Il tuo tempo è infinito – E se la tua giornata fosse più lunga di quello che pensi? – Fabien Olicard

SINTESI DEL LIBRO:
Dare un nome ai tipi tempo di cui disponete vi aiuterà a capire
meglio come sono distribuiti i 1440 minuti di una vostra giornata
media,
permettendovi
di
prendere
decisioni
in
totale
consapevolezza. È il primo passo verso la libertà. Classificare il
modo di usare il tempo è come andare a leggere la lista degli
ingredienti su una confezione di biscotti. Il fatto di conoscerla non
cambia come sono fatti, ma almeno è possibile scegliere se
mangiarli o meno con cognizione di causa.
Classificare ogni momento della giornata
consente di osservare in modo oggettivo com’è
composto il proprio tempo.
IL TEMPO DEL LAVORO
Ogni secondo che dedicate a guadagnare una somma di denaro (in
forma immediata o meno) è un secondo di tempo del lavoro. Non
importa se avete uno stipendio fisso o un progetto professionale
autonomo, più o meno coronato dal successo.
Se l’obiettivo finale è un compenso economico certo o sperato, allora
il tempo rientra nella categoria del lavoro.
Un’attività il cui obiettivo è la retribuzione va
classificata come tempo del lavoro.
IL TEMPO PERSONALE
Il
tempo personale si presenta sempre sotto forma di attività
relativamente produttive e utili, ma non obbligatorie. Può essere una
vacanza di piacere o qualsiasi altra cosa di vostro gusto, come
giocare ai videogiochi, guardare un film o stare al telefono con gli
amici. Se l’attività in questione non è percepita come un obbligo,
allora potete classificarla in questa categoria. Per qualcuno fare
acquisti potrebbe essere un momento di svago, mentre per altri una
costrizione. Tutto dipende dal vostro rapporto con lo shopping…
Un’attività piacevole che non ha altri benefici va
classificata come tempo personale.
IL TEMPO PER SE STESSI
Questo è il tipo di tempo che tendiamo a sacrificare di più, eppure è
quello che nutre l’essenza stessa del nostro spirito. Rientra in questa
categoria tutto ciò che fa bene alla mente, al corpo e all’anima. Per
esempio apprendere e acquisire nuove competenze senza un
obiettivo specifico, come leggere un libro, suonare uno strumento,
imparare una lingua, ma anche praticare yoga o uno sport tipo il
cardiofitness, andare in palestra ecc. O ancora attività legate
all’introspezione
e
alla
spiritualità,
come la meditazione,
l’organizzazione del tempo, le tecniche di rilassamento, i corsi di
coaching ecc.
Un’attività che migliora lo stato fisico, mentale o
spirituale va classificata come tempo per se
stessi.
IL TEMPO OBBLIGATORIO
Questo tempo comprende gli spostamenti per andare al lavoro, le
faccende domestiche, l’amministrazione ecc. In poche parole, tutte
le attività che siamo costretti a fare e che risultano in qualche modo
sgradevoli. Se un certo momento della vostra giornata non rientra
nelle categorie precedenti e ha su di voi delle ripercussioni negative,
molto probabilmente si tratta di tempo obbligatorio.
E potete inserire qui anche dormire, mangiare e curare l’igiene
personale. Avrei potuto mettere queste attività imprescindibili in una
categoria a parte, ma, anche se l’esperienza mi insegna che
possono essere affrontate in maniera positiva riducendone gli aspetti
sgradevoli, rientrano per loro natura all’interno del tempo
obbligatorio.
Un’attività necessaria che vi trasmette una
sensazione negativa va classificata come
tempo obbligatorio.
Fanno parte di questa categoria anche le
attività vitali.
IL TEMPO PERSO O IL NON-TEMPO
Questo tempo esiste e si sta sviluppando sempre di più grazie alla
tecnologia, di cui peraltro sono un grande appassionato. È il tempo
che non rientra in nessuna delle precedenti categorie.
La pausa sigaretta? È non-tempo.
Andare venti volte al giorno sui social per guardare sempre gli
stessi contenuti, che non sono neanche aggiornati? Non-tempo.
Passare trenta minuti al cellulare a cercare un’informazione
specifica e facile da trovare? Sempre non-tempo.
In breve, il non-tempo comprende tutte le azioni che fate senza
esserne pienamente consapevoli. Azioni la cui durata supera spesso
quella che avevate pianificato e che non vi procurano alcun
particolare piacere o dispiacere.
Un’attività che riempie il vostro tempo senza
restituirvi niente, che non è obbligatoria, né
gradevole, né spiacevole, rientra nel tempo
perso, o non-tempo.
IL VOSTRO TEMPO
Ora che abbiamo definito le diverse categorie temporali in cui
trascorrete le vostre giornate, vi propongo di dedicare un istante a
scrivere su un foglio cosa avete fatto la settimana scorsa. Elencate
tutte le attività, quantificatele e, se sono ricorrenti, raggruppatele. A
questo punto dividete ogni gruppo per sette, in modo da ottenere la
singola voce di spesa temporale di una vostra giornata tipo.
Dopodiché inserite ciascuna voce all’interno di una delle cinque
categorie di tempo.
Probabilmente non sarà facile calcolare i momenti con precisione,
ma potete farne una stima giorno per giorno. L’importante è che
siate onesti e pragmatici, se volete ottenere un risultato che si
avvicini alla realtà.
ESEMPIO DI SUDDIVISIONE DI UNA GIORNATA
Tempo del lavoro – 5 ore 30 minuti
Lavoro in ufficio – 5 ore
Rispondere alle mail da casa – 30 minuti
Tempo personale – 1 ora e 30 minuti
Telefonare ai miei – 30 minuti
Giocare alla console – 1 ora
Tempo per se stessi – 2 ore
Leggere sui mezzi pubblici – 1 ora
Fare sport – 1 ora
Tempo obbligatorio – 11 ore
Dormire – 7 ore
Mangiare – 2 ore
Igiene personale – 1 ora
Lavare i piatti – 10 minuti
Fare le pulizie – 25 minuti
Fare la spesa – 25 minuti
Non-tempo – 4 ore
Stare sui social network – 2 ore
Guardare un programma in tv che non mi interessa – 1 ora
e 30 minuti
Ascoltare le chiacchiere di un vicino con cui non ho voglia
di parlare – 30 minuti
Per la prima volta in vita vostra avete finalmente una visione chiara,
obiettiva e indiscutibile di come utilizzate il vostro tempo. È una gran
bella notizia, perché ciò vi consente di fare delle scelte, trovare gli
aspetti che non funzionano e cambiarli come vi pare! Si tratta di un
primo passo importante verso la libertà e l’indipendenza. Tra l’altro,
secondo voi, in che categoria temporale rientra questo esercizio?
Risposta: questo esercizio è un’introspezione che avete deciso di
fare per migliorare la vostra vita, quindi il tempo che gli avete
dedicato è da classificarsi nella categoria del tempo per se stessi.
LA QUOTIDIANA LOTTA CONTRO IL TEMPO
Mi sono posto spesso questa domanda: come diavolo faccio a non
avere mai tempo? Quando sono sommerso dal lavoro, mi immagino
a cosa vorrei dedicarmi se avessi del tempo a disposizione, eppure
devo ammettere che quando ho dei momenti liberi non so bene
come sfruttarli. O almeno, mi convinco che in quel momento
specifico non posso fare niente, assorbito come sono dal nulla,
dall’aggiornare freneticamente i social, al punto che non riesco
nemmeno a godere di quel non-tempo.
IN PERPETUO MOVIMENTO
All’inizio del libro stavo per scrivere: “Quando ero un vero
perdigiorno…”, ma poi ho cambiato idea. Un perdigiorno resta tale
per sempre, io invece ho solo imparato ad astenermi. Il paragone
con le dipendenze è voluto. Per quindici anni ho fumato una quantità
incredibile di sigarette, circa due pacchetti al giorno. Quando ho
deciso di smettere, ho capito subito che non sarei mai diventato un
“non fumatore”, perché la voglia ti può tornare all’improvviso, senza
un motivo particolare. Mi considero quindi un fumatore astinente,
che vuole resistere a questo vizio inutile e distruttivo.
Credo che lo stesso valga per il mio lato procrastinatore. Le strategie
e la filosofia del tempo che ho adottato da alcuni anni mi servono a
tenere sotto controllo questa mia tendenza che, come nel caso delle
sigarette, non mi porta alcun beneficio.
Oggi sono capace di prendermi delle pause, di concedermi del
tempo per me stesso. Prima non lo facevo mai, continuavo ad
andare avanti perché altrimenti mi assalivano i sensi di colpa.
Andavo avanti, sì, ma al rallentatore e senza smettere di rinviare le
cose. Avevo la costante sensazione di essere sommerso da mille
impegni, di essere sempre in ritardo e di non potermi mai prendere
dei momenti di svago o di riposo. È un meccanismo perverso che si
attiva indipendentemente dalla nostra volontà.
Perché facevo fatica a trovare del tempo? Perché avevo sempre
l’impressione di doverlo rincorrere. Perché non ero organizzato.
“Organizzazione” non è una parolaccia, ma purtroppo è un termine
che porta con sé lo stigma di una vita regolare, quadrata,
costantemente produttiva, scialba e ordinata. Non è così.
Organizzarsi non significa riempire la propria agenda settimanale
fino a impazzire. Organizzarsi significa innanzitutto avere una
visione complessiva del tempo a nostra disposizione e decidere
cosa vogliamo farne. Per me – ed è il tema di questo libro – è anche
un modo per generare del tempo infinito, ottimizzando tutto ciò che
può essere ottimizzato, ma senza soffrire.
Senza soffrire… Non è la prima volta che parlo di sofferenza: perché
si tratta di un aspetto fondamentale del libro. Il mio obiettivo è quello
di trasformare dei gesti nuovi o puntuali in abitudini. Ma per essere
certo di riuscire a conservare queste abitudini nel tempo, è
importante che per me non siano fonte di sofferenza.
Per avere tempo è necessaria
un’organizzazione sana e non opprimente,
perché altrimenti si rischia di abbandonarla
rapidamente.
LE ABITUDINI NON FANNO SOFFRIRE
Uno studio scientifico condotto nel 2009 dalla psicologa Phillippa
Lally ha dimostrato che ci vogliono in media sessantasei giorni per
adottare una nuova abitudine. Cioè per iniziare a fare qualcosa in
modo naturale, anche quotidianamente, senza viverlo come una
costrizione. Ovviamente all’inizio può disorientarvi, perché state
introducendo una novità nella vostra vita, state generando un
cambiamento.
Il miglior esempio di tutti è quello di lavarsi i denti la mattina. Fino a
centocinquant’anni fa nessuno si lavava i denti tutti i giorni, perché lo
spazzolino così come lo conosciamo oggi non esisteva – o per lo
meno era un bene di lusso – e sin dal Medioevo i medici lo
criticavano. Oggi è diventata un’abitudine. Lo fate senza avere
bisogno di segnarvelo in agenda e non credo che ogni mattina vi
ritroviate a pensare: “Oh, no! Mi tocca di nuovo lavarmi i denti! Che
scocciatura!”. Ovviamente no. Si tratta di un’azione quotidiana,
naturale, che non provoca alcun tipo di sofferenza.
I
cambiamenti che apportate alle vostre vite e al vostro modo di
gestire il tempo diventano rapidamente qualcosa di naturale, che
arrivate a fare senza neppure pensarci. Se in questo momento
vivete male la vostra routine e l’effetto che ha su di voi (se così non
fosse non vi sareste interessati a questo libro), in futuro trarrete
beneficio dalle nuove abitudini che saranno ormai diventate un
automatismo.
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