King of diamonds – Renee Rose

SINTESI DEL LIBRO:
Abbasso l’orlo dell’uniforme da donna delle pulizie; si tratta di un pezzo
unico, si allaccia e si slaccia tirando una zip. Il numero rosa della Pepto
Bismol aderisce alla coscia come un guanto, mi avvolge le curve e mette in
bella mostra il davanzale. A quanto pare, i proprietari del Bellissimo Hotel
and Casinò vogliono che le donne delle pulizie siano attraenti quanto le
cameriere del bar.
Tanto valeva completare l’outfit: ho optato per un paio di zeppe con
cinturino, abbastanza comode da poter essere usate per lavorare, ma
abbastanza sexy da mostrare le gambe. Ho anche raccolto i lunghi capelli
biondi in due codini morbidi.
Quando sei in ballo, devi ballare. O no?
Le amiche femministe della scuola media avrebbero da ridire.
Spingo il carrello, non così piccolo come si potrebbe immaginare,
lungo il corridoio dell’hotel. Trascorro la mattina ripulendo i macelli degli
altri. E, lasciatemelo dire, a Las Vegas nessuno si prende la briga di
sistemare. Siringhe, sperma, preservativi, sangue. E questo è un hotel di
lusso. Lavoro qui da due settimane e ne ho già viste di tutti i colori.
Sono veloce. Alcune inservienti vi diranno di prendervi il vostro tempo,
di far con calma così da non tralasciare nessun angolo, ma spero ancora di
impressionare qualcuno, per poter ricevere una promozione. E non
vestirmi più come la protagonista di una fantasia erotica su una cameriera
francese.
Agghindarmi in questo modo è stata un’idea di quella che mia cugina
Corey ha ribattezzato La voce degli errori. Alcuni hanno un sesto senso o
la voce della ragione, soprattutto quando si parla della metà della
popolazione maschile. Non io!
Altrimenti, come farei a essere al verde e con il cuore spezzato da quel
ragazzo festaiolo che ho lasciato a Reno? Sono una donna brillante, ho un
dottorato. Ero un membro importante del corpo docenti, mi attendeva un
futuro brillante.
Tuttavia, quando ho avuto la certezza che Tanner mi tradiva, ho messo
tutti i miei bagagli nella nostra Subaru e sono partita per Las Vegas per
stare un po’ con Corey, che mi aveva promesso di trovarmi un lavoro
come croupier, con lei.
Al momento non ci sono posizioni libere, se non come inserviente. In
fondo alla piramide alimentare, senza soldi, senza un fidanzato e senza
macchina, perché la mia è stata coinvolta in un tamponamento a catena,
appena ho messo piede in città.
Non che abbia in mente di rimanere qui a lungo, sto solo sondando il
terreno. Se mi piace, cercherò un lavoro come insegnante. Ho anche
pensato di provare a fare la supplente, quando avrò una macchina.
Tuttavia, se troverò un posto al casinò, non ci penserò due volte.
Guadagnerei il triplo che nella scuola pubblica, ma questo è un discorso a
parte.
Ritorno nell’area di rifornimento, grande il doppio dell’ufficio del mio
capo, prendo altri asciugamani e saponette, disponendole in file precise.
«Oh, per l’amor di Dio.» Marissa, il mio supervisore, infila il cellulare
in tasca. È una quarantaduenne molto attraente, piena nei punti giusti, fa
sembrare sexy perfino l’uniforme. «Quattro ragazze sono a casa con
l’influenza. Dovrò pulire le suite dei boss di persona», brontola.
Raddrizzo le orecchie. Lo so, non dovrei ascoltare La voce degli errori.
Sono morbosamente affascinata da qualsiasi cosa abbia a che fare con la
mafia. Per esempio, ho guardato tutti gli episodi de I Soprano e conosco Il
Padrino a memoria.
«Intendi le suite dei Tacone? Posso andare io». È stupido, ma voglio
dare una sbirciatina.
Che aspetto hanno i veri mafiosi? Assomigliano ad Al Pacino? A James
Gandolfini? Sono ragazzi normali? Forse li ho già visti, mentre andavo in
giro con il carrello delle pulizie.
«Magari, ma non si può. Questioni di sicurezza. E credimi, te ne
pentiresti subito. Sono molto paranoici e schizzinosi. Controlli ciò che hai
fatto, ti sembra di averlo fatto male, ma in realtà non è così e ti ritrovi a
dover far tutto da capo. Non vorrebbero assolutamente vedere un volto
sconosciuto. Probabilmente perderei anche il lavoro».
Dovrei essere scoraggiata, ma questa notizia aggiunge del mistero
all’alone che circonda questi uomini. «Beh, se vuoi puoi contare su di me.
Ho già finito la mia parte. Oppure potrei venire con te e aiutarti. Così,
puliremmo tutto più velocemente».
Ci pensa su. È allettata, ma anche preoccupata.
Assumo l’espressione da “spero di aiutarti”.
«Beh, forse andrà tutto bene. Dopotutto, sarai sotto la mia
supervisione».
Sì! Muoio dalla curiosità di vedere i boss mafiosi da vicino. È da
stupidi, lo so, ma non posso farne a meno. Vorrei mandare un messaggio a
Corey e raccontarle tutto, ma non c’è tempo. Sa tutto della mia cotta, l’ho
spremuta come un limone per avere più informazioni possibili.
Marissa mette qualcos’altro nel mio carrello e, insieme, ci dirigiamo
verso degli ascensori speciali, gli unici che riescono a salire fino all’attico e
che funzionano solo con un badge.
«Allora, sono uomini molto suscettibili. La maggior parte delle volte
non sono in casa e tutto ciò che devi fare è stare alla larga dalle scrivanie
degli uffici», spiega Marissa, non appena siamo da sole nell’ascensore e
stiamo salendo i piani che ci portano all’attico. «Non aprire nessun
cassetto, non far nulla che possa farti sembrare una ficcanaso. Sto
parlando sul serio: questi tizi mettono paura».
Le porte si aprono e spingo il carrello, seguendola. Svoltiamo e ci
fermiamo alla prima suite. Sentiamo delle urla maschili provenire dalla
stanza.
Marissa sussulta. «Bussa sempre», bisbiglia. Solleva la mano e bussa
con le nocche.
Sicuramente non l’hanno sentita, continuano a parlare ad alta voce.
Bussa di nuovo e le urla si acquietano.
«Chi è?», chiede una voce, profonda e maschile.
«La cameriera».
Silenzio. Aspettiamo. Dopo un minuto, la porta si apre e compare un
uomo di mezza età dai capelli striati di grigio. «Ce ne stavamo andando».
Indossa la giacca di un completo che deve essere costato almeno mille
dollari. Se non fosse per l’accenno di pancia, direi che è in ottima forma.
Dietro di lui ci sono altri tre uomini, con abiti altrettanto eleganti, ma
senza giacca.
Escono, senza degnarci di uno sguardo, e in corridoio continuano la
conversazione interrotta. «Quindi gli ho detto…». Chiudiamo la porta.
«Wow», esclama Marissa. «
Ѐ
molto più facile quando non ci sono».
Guarda gli angoli della stanza. «Ci sono telecamere ovunque, quindi non
si è mai completamente da soli», afferma, indicando una minuscola lucina
rossa nell’angolo tra la parete e il soffitto. L’avevo già notata: al casinò
sono ovunque. «Ma è meno stressante, se non stiamo tra i piedi».
Indica il corridoio con il capo. «Occupati delle camere e del bagno; io
pulirò la cucina, l’ufficio e l’area giorno».
«Perfetto». Prendo i prodotti necessari dal carrello e vado dove mi ha
indicato.
La camera è ben arredata, ma impersonale. Rifaccio il letto, sistemando
coperte e lenzuola. Probabilmente avranno 3000 fili, più o meno. Va bene,
forse esagero, ma sono semplicemente fantastiche.
Solo per gioco, ne strofino uno sulla guancia.
È così liscio e soffice. Non riesco a immaginare come sarebbe dormire
in un letto del genere. Mi chiedo di chi sia. Rifaccio il letto come lo fanno
in ospedale, come mi ha insegnato Marissa, spolvero, passo
l’aspirapolvere, passo all’altra camera e poi al bagno. Quando ho finito, lei
sta passando l’aspirapolvere in soggiorno.
Lo spegne e sistema il filo. «Fatto tutto? Anche io. Passiamo alla
prossima suite».
Spingo il carrello e lei bussa a un’altra porta. Non risponde nessuno.
Apre con la chiave. «In due è molto più veloce», afferma con voce
colma di gratitudine.
Le sorrido. «Credo anche più divertente».
Ricambia il sorriso. «Hai ragione. Non credo potremmo farlo sempre,
ma ogni tanto ci sta».
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