Terre rare – Sandro Veronesi

SINTESI DEL LIBRO:
Oggi il tema del giorno è l'allarme gamberi. È su tutti i giornali, e non
soltanto nelle pagine della cronaca di Roma, anche in quelle nazionali. I
gamberi-killer della Louisiana. Ne parlano tutti con preoccupazione perché
si tratta di una specie particolare, importata una quindicina d'anni fa dalla
Louisiana da un allevatore del lago di Bracciano e sparsasi per tutto il
Lazio, dicono, a causa della sua straripante capacità di proliferazione. Di
fosso in fosso, di canale di scolo in canale di scolo, sono risaliti fino alla
discarica di Malagrotta e da lì, sempre stando a quello che dicono i giornali,
l'altra notte hanno dato l'assalto a Roma, attraversando l'Aurelia all'altezza
del tredicesimo chilometro e generando notevoli problemi. Un
maxitamponamento, dicono, tra macchine che non riuscivano più a frenare
sull'asfalto ricoperto da quei mostri rossi. Secondo i giornali, la Provincia
sta predisponendo imponenti recinzioni, la polizia stradale sta compiendo
sopralluoghi e gli ambientalisti lanciano il grido d'allarme per l'equilibrio
dell'ecosistema, mentre si temono altri assalti nei prossimi giorni. Questo,
sui giornali.
Ora, si dà il caso che io mi trovi proprio al tredicesimo chilometro
dell'Aurelia seduto fuori dal mio ufficio. È una mattina luminosa e
croccante, le rondini strepitano nel cielo e un vento tiepido mi accarezza i
peli delle braccia mentre guardo due operai con la tuta arancione che stanno
effettivamente tirando su una recinzione - nient'affatto imponente, per la
verità -lungo la strada a un centinaio di metri da me. Ma soprattutto, ero qui
anche ieri mattina alle cinque e mezza - ero passato per recuperare le chiavi
di casa, dopo una notte turbolenta - e ho visto con questi occhi un furgone
targato straniero - forse rumeno, forse polacco - sbandare e strisciare con la
fiancata contro il guardrail, il portello posteriore aprirsi di colpo e una
valanga di gamberi rovesciarsi sull'asfalto. Gamberi, per l'appunto, anzi
gamberoni - una miriade: niente cassette di polistirolo, niente contenitori
d'altro tipo, quel furgone era, Dio solo sa perché, pieno zeppo di gamberi
sfusi e ghiaccio triturato, e ha praticamente svuotato tutto il carico per
strada, qui davanti, proseguendo la corsa senza nemmeno rallentare.
Dunque è vero che ieri mattina all'alba, qui al tredicesimo chilometro,
l'Aurelia si è sì improvvisamente coperta di un incongruo manto di
gamberoni, presto ridotti a poltiglia dalle macchine transitate subito dopo il
furgone; ed è vero che quando ormai non se ne poteva più sapere né
indovinare la provenienza, quel pastone si è reso responsabile di un
incidente tra due macchine che arrivavano un po' troppo veloci - una Clio
grigia molto vecchia e una Punto verde -, le quali, frenando, si sono girate
in testa-coda e si sono incastrate l'una nell'altra con una certa grazia per
andare a finire la loro corsa insieme contro il guardrail in quello che la
branca della fisica chiamata cinematica definisce "urto perfettamente
anelastico" - lo so perché mia figlia è stata appena rimandata in fisica, e lo
sta ripassando proprio in questi giorni. Questo è vero, perché l'ho visto
succedere. Ma il resto no, non è vero. Non c'è stata nessuna invasione.
Insomma, ieri mattina all'alba io avevo i miei bei pensieri, e anche una
certa fretta, ma ho aspettato, giuro, prima di andarmene a casa, di capire se
la mia assistenza e/o testimonianza potessero essere considerate necessarie
o importanti. Vedendo però che i conducenti delle due auto erano scesi,
incolumi, per capacitarsi dell'accaduto, e che le altre macchine riuscivano a
fermarsi o a rallentare senza falciarli e senza aggravare l'entità
dell'incidente, e considerando che non avevo annotato la targa del furgone, e
non immaginando minimamente di essere il solo a sapere cos'era successo,
ed essendo veramente molto, credetemi, molto stanco, e bisognoso di una
doccia e di un minimo di riposo e soprattutto di vedere mia figlia, a casa, e
scambiarci due parole facendo colazione prima di ritornare in questo stesso
ufficio per cominciare la mia giornata lavorativa, ho stabilito che potevo
andarmene senza immischiarmi. Non era successo a me, ho pensato, se
capite cosa intendo - se credete anche voi alla cruciale differenza che c'è tra
davanti a me e a me. Così me ne sono andato. Quando sono tornato, quattro
ore più tardi, c'era ancora qualche gamberone spiaccicato sull'asfalto, e c'era
ancora una macchina della polizia nel controviale, ma gli agenti erano
inoperosi e non parevano in cerca di informazioni, mentre la strada era
bagnata e pulita e nessuno sembrava pensare più a quello strano incidente.
Così, anche lo scrupolo residuo che la mia testimonianza, senza targa
annotata, potesse aiutare a rintracciare il furgone, nel caso si dovessero
addebitare a qualcuno i danni dell'incidente, o anche solo per chieder conto
di quell'insolito modo di trasportare crostacei, sciolti e senza alcuna
precauzione igienica, è scomparso, e a quella faccenda non ho pensato più.
Dopodiché, stamattina, apro il "Corriere della Sera" e leggo la storia dei
gamberi della Louisiana. Un trafiletto in cronaca, abbastanza stringato.
Allora vado a comprare "Il Messaggero", che sulla cronaca di Roma è
imbattibile, e ci trovo un pezzo in cronaca nazionale e addirittura una
pagina in quella locale: tutta la storia che ho raccontato dei gamberi-killer
della Louisiana, della loro importazione e proliferazione e della loro
conquista del territorio fino all'attraversamento dell'Aurelia, più l'intervista
all'allevatore di Bracciano, più una a un ambientalista e una al portavoce
della polizia stradale, e perfino un ammiccante riquadro dedicato a Forrest
Gump, accompagnato da una foto di Tom Hanks che però non sembra
provenire dal film perché porta gli occhiali.
Così, adesso l'idea di essere l'unico al mondo a sapere come sono
veramente andate le cose qui davanti ieri mattina all'alba mi insinua nella
mente il sospetto che questa faccenda allora mi riguardi; che, diversamente
da quanto credevo, sia successa a me. E ora sono qui a cercare di resistere a
questa tentazione, perché il non sentirmi riguardato dalle cose che non mi
riguardano è proprio ciò che credevo di avere guadagnato andando in là con
gli anni. Una per una, devo sbarazzarmi di tutte le domande che ormai mi si
sono formate nella mente, ed è un esercizio piuttosto faticoso.
Chi ha tirato fuori la storia dell'invasione dei gamberi della Louisiana?
Non ha importanza.
Perché?
Non ha importanza.
È una leggenda metropolitana?
Probabilmente.
Possibile che tutti i giornali (ho controllato anche sulla "Repubblica" e "Il
Tempo") se la siano bevuta senza verificare?
Sì.
E anche ammesso che i gamberi rovesciati sull'Aurelia fossero davvero di
quella specie, com'è possibile che nessuno si sia accorto che erano già
morti?
O erano vivi?
Non ha importanza.
E perché nessuno fa il minimo accenno al ghiaccio che è uscito dal
furgone insieme ai gamberi e che dovrebbe indirizzare, a logica, verso
l'ipotesi di un carico perduto da un camion piuttosto che di un'invasione di
crostacei famelici?
Si è sciolto così in fretta, all'alba, quando la temperatura non supera i
diciotto gradi?
E anche se così fosse, come mai nessuno ha trovato strano che in una
mattinata serena e luminosa quel tratto di carreggiata fosse bagnato prima
che arrivassero i pompieri a ripulirla?
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