La seduzione del proibito – Ester Ashton

SINTESI DEL LIBRO:
Stavo percorrendo, in auto con i miei genitori, la strada che
conduceva da Denver a Keystone, sulle Rocky Mountains, per
trascorrere un weekend rilassante sulla neve. Non vedevo l’ora
di arrivare, infilarmi gli sci e scendere tra le piste innevate.
Era da tanto tempo che io e la mia amica Cora avevamo
programmato di farlo, ma i miei impegni di lavoro come stagista
per il Denver Post e il suo come docente all’università di
Thornton, non sempre ci davano la possibilità di avere un week
end libero per incontrarci.
Tu avia, questa volta avevamo deciso di non rimandare e poiché
la mia auto era dal meccanico, avevo chiesto in prestito quella di
mio padre.
Quando mi aveva annunciato di essere libero quel weekend, ne
ero stata felice. Era da tanto che non riusciva a prendersi un fine
se imana da passare con mia madre, come detective della
omicidi sembrava essere ogni giorno sempre più impegnato. Per
evitarmi di prendere un’auto a noleggio, mio padre aveva deciso
di accompagnarmi e approfi are di quei tre giorni per rimanere
da quelle parti insieme a mia madre e andare a sciare.
Anche se il viaggio sarebbe durato solo un’ora, desideravo
passare quel tempo con lui. Negli ultimi tempi, lo vedevo di rado
a casa e quelle poche volte che la sera cenavamo insieme, spesso
era distante, corrucciato e pensieroso come se avesse un
problema da risolvere, tanto da farmi preoccupare.
Per tu a la se imana avevo temuto l’insorgere di qualche
imprevisto, che mi avrebbe fa o rinunciare alla tanto agognata
vacanza, ma alla fine era andato tu o liscio.
Sorrisi nel sentire i miei genitori scherzare tra di loro, mentre
controllavo alcune e-mail dal cellulare.
«Ava,avevamo de o niente lavoro per tre giorni» mi ammonì
mio padre.
«Lo so, sto controllando solo se c’è qualcosa di importante»
risposi sollevando la testa per guardarlo nello specchie o
retrovisore.
«Anche quello è lavoro» intervenne mia madre.
«Va bene, lo me o nella borsa» capitolai ridendo.
Guardai fuori dal finestrino. Mi piaceva osservare il paesaggio
suggestivo, le intere distese di neve mano a mano che ci
avvicinavamo a Kleystone.
Mancava poco più di mezz’ora per arrivare a destinazione e
fremevo per l’a esa.
«La nostra ragazza è impaziente, Jenna» affermò, scherzando,
mio padre.
«Sì, per sfidarti almeno a una discesa in pista, se ci incontreremo»
replicai spostandomi un po' al centro per guardarli. Mi sembrava
di essere tornata bambina, quando passavo quasi l’intero viaggio
in quel modo.
«Pensi che ne sarà capace mamma?»
Lui inarcò un sopracciglio. «Ehi, sono in perfe a forma.»
Risi perché nonostante i suoi cinquantacinque anni, lo era, però
mi piaceva prenderlo in giro.
«Forse» replicai facendo l’occhiolino a mia madre, quando girò la
testa verso di me.
«Cosa ne pensi Jenna, se per Natale andiamo a trovare zio
Jordan?» propose mio padre cambiando discorso.
«Sarebbe stupendo, ma potrai prenderti una licenza?» riba é
entusiasta mia madre.
«Sì, ne ho già parlato con il mio capo, ho bisogno di rallentare un
po' il ritmo di lavoro.» Guardò a raverso lo specchie o
rivolgendomi un sorriso.
«Ava, hai troppo lavoro al giornale o riusciresti a prenderti
qualche giorno?»
«Non tanto. In questo momento sono impegnata a trovare
informazioni su un caso di corruzione» dichiarai senza scendere
nei particolari. Ero ancora all’inizio dell’indagine e se avessi
trovato le prove certe, sarebbe stato uno scoop per una stagista.
Neanche il mio capo sapeva a cosa stessi lavorando, durante una
riunione avevo sentito diverse volte dire che era importante
muoversi e agire con calma. Solo dopo aver o enuto il riscontro,
avrei presentato l’articolo.
Girai la testa verso mio padre e notai che l’espressione sul suo
viso era cambiata e il sorriso era svanito all’istante. Lo fissai
perplessa per quel cambio repentino.
«Lunedì chiederò a Gibbons, ma non credo che mi creerà
problemi, non chiedo mai dei giorni» affermai contenta e
sorpresa della sua proposta.
«Quanto resteremo dallo zio?»
«Dieci, quindici giorni che ne pensate?»
«Kevin, sei sicuro di riuscire a prenderti due se imane dal
lavoro?»
Nonostante mia madre fosse entusiasta di quella proposta,
percepivo un certo sce icismo. Non era la prima volta che
avevamo rinunciato a diversi proge i per i suoi impegni. Mio
padre allungò la mano e accarezzò la guancia di mia madre.
«Questa volta niente ostacoli tesoro, te lo prome o» mormorò
sorridendo.
Osservarli mentre si guardavano con amore dopo quasi
trent’anni di matrimonio, mi fece desiderare di trovare anche io
un uomo che mi amasse in quel modo.
All’improvviso un colpo al paraurti posteriore della nostra auto,
mi fece sba ere la testa contro il sedile davanti.
«Kevin!» gridò mia madre girandosi verso di me e al contempo
vedere cosa stesse accadendo.
Lo feci anche io corrugando la fronte, quando notai un SUV nero
che ci tallonava.
«Che diavolo sta facendo?» ringhiai un’istante prima che questa
si avvicinò ancora.
«Tenetevi forte» ordinò mio padre, mentre aumentava la velocità.
Girai la testa verso mia madre, era diventata pallida e stava
f
issando la strada, tenendosi stre a con una mano alla portiera,
senza proferire neanche una parola.
Il secondo colpo fu più forte del primo, tanto che la nostra auto
sbandò, facendomi finire contro lo sportello e sba ere la testa al
f
inestrino. Lo sentii imprecare fissando nello specchie o.
La terza bo a ci catapultò con forza in avanti, ma il SUV rimase
a accato al paraurti posteriore, spingendoci.
«Mio Dio, Kevin!» mormorò mia madre in preda al panico.
«Lo so, Jenna»
«Papà, non capisco perché ci stanno urtando in questo modo»
affermai allarmata e massaggiandomi la testa.
Lui non rispose concentrato a opporre resistenza.
«Fa’ qualcosa» continuai con voce a errita, mentre mio padre
tentava di rimanere nella nostra corsia, senza sbandare.
«Il camion» gridai terrorizzata con il cuore che ba eva impazzito
nel pe o e gli occhi sbarrati, quando un altro urto al paraurti
posteriore ci fece deviare, contro l’automezzo che stava
sopraggiungendo dalla corsia opposta.
Mio padre riuscì a sterzare di colpo, un a imo prima che
avvenisse lo scontro frontale, riportando l’auto sulla corsia di
destra. Girai la testa per guardare indietro e notai il SUV che,
senza darci tregua, si stava avvinando di nuovo.
«Sta per colpirci ancora!» lo avvisai, ma questi colpì con più
forza. Nel tentativo di frenare, perse totalmente il controllo e
l’auto ruotò su se stessa.
“Non voglio morire” pensai chiudendo gli occhi e
aggrappandomi al sedile anteriore.
Tu o ruotava a orno a me, avvertii un altro colpo che mi spinse
con il busto in avanti e l’istante dopo l’auto si ribaltò diverse
volte.
Fui sballo ata con il corpo a destra e a sinistra, urtando contro gli
sportelli e il te o, perdendo la presa sul sedile. Sentii le urla di
mia madre, mentre le lamiere si accartocciavano e i vetri si
frantumavano.
Le mie grida rimasero inespresse, come soffocate in gola, ma
pregavo Dio di salvarci. L’impa o un po' più violento, mi tolse il
respiro e un dolore lancinante mi esplose dalla testa ai piedi.
Per un secondo ci fu solo un silenzio innaturale, poi un rumore
di sportelli che si chiudevano e delle voci che provenivano da
fuori.
Ma il lamento che udii provenire da mio padre, penetrò
nell’oblio di sofferenza in cui ero finita.
Sba ei a fatica le palpebre, cercando di aprire gli occhi. Qualcuno
mi toccò assicurandomi che i soccorsi stavano arrivando, ma ero
concentrata su quel gemito, aggrappata alla speranza che
entrambi i miei genitori fossero vivi.
Percepii un liquido caldo colare sui miei occhi, ma non riuscivo a
sollevare la mano per toglierlo.
«Mamm...ma, pa… pà.»
«Ava» la voce di mio padre era fievole nel tentativo di parlare.
«Stai...at... a enta e non…» aggiunse, ma le voci provenienti
dall’esterno, troppo vicine all’auto, ora erano più concitate e
facevo fatica ad ascoltare quello che voleva dirmi.
Il rumore dello sportello che veniva tolto coprì parte di quello
che stava dicendo. Nel momento in cui qualcuno provò a
prendermi da dentro l’auto, avvertii un dolore acuto e mentre ero
sopraffa a da fi e atroci che mi stavano facendo scivolare
nell’incoscienza, mi sembrò di sentire ancora la sua voce: «Non
f
idarti di nessuno, è stato un’incidente provocato per farmi
tacere.
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