§
traverso il verde sbiadito della vegetazione. L'azzurro del soprabito, che era
parso cupo e per nulla appariscente quando Annet aveva sostato al can§ cello,
respingendo Tom con uno sguardo impenetrabile quanto la pietra, ardeva in
quel momento come un fuoco del colore della genziana più sgar§ giante.
Che cosa ci fa lassù? si chiese Tom, fissando la ragazza che spiccava
sfavillante nella breccia di luce fra i rovesci di pioggia, come un'apparizio§
ne, o come un portento.
Sostò presso la curva, sull'erba schiacciata dinanzi al cancello di Wa§ stfield,
e spense il motore, poi rimase a osservare Annet, che continuava a salire, e
intanto custodì gelosamente nel proprio intimo la scintilla dell'a§ nimositÃ
che provava nei suoi confronti, perché improvvisamente, per qualche ragione,
essa gli pareva minacciata di annientamento da un'oscuri§ tà immane, che la
rendeva, per contrasto, preziosa e confortante.
A occidente, le colline del Galles scomparivano fra le nubi plumbee, mentre,
a oriente del confine, Hallowmount ostentava il suo cerchio di al§ beri vetusti
e decrepiti in una luce rosso-arancio simile al riflesso di un in§ cendio. La
macchia azzurro genziana salì fino al crinale, si stagliò per un attimo sullo
sfondo del cielo, rimpicciolì, disparve. Nello stesso istante il varco fra le nubi
si richiuse e la luce si spense.
La collina era buia, e tutt'intorno i veli di pioggerella ottobrina erano intatti.
Riacceso il motore, Tom guidò la Mini sul prato ondulato di erba pallida e
scintillante, per ritornare sulla strada. Restavano forse tre ore di luce, se si
poteva dire così, perciò, con un po' di fortuna, sarebbe rientrato ad
Hampstead poco dopo il tramonto. La madre lo avrebbe accolto con una cena
speciale, il padre avrebbe probabilmente rinunciato, in suo onore, al solito
bridge del giovedì sera, e quasi certamente Sybil, con una casualitÃ
premurosa, sarebbe passata intorno alle nove, armata di qualche rivista da
restituire, o di qualche schema di uncinetto per sua madre. Naturalmente,
doveva essersi premurata già da alcune settimane di chiedere quando Tom
sarebbe ritornato per la vacanza di metà trimestre, e se avesse deciso di
viaggiare in automobile oppure in treno. Lo avrebbe interrogato allo
sfinimento, desiderosa di sapere ogni cosa della sua nuova scuola, il liceo
classico di Comerbourne, e degli studenti della sua classe, e del suo alloggio,
e di tutte le persone che aveva incontrato, e di tutte le sue nuove amicizie.
Nondimeno, se Tom le avesse parlato di ciò che caratterizzava la sua nuova
esperienza, lei ne sarebbe rimasta completamente sconcertata.
Come si poteva descrivere a una ragazza di periferia una regione semifeudale
del confine gallese? Soprattutto, come avrebbe potuto riuscirci Tom, che era
lui stesso un ragazzo di periferia, cittadino nato e cresciuto, perspicace, ma
dotato di una capacità di osservazione poco precisa, il quale, tra quelle
famiglie inamovibili, in quelle dimore arcaiche, si sentiva fragile e incerto,
disorientato dal contrasto fra la raffinatezza delle donne, eleganti, attive,
emancipate, e la loro cupa memoria ancestrale, che modellava in gran parte il
loro comportamento e i loro discorsi? Sybil non possedeva alcun termine di
paragone: là , si sarebbe sentita così insignificante e smarrita come si era
sentito lui, la prima settimana.
Fortunatamente la matematica era la stessa ovunque, e Tom era un insegnante
molto capace. Non avrebbe dovuto fare altro che restare aggrappato
saldamente al proprio lavoro ancora per qualche settimana, e tutto il resto
sarebbe andato bene. Sapeva di essere bravo nel proprio mestiere: non aveva
alcun bisogno di conferme da parte dei superiori. Tutto considerato, il
bilancio della prima metà del primo trimestre non era affatto negativo.
Tranne alcuni, che erano nuovi, gli edifici della scuola erano vecchi, ma ben
conservati. Il parcheggio era alquanto piccolo, ma Tom, con la sua Mini, non
aveva motivo di preoccuparsene granché. Non aveva previsto di trovare, nella
scuola di una regione di confine, tanti figli di ricchi uomini d'affari della
Black Country, il distretto minerario dell'Inghilterra centrale, ed era rimasto
piuttosto intimidito dal loro alto tenore di vita, fino al momento in cui si era
imbattuto inaspettatamente in un messaggio, tipico del preside, affisso in
bacheca:
Gli studenti di sesta sono pregati di non invadere il parcheggio riservato al
personale, giacché le loro Jaguar e le loro Bentley suscitano un complesso
d'inferiorità nelle vecchie Ford dei do-centi.
Il messaggio aveva ripristinato la sua autostima. I diciassettenni e i
diciottenni dinoccolati che smontavano dalle automobili dei genitori non
erano, a dispetto del lusso delle vetture, invincibilmente viziati. Erano invece
ben consapevoli di quanto dovevano studiare per ottenere un rendimento
soddisfacente, ed erano tranquillamente disposti a compiere lo sforzo
necessario, senza disperare nell'assistenza di un poco di fortuna. Tom aveva
subito avuto l'impressione che fossero più maturi, più spontanei e più
spensierati degli studenti meridionali che conosceva meglio. Talvolta, quando
qualcosa di totalmente inaspettato scuoteva il loro equilibrio, manifestavano
anche un candore e una schiettezza allarmanti. D'altronde, erano duttili e
recuperavano l'equilibrio con un autocontrollo ammirevole. Di solito
riuscivano a prendere in giro Tom prima che lui si rendesse conto che non
avevano più bisogno di alcun sostegno. Nell'insieme, non erano affatto male.
Anche i colleghi erano gradevoli. La più giovane delle tre donne, Jane
Darrill, insegnava geografia. Disinvolta, schietta e persino brusca, quando
voleva, non aveva più di venticinque anni, quindi era pressoché coetanea di
Tom, che ne aveva ventisei.
Era stata proprio Jane a suggerirgli il villaggio di Comerford per alloggiare, e
poi a metterlo in contatto con i Beck, i quali avevano una casa troppa
spaziosa e un reddito, nell'insieme, troppo modesto.
«Se vuoi diventare un campagnolo», aveva detto Jane, con quel sorriso
sospettosamente intimo che non mancava mai di farlo rabbrividire un poco
nella convinzione che si stesse in qualche modo burlando di lui, «tanto vale
che tu faccia le cose per bene, e che vada fino in fondo. Diventa un vero
confinario, come me. Comerford è quello che ci vuole. Questo postaccio si
sta trasformando rapidamente in un sobborgo di Birmingham.»
Si era trattato di una esagerazione, o magari di una profezia. Jane era
benedetta, o forse maledetta, da un piglio allegro ed estremamente
competente. Aveva il viso tondo e la carnagione chiara. Era vivace, energica,
e sarebbe stata abbastanza bella se non avesse affilato i suoi modi bruschi
tanto da renderli aggressivi, così da infondere un sano timore reverenziale
negli studenti di sesta. Talvolta, per divertirsi a rovesciare l'impressione che
suscitava di solito, accentuava perversamente il cinismo e la mestizia.
Quando Tom l'osservò con occhio di cittadino dalla finestra della sala di
riunione, dalla quale si scorgevano le chiome dei tigli del parco lungo la riva,
il sottile nastro argenteo del Comer e la balaustrata del ponte più vicino,
Comerbourne gli apparve minuscolo, antiquato e incantevole. Era un piccolo
capoluogo ancora aggrappato al suo mercato settimanale, dove, per comprare
e per vendere, continuava a recarsi la metà delle massaie di villaggio e di
campagna di buona parte del Galles, e persino del Midshire.
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