Goya – Tzvetan Todorov

SINTESI DEL LIBRO:
Goya non è soltanto uno dei pittori più importanti del suo
tempo, ma anche uno dei pensatori più profondi,
paragonabile in questo al contemporaneo Goethe, per
esempio, o cinquant’anni più tardi a Dostoevskij. L’avevano
capito i suoi primi biografi, a metà del XIX secolo, anche se
l’interpretazione che fornivano del suo pensiero si fermava
a un livello superficiale. «Insieme ai suoi colori macinava
idee», scrive Matheron nel 1858; Yriarte, nel 1867,
concorda pienamente: «Dietro il pittore si cela il grande
pensatore che ha gettato un seme fecondo. […] Il disegno si
fa idioma e serve a formulare il pensiero». Quanto alle sue
incisioni, dice Yriarte, hanno «tutta la portata della filosofia
più alta».1 Nel secolo successivo, comunque, la gloria di
Goya pittore si sarebbe consolidata, pur prevalendo
l’abitudine di guardare con una certa condiscendenza al
contributo filosofico di questo autodidatta, del quale Ortega
y Gasset descriveva la «mentalità non così diversa da
quella di un artigiano,» e diceva che le sue epistole erano
quelle «di un ebanista».2
Goya ha lasciato un disegno con questa didascalia:
Povera e nuda vai, Filosofia (GW 1398, Figura 1), tratta da
una poesia di Petrarca. In esso si vede una giovane donna,
indubbiamente una contadina, di condizione modesta, come
indicano i suoi abiti. Non è nuda, in realtà, semplicemente
è scalza! Nella mano destra tiene un libro aperto, nella
sinistra un altro, chiuso. Il suo viso è giovanile, un po’
ingenuo, e leva gli occhi al cielo in un atteggiamento
interrogativo. Ne dovremmo dedurre che la filosofia
potrebbe incarnarsi in persone semplici, che camminano a
piedi nudi, del tutto ignare dei corsi universitari?
Con alcune rotture decisive rispetto alla tradizione, Goya
annuncia l’avvento dell’arte moderna. Certamente si tratta
di un giudizio retrospettivo, perfino anacronistico. Goya
non ha esercitato un’influenza immediata sull’evoluzione
della pittura in Spagna, tanto meno sui pittori degli altri
paesi europei: soltanto con la metà del XX secolo, parecchi
decenni dopo la sua morte, la sua fama comincerà a
estendersi al di fuori della sua terra d’origine. Non è stato
il capofila di un movimento internazionale d’avanguardia
capace di destare scalpore, come sarebbe stato Marinetti
per il futurismo o Breton per il surrealismo. Solamente
quando noi, cittadini del XXI secolo, osserviamo
l’evoluzione delle arti figurative in Europa nel corso degli
ultimi due secoli, siamo portati a constatare che in questo
periodo storico è avvenuto un grosso cambiamento e Goya
è l’artista che meglio di chiunque altro, pur non essendo
l’unico, ha saputo cogliere le nuove vie che si aprivano alla
sua arte e su di esse ha mosso i primi passi.
Va detto che cambiamenti così profondi non sono, e non
possono essere, puramente formali. Indubbiamente non
nascono dalla sola immaginazione di pochi individui, per
quanto dotati di straordinaria sensibilità artistica. Essi
vanno di pari passo, pur non essendone una diretta
conseguenza, con i mutamenti che nello stesso periodo
hanno caratterizzato la vita della società nel suo complesso.
La rivoluzione pittorica che si manifesta nell’opera di Goya
appartiene
a
un
movimento che vede l’ascesa
dell’illuminismo, la progressiva secolarizzazione dei paesi
europei, la rivoluzione francese e la crescente popolarità
dei valori democratici e liberali. Non è una legame fortuito:
la pittura non è mai stata semplice gioco, pura distrazione,
elemento decorativo arbitrario. L’immagine è pensiero non
diversamente da quello espresso attraverso le parole e
rappresenta sempre una riflessione sul mondo e sugli
uomini. Che ne sia consapevole o meno, un grande artista è
un pensatore di alto livello.
Ma di quale pensiero si tratta? Qui occorre distinguere
tra diverse posizioni all’interno di un vasto spazio comune.
A una delle estremità troviamo le riflessioni formulate in
termini astratti da un teorico che prende in esame un
aspetto dell’esistenza umana: le passioni o le azioni,
l’individuo o la società, la morale o la politica. Senza alcun
dubbio Goya non ha mai praticato alcuno di questi discorsi.
All’estremità opposta abbiamo a che fare con ciò che
l’immagine rivela, ma che l’espressione verbale non può
afferrare, quelle sensazioni che non richiedono parole e
agitano le nostre pulsioni primarie: non morire, assorbire e
metabolizzare il cibo, respirare, temere per la propria vita
tutto ciò che Bonnefoy in un saggio su Goya definisce il
«pensiero figurale». Forse esistono poeti capaci di
esprimere
un
equivalente
linguistico
di
questa
comprensione elementare del mondo, che talvolta si ritrova
nella pittura; tuttavia, personalmente non mi sento
all’altezza di competere con Goya su questo piano. Per
conoscere tale versante del suo pensiero, invece di leggere
i commenti del critico, è meglio osservare le immagini del
pittore – o, in mancanza, le loro riproduzioni.
Tuttavia, questi due estremi, il discorso teorico e la
sensazione preverbale della vita, racchiudono un vasto
territorio che continua a mantenere una propria autonomia.
Si tratta di un luogo intermedio, che accoglie in sé i
discorsi, le immagini, ma anche l’ambiente storico e sociale
nel quale sono stati scritti i testi, dipinti i quadri, disegnate
le figure. La sua esistenza ci consente di affermare, per
limitarci a un solo esempio, che la pittura europea del XV
secolo porta con sé una ventata di novità, riconducibile alla
scoperta e alla valorizzazione della persona umana, in
quegli anni ignorate dalla letteratura e dalla filosofia – che,
a loro volta, le scopriranno e le celebreranno uno o due
secoli più tardi. È dunque possibile inserirsi in questo
pensiero usando sia la parola sia l’immagine, ma anche – o
forse avremmo dovuto dire: innanzitutto – la successione di
atti voluti o subiti, che formano quella che chiamiamo
biografia. È questo spazio di mediazione tra differenti
percezioni e interpretazioni del mondo, e dunque di
pensiero non teorizzato, a costituire il quadro del nostro
studio. La vita e l’opera di Goya, peraltro, entrano a farne
parte senza opporre alcuna resistenza.
Adottando questa prospettiva, apparirà evidente fin
dall’inizio che Goya non soltanto ha profondamente subito
l’influsso
dell’illuminismo,
ma è stato capace di
trascenderlo, diventando così una delle figure intellettuali
più importanti dell’epoca. Ora, il pensiero dell’illuminismo
non presenta un interesse solamente accademico, ma
costituisce il fondamento su cui poggiano molte società
moderne, in particolare la nostra. Conoscerlo meglio,
pertanto, può avere conseguenze immediate sugli
interrogativi che ci poniamo su di noi, sui nostri valori, sul
mondo in cui vorremmo vivere. Perciò, il mio interesse per
Goya non deriva dalla sola storia dell’arte o della cultura,
ma è caratterizzato da un’esigenza di comprendere meglio
il tempo in cui vivo e i miei contemporanei. Le sue opere
contengono una lezione di saggezza che si rivolge a noi
oggi.
SCARICA IL LIBRO NEI VARI FORMATI :
Commento all'articolo